venerdì 31 agosto 2018

BREAKING NEWS 

L'UCCISIONE DEL CAPO DEI 
SEPARATISTI 
DEL DONBAS 


Alexander Zaharchenko, il presidente dell'autoproclamata Repubblica Popolare di Donietsk, creata dai separatisti filo-russi nel Donbas nel 2014, è saltato in aria in un bar (il Separ) nel centro di Donietsk ieri, mentre era in compagnia di un altro capo delle milizie locali, il ministro delle finanze Aleksandr Timofeyevche, che è rimasto ferito. Chi ha agito voleva far fuori anche lui, altra figura chiave a Donietsk. In città sono apparsi mezzi blindati e molti posti di blocco anche nella regione e dopo le 19.00 sono stati chiusi gli accessi alla città. 
Le fonti dei separatisti locali hanno parlato di "sabotatori ucraini" ma come nel caso di altri capi locali filo-russi, con molta probabilità si è trattato dell'ennesimo regolamento di conti fra miliziani se non la decisione di Mosca di cambiare (in modo cruento) il capo locale. Prima di lui, spesso proprio con attentati esplosivi, sono stati uccisi molti capi separatisti, fra cui "Motorola" e altri, tutte figure decisamente opache e coinvolte in vari  traffici.
La cosa impressionante è che tutti questi capi separatisti hanno un profilo personale mediocre, poco istruito e per niente consono a certi livelli. Lo scorso anno, per la parata dell' 8 maggio, Zaharchenko (un ex elettricista nelle miniere (!), nato il 26 giugno 1976) si era presentato sul palco palesemente alterato dall'alcool, dovendosi appoggiare ad un bastone.
Sentendo i discorsi pubblici che teneva, si rimaneva decisamente sorpresi per la pochezza del linguaggi e i temi utilizzati. Secondo lui la Repubblica Popolare di Donietsk era "più ricca degli Emirati Arabi Uniti", affermazione che fa sorridere tutti, eccetto i suoi abitanti, alle prese con una crisi gravissima.
Mosca, per bocca del portavoce del ministro degli esteri, ha subito accusato Kiev dell'accaduto ma questi eventi vanno avanti da anni senza che mai si arrivi alla soluzione delle indagini né tanto meno elementi che possono tirare in causa i servizi segreti ucraini.
Le informazione in nostro possesso indicano che praticamente tutti i capi separatisti sono pesantemente coinvolti in una serie di attività illegali che vanno dalla spartizione dei denari che provengono da Mosca (assolutamente indispensabili per tutte le attività quotidiane) al contrabbando, alla vendita di aiuti umanitari.
Fonti bene informate che conoscono la realtà dei separatisti, indicano in due i possibili autori dell'omicidio:
- i servizi segreti di Mosca, che controllano tutto nelle aree sotto controllo dei separatisti e che così si sbarazzano di personaggi difficili da gestire che sanno troppe cose.
- qualche "concorrente" che vuol prendere il controllo di traffici molto lucrosi.
Almeno per ora al posto dell'ucciso è stato nominato Dmitry Trapeznikov, classe 1981, un ex maneger della squadra della squadra dello Shaktar Donietsk, nato in Russia, a Krasnodar, nel Kuban, una regione del Caucaso.
Da notare il basso profilo avuto dall'attentato in Italia. L'ucciso non era certo un possibile Lenin (la cui statua troneggia sempre nella piazza principale di Dinietsk, ma il conflitto in Ucraina riguarda pur sempre un pezzo di Europa, dove vi è in corso un conflitto dal 2014.


NUOVI ATTACCHI AL-SHABAB IN SOMALIA
 
 
Gli integralisti somali di al-Shababa stanno intensificando gli attacchi. Ieri dei suoi miliziani hanno fatto un raid su Afghoi, circa 30 km a sud di Mogadiscio, uccidendo alcuni poliziotti e civili, in parte a freddo dopo averli sequestrati. Le forze locali hanno resistito e l'arrivo di rinforzi ha posto fine all'attacco.
Comunque è preoccupante che gruppi di miliziani integralisti operino non lontano dalla capitale.

DAESH SEMPRE ATTIVO IN IRAQ
 
 
 
Terminate le grandi operazioni militari, come la riconquista di Mosul, non bisogna pensare che Daesh sia scomparso dal panorama dell'Iraq. Vi sono due sacche ancora sotto il suo controllo, una piccola a nord di Tikrit, a oriente del fiume Tigri. L'altra. più grande, è in una zona desertica nei pressi del confine con la Siria.
Inoltre sono rimaste molte cellule clandestine che lanciano attacchi in diverse parti del paese e che non sarà semplice neutralizzare. Comunque la vita sta riprendendo nel paese, con una crescita delle esportazioni petrolifere, fonte di capitali con cui attivare la ricostruzione anche se ancora vi sono tanti problemi e non poca corruzione.

WASHINGTON TAGLI I FONDI AI PALESTINESI



Altra decisione netta dell'amministrazione Trump. Ha deciso di tagliare i fondi in favore dei palestinesi, forse perché Trump non capisce come mai i palestinesi continuino ad appoggiare gruppi estremisti, che hanno causato già tanti danni.
Ovviamente anche Israele faceva pressioni in tal senso, praticamente da sempre, ma bisognerebbe che i palestinesi, in particolare, l'OLP, uscisse fuori da certe ambiguità.
HETZBOLLAH APPOGGIA L'OFFENSIVA
CONTRO DAESH NELLA SIRIA MERIDIONALE


Oggi è stata annunciata la morte di Tarek Haidar, un comandante degli Heitzbollah piuttosto famoso, nei combattimenti intorno all'ultima sacca di Daesh nella Siria meridionale. Questo conferma che il movimento sciita libanese sta partecipando anche a queste operazioni.
Intanto nel nord della Siria i ribelli hanno fatto saltare due ponti temendo una prossima offensiva dei governativi.
Assad ha inviato un caloroso messaggio di auguri al dittatore nord coreano Kim, nel 70° della fondazione della Repubblica Democratica di Corea. La cosa avrà "fatto piacere" a vari paesi sotto minaccia del noto personaggio. Assad si deve sdebitare per le armi fornite dal Kim al suo esercito, violando l'embargo internazionale.

