martedì 27 novembre 2018

PUTIN IN DIFFICOLTA'
RILANCIA LA POSTA

Come mai Putin ha deciso di attaccare apertamente tre piccole unità ucraine in rotta da Odessa a Mariupol, sul mar d'Azov?
Era evidente che un simile atto avrebbe provocato delle reazioni internazionali, oltre che quelle dell'Ucraina, che non è certo nelle condizioni del 2014.
Il fatto è che l'uomo del Cremlino è in difficoltà, in primo luogo per quanto riguarda l'economia. Il prezzo dei prodotti petroliferi, che era in lenta ripresa, nel giro di un mese ha perso circa 1/3 del valore e la cosa ha avuto subito una pesante ripercussione sul Rublo, a valori molto bassi.
Non aiuta il disastro dell'agricoltura (di qualità, ortaggi) nella Crimea occupata, privata degli approvvigionamenti che arrivavano dal Dnipro e il crollo del turismo, un tempo costituito da ucraini in larga misura.
Ci sono poi le sanzioni che non sono un fattore determinante ma che iniziano a disturbare l'economia anche perché, nonostante gli annunci, la Russia ha una industria manifatturiera molto piccola e deve importare di tutto, esportando, oltre alle risorse geologiche, solo armi, economiche ma decisamente datate.
A Mosca si vede il progressivo potenziamento dell'apparato militare di Kiev e il lavoro d'addestramento fatto dai militari della NATO. L'Ucraina aveva già un parco mezzi (carri, artiglierie, lanciarazzi) molto vasto ma in gran parte non era più operativo. Ora è stato in gran parte riattivato e potrebbe creare grossi problemi alle forze russe. Dietro all'Ucraina vi sono diversi paesi preoccupati della politica aggressiva del dittatore russo (noto per i sistemi spicci con cui elimina gli oppositori interni), ad iniziare dalla Polonia e dai paesi baltici, dove ora vi sono in permanenza forze della NATO, rimaste assenti in precedenza fuori proprio per non urtare la Russia ma ora schierati in difesa degli alleati.
Ultimamente si sono nuovamente raffreddati i rapporti con Ankara, specialmente dopo che Erdogan ha annunciato che "... la Turchia mai riconoscerà l'annessione russa della Crimea!" E pure l'intervento in Siria, che si pensava al termine, in realtà sembra proprio non doversi esaurire, con costi non indifferenti, proprio quando i denari scarseggiano e bisogna mantenere le zone del Donbas occupate (dove il presidente dell'autoproclamata Repubblica di Donietsk è saltato in aria probabilmente perché faceva la cresta sui fondi che giungevano da Mosca).E ci si sono messi pure i siriani (ma sembra che ci dovesse essere un controllo russo) ad abbattere un grande velivolo da ricognizione elettronica di Mosca, scambiato per un veloce reattore israeliani, facendo altri 15 morti.
Questo insieme di elementi a reso sempre più nervoso Putin. L'incidente al bacino di carenaggio galleggiante PD-50, mentre vi si trovava l'unica portaerei (vecchia di 38 anni), che ha privato la Flotta del Nord dell'unico bacino per le sue unità maggiori, ha lanciato un'ombra di ridicolo su certe aspirazioni e nonostante le parole tranquillizzanti, molte aspirazioni navali sono affondate con il bacino. In settembre due piccole unità ucraine erano transitate per Kerch e a Mosca, anche per far vedere che la Marina russa è in grado di fare qualcosa, si è deciso d'impedire con la forza il transito delle unità ucraine verso il Mar d'Azov.
Ha catturato tre piccole unità e 24 membri d'equipaggio ma ha dato il via a tutta una serie di reazioni che potrebbero peggiorare la sua situazione. E non vi è niente di più pericoloso di uno che si ritiene un abile giocatore d'azzardo e che continua a fare rilanci avventati credendo che gli altri non conoscano le sue debolezze. Perfino uno come Trump, che non è certo un fine diplomatico, sembra saper sfruttare le mosse avventate del Cremlino, dovendo aver pochi riguardi in quant alle prese con una cosa che si chiama "Russian gate", a nostro avviso niente di concreto ma motivo per tenare a debita distanza e affrontare anche Putin, colpevole di avere buoni rapporti anche con l'Iran, nemico di molte monarchie arabe e di Israele, sempre attentissimo a quello che accade in Medio Oriente e pronti a far valere le proprie ragioni con metodi molto diretti.
I prossimi mesi potrebbero essere decisivi perché se l'economia russa non riparte, l'immagine di Putin verrebbe compromessa e cercherebbe altre rivincite militari, rischiando molto.

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