GRANDI MANOVRE RUSSE NEL
 MEDITERRANEO ORIENTALE


Da oggi, con la presenza del ministro della Difesa russo, si terranno delle grandi manovre aeronavali russe nel Mediterraneo orientale. Praticamente cinque zone tutte intorno a Cipro, anche con componenti a fuoco. La Russia vuol mostrare la sua forza ma stupisce l'attività anche fra Cipro e la Turchia, una zona "cara" ad Ankara. Comunque l'area è presidiata dalle marine della NATO e anche gli Israeliani sono molto attenti a quello che accade. 
Comunque il potenziale messo in mare non è paragonabile a quello che era in grado di dispiegare la 5a Eskadra sovietica.
L'IRAQ NON CONCEDE UN SORVOLO A RUSSI

 
Stranamente l'Iraq non ha concesso il sorvolo del proprio spazio aereo a un Tupolev Tu-154 (praticamente un aereo commerciale). La cosa è strana perché da anni centinaia di aerei russi sono giunti in Siria e tornati in Russia, passando sullo spazio aereo iracheno. Non di rado missili sparati da unità nel Caspio, hanno attraversato lo spazio aereo di Baghdad così come missili lanciati da bombardieri strategici.
Il Tupolev, che era giunto  dentro lo spazio aereo iraniano, è dovuto tornare sui suoi passi, atterrando in Russia. Vedremo di capire cosa sta accadendo.

giovedì 30 agosto 2018

SCONTRI A TRIPOLI
 
Per il quarto giorno consecutivo sono in corsi combattimenti fra milizie a Tripoli, in particolare nella zona meridionale della città. Dalle armi leggere si sta passando a quelle pesanti ed è stato visto schierato anche un semovente da 155/39 mm PALMARIA, a suo tempo forniti dall'Italia.
La situazione in città è veramente confusa e in campo vi sono anche gruppi di predoni che ovviamente curano i loro interessi. Questa è la situazione attuale a Tripoli e non vi è stabilità e sicurezza. Ricordiamo che le forze del generale Haftar sono vicine alla città mentre alcune componenti vorrebbero eliminare i gruppi integralisti che sono apparsi e che sono stati sconfitti in Cirenaica, pur rimanendo attivi nel grande paese.

YEMEN: ABBATTUTO UN DRONE E 
SEQUESTRATE ARMI IN MARE


Le milizie houthi hanno mostrato le immagini dei resti di un UAV cinese CH-4B, un velivolo decisamente ispirato dal PREDATOR statunitense e abbastanza diffuso in diversi paesi. Dato che non risulta in forza all'Arabia Saudita, potrebbe trattarsi di un apparecchio gestito da un altro paese, per esempio l'Egitto, che lo annovera nel suo arsenale.
Giunge anche la notizia che la Marina statunitense ha bloccato nel Golfo di Aden una piccola imbarcazione in legno con a bordo 1.000 Kalashnikov, con tutta probabilità diretti alle milizie houthi. L'unità tentava di confondersi fra i tanti battelli che operano in queste acque e in quelle del Mar Rosso. Questi traffici, che hanno origine anche nella Somalia settentrionale, sono monitorati e controllati da unità navali e velivoli che operano da Gibuti.
PROSSIMA UN'OFFENSIVA SU IDLIB ?
 Con l'afflusso di unità di Damasco verso la Siria settentrionale, si stanno diffondendo voci circa una possibile offensiva su Idlib, una delle città ancora sotto il controllo dell'opposizione ad Assad. Ovviamente l'idea è diffusa fra i governativi ma vi sono dei problemi, il primo dei quali è rappresentato dalla presenza delle forze turche, che hanno tutta una serie di postazioni sulla linea di contatto. Servirebbe anche l'appoggio aereo russo ma questo farebbe precipitare i rapporti fra Ankara e Mosca, elemento molto importante in questa fase storica. Né ci sembra che i turchi vogliano accettare la sconfitta delle forze ribelli che ha sempre appoggiato e per cui ha inviato i suoi reparti in Siria, presenza a cui si oppongono anche le Forze Democratiche Siriane, a guida kurda, appoggiate dagli Stati Uniti. Si è quindi creata, e non da oggi, una situazione veramente complessa. 
Ankara, Teheran, Mosca e Damasco si parlano ma ognuno porta interessi propri e, spesso, contrastanti. Infatti Ankara sta rafforzando la sua presenza nella regione, schierando mezzi pesanti.

LA ROTTA DEI PASDARAN


Pochi sanno che convogli iraniani attraversano in armi l'Iraq per raggiungere la Siria. Oggi, un attacco di Daesh nella Siria orientale, nell'area desertica del Bokamal. non lontano dal confine con l'Iraq, ce lo ha ricordato. Ci sono stati morti e feriti a dimostrazione che ancora gli integralisti sono in grado di lanciare attacchi, operando in vaste aree ancora non controllate dalle forze di Damasco. 
Il fatto che reparti di Guardiani della Rivoluzione transito in armi in Iraq, ha una forte valenza politica. Del resto questi reparti si sono battuti contro Daesh in Iraq, finendosi per battere al fianco dei reparti appoggiate dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali.
Ovviamente questo può generare dei problemi e viene visto malissimo da diverse componenti. In pratica i radicali iraniani operano fino al Libano. Fra l'altro vi sono stati scontri in Iraq fra le milizie sciite favorevoli (la maggior parte) e contrarie alla presenza iraniana nella regione. 
I sunniti iracheni, fra cui reclutava Daesh, temono la loro marginalizzazione mentre anche i kurdi temono l'egemonia iraniana. ma questa strategia si scontra anche con il ruolo di Israele nella regione, che hanno già inviato chiari segnali nei mesi precedenti.

mercoledì 29 agosto 2018

MERCA, SOMALIA:
ATTACCO DI AL SHABAB


Nelle scorse ore vi è stato un attacco degli integralisti somali di Al Shabab alla città costiera di Merca, circa 90 km a sud-ovest di Mogadiscio. I miliziani hanno utilizzato anche mitragliatrici e lanciarazzi RPG ma sono stati respinti con perdite in via di accertamento.
Rimane il fatto che questi miliziani riescono ancora a muoversi nel paese per portare i loro attacchi, creando panico e preoccupazioni in un paese che vorrebbe ritrovare la propria stabilità. Evidentemente per sradicare questa presenza, bisogna fare di più.La strada intrapresa è quella giusta, con i reparti della NATO che si occupano di addestramento mentre il corpo di spedizione dell'Unione Africana svolge ruoli operativi.
COMANDANTE DI DAESH ELIMITATO
 
 
Un comandante del gruppo terroristico Daesh è stato ucciso ieri da un drone statunitense, nei pressi della cittadina di Bani Walid, a sud di Misurata. Era dallo scorso giugno che non avveniva niente di simile e l'ennesima riprova che, senza troppo clamore, le forze statunitensi monitorano la situazione nel paese e danno la caccia ai capi integralisti che tentano di riorganizzarsi approfittando del caos che vi è in alcune zone della Libia.

martedì 28 agosto 2018

182 MISSILI SULL'ARABIA SAUDITA DA 2015


Dal 2015, inizio di questa fase dello scontro, le milizie houthi hanno lanciato ben 182 missili balistici contro il territorio dell'Arabia Saudita, con varie armi, comprese quelle che hanno gittata maggiore e sono arrivate fin sopra Ryhad, per fortuna (ma più per capacità del sistema) sempre intercettate dai missili antimissile PATRIOT PAC-3.
Sul totale generale pochi hanno raggiunto il loro bersaglio ma comunque i sauditi non possono sopportare queste offese e reagiscono. Ora vogliono chiudere, con i loro alleati, una partita già durata troppo a lungo.
E' impressionante il numero dei missili balistici in mano alle milizie houthi, parte sicuramente di costruzione iraniana, giusto per far salire il clima nella regione.
RIDOTTA LA PRESENZA AEREA RUSSA IN SIRIA
Si è ridotta la presenza aerea russa in Siria, in particolare per quanto riguarda i velivoli da combattimento. Le immagini satellitari della base di Latakia ne hanno dato immediata percezione. In particolare si sono ridotti i velivoli da combattimento (come i Su.24 e i Su.34) mentre restano diverse decine di elicotteri oltre a velivoli da trasporto. Mosca è sempre preoccupata anche per perdite durante attacchi, portati da sabotatori o con UAV.
Intanto sta proseguendo lo spiegamento di nuove forze turche nella Siria settentrionale.Fra i rinforzi di Ankara in Siria, anche 240 membri delle forze speciali.

lunedì 27 agosto 2018

RINFORZI NELLA SIRIA SETTENTRIONAòLE



Stasera è giunta nella Siria settentrionale, probabilmente dai territori sotto controllo kurdo dell'Iraq, una grossa colonna con veicoli blindati, armi ed rifornimenti destinate alle Forze Democratiche Siriane. Con questi rifornimenti dovrebbe essere possibile distruggere la residua sacca di Daesh e presidiare meglio in territorio.
La Turchia non vede assolutamente bene queste iniziative perché teme che parte delle armi finiscano in mano al PPK. Ovviamente contrario è anche Assad anche se la situazione è piuttosto fluida e Damasco ora teme soprattutto i turchi.

domenica 26 agosto 2018

RADAR STATUNITENSI 
NELLA SIRIA DEL NORD
Più fonti confermano che gli Stati uniti stanno realizzando una rete radar nelle zone della Siria settentrionale sotto controllo delle Forze Democratiche Siriane, a guida kurda. In questo modo sarà possibile instaurare più facilmente una "no fly zone" su questi territori.
La vita sta intanto tornando verso una parvenza di normalità. A Raqqa, per esempio, sconvolta da mesi di durissimi combattimenti, da oggi è tornata l'acqua potabile in tutte le zone della città.
Ci si prepara d eliminare l'ultima sacca di Daesh sulla sponda orientale dell'Eufrate e stanno riprendendo i commerci con l'Iraq. 

Intanto si apprende che il ministro della Difesa iraniano è in visita a Damasco.

IL PRESIDENTE AFGHANO 
RIFIUTA LE DIMISSIONI DEL CONSIGLIO DI DIFESA
 
 
Evidentemente era solo una partita politica e un voler rimarcare il suo disagio verso i vertici della sicurezza. Il presidente afghano ha respinto le dimissioni dei vertici della sicurezza nazionale, ad iniziare dai ministri della Difesa e dell'Interno.
Certo bisognerà fare delle modifiche e stare più attenti, specialmente nella protezione dei grandi centri urbani e non solo.
L'Afghanistan ha bisogna ora di una spunta ulteriore per sconfiggere l'integralismo islamiche non può vincere ma che non è stato neppure debellato, avendo ancora sostegno specialmente nelle aree più remote del paese.
Servono aerei per la controguerriglia ma sopratutto servono elicotteri, mezzo fondamentale per le operazioni in questo contesto.

sabato 25 agosto 2018

RIVOLGIMENTI NELLA DIFESA AFGHANA:
CRITICHE AI VERTICI


Il presidente afghano Ghani non è per niente contendo di come le forze di sicurezza hanno gestito alcune recenti situazioni, in particolare nelle difese delle città di Farah e Ghazni, attaccate dai talebani, e ha chiesto le dimissioni del Consiglio di Difesa nazionale, ad iniziare dal ministro della difesa, quello degli interni e il capo dei servizi d'informazione (l'NDS).
In effetti i talebani hanno sorpreso i difensori in alcuni loro attacchi, penetrando all'interno dei centri urbani, penetrazione effettuata, in modo clandestino, già in precedenza. Le forze di sicurezza si sono battute bene ma vi è stata una grave sorpresa iniziale, palesando limiti ai servizi d'intelligence e nella sorveglianza, divenuta troppo abitudinaria specialmente in certe circostanze.
Critiche ha sollevato anche il fatto che i talebani hanno sparata una trentina di colpi di mortaio nel centro della capitale, utilizzando due mortai trasportati in in città. Vi sono stati dei problemi anche in altre zone.
Servono misure più decise e maggiore attenzione, in quanto la popolazione è sempre esposta all'azione dei talebani.
A nostro avviso è necessario un cambio di passo nelle operazioni, ricercando la collaborazione internazionale che, d'altro canto, non garantisce l'inevitabile successo. 
Certi errori sono stati segnalati anche dai contingenti internazionali che operano nel paese.
LE FORZE DI ASSAD VERSO 
IL NORD DEL PAESE


Le forze governative del presidente Assad si stanno riposizionando ancora una volta, in questi giorni nel nord del paese. Sono segnalati vari grossi convogli in movimento e l'artiglieria sta eseguendo cannoneggiamenti in vari punti del fronte.
Assad vorrebbe ridurre il territorio in mano ai ribelli ma ora in zona vi sono i "punti d'osservazione" turchi, un problema molto delicato. Le forze di Ankara non dispongono di mortai fatti in casa ma di armi decisamente potenti. Probabilmente Damasco vuole sviluppare una pressione psicologica anche nell'ambito delle trattative che sono in corso. Inoltre la Turchia è alle prese con una pesante crisi finanziaria che indebolisce la sua posizione. Mosca prova a mediare e a trarre ovvi vantaggi dal nuovo quadro strategico.
ANCORA SCONBTRI IN DONBAS



Dopo i combattimento di due giorni or sono, con vari morti, anche oggi vi sono stati scontri in molti punti della linea di contatto nel Donbas. In combattimenti, anche con l'impiego di armi pesanti, sono proseguiti anche oggi anche se non si hanno per ora notizie di vittime.

giovedì 23 agosto 2018

VISITA AD ALTO LIVELLO
USA A MAMBIJ, IN SIRIA
 
 
I membri del Congresso statunitense non hanno problemi per visitare le aree di conflitto dove operano i militari statunitensi. Una di queste delegazioni si è recato, ma non è alla prima volta, a Manbij, nella Siria settentrionale a occidente dell'Eufrate, non lontana dal confine turco ma anche dalle forze di Damasco e da quelle iraniane.
La città è al centro di un contenzioso fra reparti delle Forze Democratiche Siriane (a maggioranza kurda e supportate dagli Stati Uniti) e le forze di Ankara, dato che la maggioranza della popolazione è di ceppo turco. Attualmente si svolgono in città dei pattugliamenti misti, con la presenza anche di militari statunitensi.
I politici statunitensi vogliono sapere quale sia la situazione sul campo e vanno a vedere direttamente. In Italia i politici al massimo si spingono fino al molo di Catania!

CONTROMISURE ELETTRONICHE  
CONTRO I DRONI IN SIRIA
 
 
RAIDS ha evidenze fotografiche dell'impiego in Siria di contromisure elettroniche portatili studiate per far perdere il controllo dei droni. Si tratta di realizzazioni russe e riprendono l'aspetto di altri "fucili anti droni" già in servizio da tempo.
I reparti di Damasco, quelli russi e quelli iraniani si sono trovati di fronte un numero molto alto di droni, molti dei quali di modello commerciale, acquistabile sul mercato.
Ci risulta che ci sono sistemi di contromisure elettroniche fissi a cui si aggiungono sistemi più piccoli e meno potenti che potrebbero essere di produzione russa o di altri paesi. Sul fianco del sistema vi è la sigla "VH003P".
L'impiego di droni nei vari conflitti è molto vasto e pone dei problemi per il loro contrasto.

ARMI CATTURATE DAI RUSSI IN SIRIA:
 BUGIE CON LE GAMBE CORTISSIME!


Il 22 agosto, nel corso della mostra "Esercito 2018", l'Esercito russo ha mostrato armi e mezzi catturati durante le operazioni in Siria. Insieme a veicoli blindati in modo artigianale e tanti tipi di armi individuali, un filmato di presentazione e una immagine identificavano fra l'altro un moderno missile AGM-148 JAVELIN fra le armi catturate.
Nella realtà l'arma esposta è un razzo anticarro APILAS da 112 mm di diametro, del tipo "usa e getta", ben conosciuto anche in Italia dato che, nei primi Anni '90, fu in dotazione all'Eserciton italiano che lo utilizzò anche in Somalia, prima che venisse adottato il PANZERFAUST 3. Si è trattato di una bugia dalle gambe cortissime, un maldestro tentativo di far credere a qualche sprovveduto che gli Stati Uniti avessero ceduto ai guerriglieri delle armi moderne. 
Confondere uno JAVELIN con un APILAS è veramente difficile. Vi sono stati dei report circa la presenza di AGM-148 in Siria ma sempre nelle mani di membri delle forze speciali, molto probabilmente statunitensi. 
In realtà i sistemi APILAS sono stati identificati in Siria quest'anno, molto probabilmente dono di qualche paese ad una o più milizie locali. Bisogna ricordare che armi di questo tipo hanno tempi di scadenza dell'ordine dei 25/30 anni, dopo di cui potrebbero sorgere dei problemi di funzionamento ma l'arma potrebbe funzionare anche su tempi più lunghi, dipendendo anche da come viene conservata.
Fra i lanciarazzi catturati vi sono stati anche degli AT-4 svedesi, in forza anche alle forze statunitensi ma anche a quelli di molti altri paesi.
L'apporto di armi di costruzione occidentale alle forze ribelli in Siria è stato ridotto, ricordando che queste armi sono stati fornite a molti paesi. Gran parte del conflitto è stato sostenuto da parte dei governativi e dei loro nemici, con armi (anche pesanti) di costruzione sovietica o russa.
DONBAS: CANNONEGGIAMENTI
DA PARTE DEI SEPARATISTI
La tensione è salita nel Donbas dopo che l'artiglieria dei separatisti ha aperto il fuoco in varie zone del fronte con intensi cannoneggiamenti. Il Q.G. di Kiev per ora ha segnalato 4 vittime fra i suoi militari e vari feriti. Erano mesi che non si registrava un così alto numero di vittime.
Probabilmente quest'azione è connessa con la ricorrenza del giorno dell'indipendenza ucraina, il 24 agosto. 
L'artiglieria di Kiev ha risposto al fuoco, colpendo alcune postazioni da cui si era aperto il tiro. Si stanno valutando i danni inflitti. 

Il bilancio aggiornato parla di cinque caduti ucraini di cui quattro a occidente di Lugansk, durante un attacco avversario, respinto con perdite che al momento non sono note ma Kiev parla di 12 morti e 17 feriti. Un video del Battaglione AIDAR mostra forze filo-russe che rimuovono i propri caduti e soccorrono i feriti dopo uno scontro.

mercoledì 22 agosto 2018

LOTTA ALL'INTERNO DELLE  
MILIZIE SCIITE IN IRAQ

L'Iran tenta di prendere il controllo dell'arteria principale che collega la capitale alla Siria, con evidenti fini strategici. Non è sicuramente un caso che nel mese di agosto sono esplosi sei depositi di armi e munizioni di una brigata di sciiti iracheni che non è però controllata dall'Iran. Non è assolutamente possibile che sia un caso anche perché circola la voce che l'Iran voglia assicurarsi un collegamento terrestre con la Siria.
Vi sono altri elementi di scontro registrati in questi anni, dove la componente sunnita irachena è in grave difficoltà perché una parte della medesima si era schierata con Daesh, specialmente mentre risultava vittorioso. 
L'Iran porta avanti da anni una precisa strategia, sotto varie forme, con pochi che si rendono conto di quanto pericoloso possa essere. L'Iran è massicciamente coimnvolto nella guerra nello Yemen, in Iraq, in Siria e a Gaza, solo per fare alcuni esempi. Il regime integralista iraniano può contare su potenti alleati nel mondo, dalla Russia di Putin fino alla benevola valutazione da parte di diversi paesi europei, Italia inclusa, sempre per motivi di tipo economico. Non per niente la Merkel si è detta contraria al ripristino delle sanzioni contro questo paese, come deciso da Trump. La Russia appoggia fortemente il regime e sta fornendo armi moderne, incluso i missili antiaerei S-400.

MESSAGGIO DI AL BAGHDADI
 
 
E' appena giunto, diffuso dall'agenzia stampa di Daesh, del suo capo, al Baghdadi, dato per morto numerose volte. Era dallo scorso anno che non venivano diffusi messaggi attribuiti al capo dell'organizzazione, attualmente in gravissima difficoltà in Siria e Iraq, avendo perso il controllo su quasi tutto il territorio conquistato a suo tempo.
Il leader integralista nel messaggio dice che non è importante quanto terreno si controlla ma l'esito del conflitto, rimarcando che l'organizzazione ha "filiali" in molte parti del mondo e che bisogna proseguire la lotta.
Dove l'uomo si nasconde non è noto e potrebbe trovarsi fuori dai territori ancora stabilmente controllati dall'organizzazione. Potrebbe trovarsi però nell'ultima sacca lungo l'Eufrate, difesa da mesi con estremo accanimento al confine fra Siria e Iraq..
Lo cercano in diversi e con tutti i mezzi ma si tratta di un uomo scaltro, memore dell'errore fatto da Bin Laden che si era stabilito per anni nello stesso luogo. La sua eliminazione avrebbe un valore soprattutto psicologico ma non ci stupirebbe se l'uomo avesse raggiunto un rifugio all'estero. Probabilmente non impiega mezzi di comunicazione tecnologici ma di tipo tradizionale. Ninete satellitare, niente cellulare ma "pizzini", magari cambiando in continuazione messaggeri, proprio per non fornire punti di riferimento.. Comunque anche la sua neutralizzazione non sarebbe sufficiente la sua eliminazione per mettere fine al fenomeno dell'integralismo musulmano che tanti problemi ha creato.

BASI AVANZATE IN SIRIA
 
 
Pochi sanno che quello che in Siria è un vero e proprio fronte, in particolare nell'area nord-occidentale, vi sono tutta una serie di basi di contingenti stranieri, spacciati per "posti di osservazione", in realtà dei veri e propri capisaldi.
In particolare la Turchia ne ha realizzati 11 mentre, sull'altro versante, si contano 17 fra postazioni russe e e iraniane. Una situazione delicata in quanto qualsiasi nuova offensiva di un certo rilievo nell'area, finirebbe per coinvolgerle nei combattimenti. 
Il coinvolgimento di questi tre paesi nelle operazioni in Siria, è stato di fondamentale importanza. Resta difficile vedere una soluzione.
 
Intanto elementi della 4a Divisione di Damasco stanno avanzando verso la linea del fronte a oriente di Latakia.

COLPI DI MORTAIO A KABUL


Una trentina di colpi di mortaio da 82 mm, sparati da due armi, sono giunti nel centro di Kabul, parte sul quartiere delle ambasciate e parte nei pressi del palazzo presidenziale.
Le strutture che vi si trovano sono molto robuste e per ora non si hanno notizie di vittime. I talebani evidentemente cercano di portare colpi spettacolari approfittando del fatto che non è semplice controllare grandi centri abitati.
Per lanciare 15 colpi di mortaio é necessario meno di un minuto primo, per cui si è trattata di un'azione fulminea. La zona di partenza dei colpi è stata subito bloccata e ora sono in corso ricerche. 
Due giorni fa erano stati lanciati dei razzi contro la base aerea di Bagran, a nord della capitale e la stessa capitale è stata soggetto in questo periodo a vari attacchi. Bisogno ricordare che Kabul oggi, secondo stime di massime, conterebbe qualcosa come sei milioni e mezzo di abitanti, difficilmente controllabili proprio per il loro numero.
Dopo la sconfitta di una milizia locale governativa, in una zona a oriente della capitale, i velivoli della coalizione oggi hanno intensificato i loro attacci, in particoli con i teleguidati.
Intanto il contingente britannico si sta rafforzando. Oggi sono giunti in volo 10 veicoli FOXHOUND e sta crecendo il numero anche dei militari, ora sopra le 1.000 unità.
AVANZATA NELLO YEMEN
 
 
Le forze governative e quelle della coalizione internazionale, stanno avanzando a sorpresa nella provincia di Amnan, nella regione di Saada, nella parte settentrionale del paese. Questa è una delle zone da cui in origine provengono gli houthi mentre in precedenza si erano evitate le loro roccaforti, procedendo in zone dove i sunniti erano la maggioranza.
Probabilmente si vuol fare pressione colpendo zone dove gli houthi hanno case e interessi, costringendoli a distrarre forze da altri settori. L'avanzata sta procedendo su quattro colonne ed è appoggiata dall'aria, avendo ottenuto diversi successi.
Si tratta anche di un ulteriore pressione militare sempre nell'ambito delle trattative che sono in corso a vari livelli.

NAVE APPOGGIO RUSSA 
VERSO LA SIRIA
 
 
 La nave ausiliaria russa CASHTAN (distintivo ottico 158) è transitata stamani per il Bosforo, diretta Tartus. E' specializzata nella posa e nella manutenzione di boe per l'ancoraggio e per questo dispone di una particolare gru a poppa. Evidentemente Mosca vuole migliorare o potenziare le capacità d'ormeggio dei porti siriani, in vista del rischieramento di unità navali, magari restando fuori dai porti veri e propri.

martedì 21 agosto 2018

LANCIARAZZI CAMPALI IN AREA PROIBITA
NEL DONBAS


L'OCSE ha fatto sapere che la sua missione nel Donbas ha individuato quattro lanciarazzi campali BM-21 da 122 mm nell'area d'interdizione prevista dagli accordi per il cessate il fuoco. 
In effetti le violazioni sono continue e, in particolare, Putin continua a fornire armi pesanti alle milizie filo-russe dell'area, oltre a ogni tipo di aiuto commerciale, dato che queste realtà non potrebbero sopravvivere senza questi aiuti.
Ripetiamo, si tratta di armi pesanti mentre gli Stati Uniti, ad esempio, a Kiev hanno fornito armi non letali (come i radar per l'artiglieria) e un piccolo numero di missili anticarro JAVELIN (solo quest'anno), proprio per lanciare un ulteriore segnale a Mosca.

Vi è poi il problema della Crimea, occupata oramai da quattro anni e in cui si è tenuto un referendum farsa, senza nessun controllo esterno, con la gente che votava senza chiudere la scheda, vecchi sistemi sovietici che pensavamo abbandonati.
La Crimea ha grossi problemi anche dopo l'apertura di un ponte con il Kuban. Il numero di turisti è crollato è senza l'acqua del Dnipro, l'agricoltura di pregio della parte centro.settentrionale della penisola, è collassato e si sta inaridendo di nuovo tutto. Ci sono problemi anche sulla fornitura di energia elettrica, anche questa in precedenza proveniente in modo significativo da altre zone dell'Ucraina, in particolare dalle dighe sul Dnipro.
ATTACCHI DA UAV STATUNITENSI
 
 
Se ne parla pochissimo ma gli Stati Uniti continuano a compiere azioni con UAV, nell'ambito "cover operations" in vari paesi. Quasi tutte le settimane vi sono notizie di attacchi con munizionamento di precisione contro formazioni di radicali islamici. In particolare nello Yemen, contro gruppi che operano nella parte centro-occidentale del paese, in Somalia ma anche in Libia. In genere si tratta di MQ-9 REAPER. Quelli che operano in Libia provengono o da Sigonella (dove in permanenza operano anche i grandi GLOBAL HAWK) o dall'Egitto. Quelli in azione nello Yemen fanno capo a Gibuti mentre dovrebbe esserci anche una base in Somalia oltre a quella di Garissa, in Kenia.
In alcuni casi i teleguidati, di altro modello però, decollano da unità dell'US Navy. Anche la CIA fa largo ricorso ai teleguidati, anche per azioni dirette, avendo ottenuto buoni risultati nella lotta ai terroristi e ai gruppi radicali musulmani.

CATASTROFE ECONOMICA IN VENEZUELA
 
 
Il regime di Maduro sta facendo sprofondare l'economia del paese a livelli di catastrofe totale. Secondo alcuni analisti, inflazione alla fine dell'anno potrebbe raggiungere il 1.000.000%, un valore difficile da quantificare e che certifica il fallimento l'della economia del paese. E' la catastrofe economica per un paese che ospita immense risorse petrolifere e un tempo offriva ottimi livelli di vita.
Il regime è quasi del tutto isolato anche se continua ad avere buone relazioni con i paesi avversari di Washington: Cuba e Russia in primo luogo che però non fanno nulla per tirare fuori il paese da questa drammatica situazione. Anzi, Cuba drena pure risorse.
Intanto, disperati, centinaia di migliaia di persone stanno abbandonando il paese e il Brasile ha schierato l'Esercito alla frontiera per bloccare questo flusso. Visto la presenza del regime, questi sarebbero tecnicamente dei rifugiati politici ma il Brasile blocca i flussi e non si sentono sollevare proteste.
Difficile fare pronostici circa la durata del regime ma svi sono tutti i tratti per una lunga agonia. Maduro ha deciso di togliere cinque zeri e lanciare una nuova moneta. Ma il problema non è quello. Nessuno con lui investe più nel paese e fa più credito, mentre i l cartello petrolifero ottiene prezzi al ribasso sul mercato, dato che il paese ha disperato bisogno di valuta. Attualmente il salario medio di un operaio venezuelano è pari a 28 US$ al mese!
Visto che le proteste non hanno sortito effetto, potrebbe essere che si attivino forme di lotta armata, ben differente dall'ultimo pseudo attentato messo in atto durante una cerimonia con un piccolo UAV esploso in aria, chiaramente un atto dimostrativo.
 

IL RILASCIO DI PRIGIONIERI DEI TALEBANI 
CONFERMA L'ESISTENZA DI TRATTATIVE


Dopo la pressione militare di questi giorni, i talebani hanno annunciato il rilascio oggi di 200 prigionieri e che ne seguiranno altri 300 domani.
Un gesto di questo tipo, decisamente inconsueto, anche per la sua portata, fa propendere per un passo nel corso di trattative per una soluzione negoziale del conflitto, altrimenti avrebbe poco senso.
L'attacco a Ghazni del 10 agosto potrebbe essere stato il tentativo di fare pressioni oppure l'azione di un gruppo contrario alle trattative. In ogni caso ha fatto registrare forti perdite fra gli attaccanti.

RISALE LA PRODUZIONE PETROLIFERA LIBICA
 
 
La produzione petrolifera libica è risalita a 1 milione di barili al giorno. Siamo ancora distanti dai livelli registrati prima del 2011 (1,8 milioni di barili al giorno) ma è un segnale incoraggiante. Un segnale importante anche per l'Italia in quanto maggiore è la produzione e, per ovvi motivi di mercato, minore è il prezzo alla fonte e (se il cartello petrolifero viene tenuto sotto controllo) anche alla pompa dei carburanti. 
Se ripartisse a pieno ritmo anche la produzione di un altro grande produttore come l'Iraq, non solo questi paesi avrebbero fondi per la ricostruzione e lo sviluppo, ma i prezzi scenderebbero anche per i paesi importatori, come il caso dell'Italia. Renzi ebbe a dire che era preoccupato per la discesa del prezzo del greggio (scordando il piccolo dettaglio che l'Italia è un grosso importatore) ma le cose stanno in modo diverso, come è facile comprendere non al novello"Virgilio" ma alla gente normale.




lunedì 20 agosto 2018

IL PRESIDENTE AFGHANO GHANI ORDINA 
LA RIPRESA DELLE OPERAZIONI OFFENSIVE


Visto che alle ripetute tregue unilaterali da parte governativa o talebani hanno risposto lanciando offensive, il presidente afghano Ghani, dopo essersi consultato con i governatori delle provincie e i vertici politici e militari, ha deciso di far riprendere le operazioni militari offensive contro gli integralisti talebani.
Le forze di sicurezza afghane si sono rinforzate e si sono battute bene anche nei recenti combattimenti a Ghazni, respingendo il nemico e infliggendo gravi perdite.
Fra l'altro bisogna osservare che la popolazione delle città è in continua crescita. Kabul, ad esempio, è passata da circa 1,5 milioni di abitanti a 6. Questo crea dei problemi ma anche toglie popolazioni dalle campagne e dalle montagne, dove i talebani sono più forti. Il loro messaggio integralista in città ha molto meno successo anche per l'accesso alla scolarizzazione e ad altri vantaggi.
Anche la società afghana si sta trasformando e il messaggio integralista ha meno ascolto.
La popolazione è anche stufa di conflitti che si trascinano da quasi 40 anni e che hanno causato immensi lutti.
Dare una vita migliore agli afghani è possibile e diviene elemento di stabilità a cui aggiungere forze di sicurezza adeguate, il che non vuol dire costruire un esercito in stile occidentale ma uno strumento militare consono al paese.

IL CASO DICIOTTI E LA POLITICA SUI FLUSSI CLANDESTINI ITALIANA

La vicenda è nota. Nave Diciotti, un pattugliatore d'altura della Guardia Costiera, ha raccolto in mare oltre 170 clandestini e ora deve sbarcarli in Italia.
Prendersela con Malta non serve a niente in quanto i piccolo arcipelago non ha dove mettere questa gente ed è inutile insistere. I "simpatici" europei che ci chiedono di prendere tutti gli africani che si staccano dalla costa, hanno responsabilità maggiori ma è chiaro che, salvo casi occasionali, non vogliono prendersi altri clandestini, di cui non  si sa niente, visto che fra essi vi sono anche personaggi pericolosi se non terroristi.
L'Italia fornirà altri 12 pattugliatori alle forze navali di Tripoli (e ricordiamoci di fornire mezzi anche al generale Haftar perché rischiamo di creare tensione con la principale componente libica, che controlla anche due piccoli tratti costieri a occidente di Tripoli) e spetta ai libici, con il supporto internazionale, stroncare questi traffici. Qui serve un pattugliamento aeronavale ai margini delle acque e dello spazio aereo territoriale libico. Con velivoli come gli ATR-72, i più piccoli ATR-42 o i teleguidati, e le unità navali, si possono individuare certi traffici non appena si iniziano a caricare i battelli. A questo punto dovrebbero intervenire le unità libiche che riporterebbero a terra gli incauti clandestini, stroncando anche certi traffici.
Se arretriamo più a nord il nostro dispositivo, i trafficanti utilizzeranno battelli più grandi per spingerli verso le nostre acque, salvo poi mandare SOS che vanno raccolti. Molto meglio bloccarli subito e farli tornare indietro.
Circa il concetto di "porto sicuro", a noi quello di Tripoli ci sembra sicurissimo, facendo notare che questi persone scelgono di andare in Libia volontariamente, per cui ci possono essere anche riaccompagnati.
Nell'occasione segnaliamo la necessità di ordinare subito altri velivoli da pattugliamento ATR-72, proprio per assicurare un pattugliamento continuo, sfruttando anche i velivoli della Guardia di Finanza (che ha appena ricevuto un ATR-72 che si aggiunge ai più piccoli ATR-42) e della Guardia Costiera (ATR-42). Gli ATR hanno una cupola optronica munita di camera termica, ricordando che le spiagge libiche di norma sono deserte per cui un ammassamento di persone è sospetto e indica attività illegale, specialmente nelle ore notturne. Il tratto da pattugliare non è immenso e l'operazione è fattibile con costi ragionevoli.

INVASIONE DELLE CECOSLOVACCHIA 1968:
50° ANNIVERSARIO DELL'OPERAZIONE DANUBIO 


Nella notte fra il 20 e il 21 agosto 1968, scattava l'Operazione DANUBIO, l'invasione della Cecoslovacchia da oarte dell'Unione Sovietica.
Da alcuni mesi la dirigenza comunista cecoslovacca aveva fatto delle aperture politiche, entrando subito nel mirino di Mosca che non ammetteva nessun tentennamento rispetto all'ideologia comunista all'interno della sua sfera di controllo. Lo si era già drammaticamente visto in Ungheria nel 1956.
Ripetiamo, era un'apertura della classe dirigente comunista e non una scelta "borghese o liberale" ma tanto bastò a far scattare l'intervento sovietico, insieme a quello degli eserciti "fratelli" (con l'esclusione di quello romeno). I carri T-55 e T-62 si di diressero dai confini verso i principali centri abitati mentre gli Spetsnaz occupavano l'aeroporto di Praga, dando vita subito ad un grande ponte aereo, protetto da centinaia di caccia.
I cecoslovacchi scelsero la resistenza passiva ma lo stesso si ebbero decine di vittime perché i sovietici in alcune occasioni aprirono il fuoco con le armi non solo in aria mentre altri vennero schiacciati dai mezzi militari.
L'occidente, alle prese con la contestazioni studentesche, come per l'Ungheria non mosse un dito e poche furono le manifestazioni per la libertà della Cecoslovacchia. Mosca portà a termine il suo piano, attentamente preparato, replicandolo poi in Afghanistan nel 1979. Qui le cose andarono diversamente, in quanti non vi erano fini intellettuali ma autentici guerrieri che presero subito le armi.
La Cecoslovacchia ritroverà la libertà solo con le incruente rivoluzioni del 1989 scegliendo poi, di comune accordo, di dividersi in due parti, Slovacchia e Repubblica Ceca, dato che la Cecoslovacchia, come la Jugoslavia, non era mai esistita in precedenza ma era frutto di accordi decisi a Versailles nel 1919 dalle superpotenze dell'epoca. 

Sul numero di settembre del mensile STORIA e BATTAGLIE i lettori troveranno un articolo su questo argomento. 
LE FORZE UCRAINE PRENDONO
 IL CONTROLLO DI UN VILLAGGIO 



Le forze ucraine hanno ripreso stamani il controllo del villaggio di Shumy, nei pressi della città di Orlivka, nel Donbas, una di quelle in cui lo scontro è sempre proseguito. La località si trova all'interno della cosiddetta "zona grigia", territorio preso dai separatisti filo russi dopo la proclamazione dell'armistizio.
L'impressione è che i separatisti non riescano a controllare il fronte per la mancanza di personale. Il fronte è semplicemente troppo lungo per il personale disponibile.
Intanto l'Ucraina ha avviato con successo la produzione dei colpi da 152 mm per far fronte alle sue esigenze. 

CADE UN BLACK HAWK IN SIRIA,
SETTE FERITI


Questa mattina, nelle prime ore del giorno, un elicottero statunitense BLACK HAWK è precipitato in Siria, nell'area dove il fiume Eufrate entra in Iraq. Sette militari delle forze speciali che si trovavano a bordo hanno riportato delle ferite  nell'impatto con il suolo. Il velivolo era impegnato nelle operazioni contro le formazioni di Daesh che ancora operano nella zona.
Al momento non si hanno ulteriori notizie.



domenica 19 agosto 2018

LA SCOMPARSA DI KHOFI ANNAN:
NON SEPPE FERMARE I MASSACRI IN BOSNIA E  
IL GENOCIODIO IN RUANDA
 
 
E' morto a 80 anni il ganese Kofi Annan, già segretario generale delle Nazioni Unite. Qualcuno ha provato a tesserne le lodi, visto anche il premio Nobel che fu assegnato al primo segretario generale proveniente dall'Africa sub-sahariana. 
Noi ne abbiamo un pessimo ricordo e con lui le Nazioni Unite, in particolare quando ancora era responsabile delle attività dei Caschi Blu, fecero delle figure terribili. Eravamo in Bosnia e ricordiamo benissimo quante volte, in presenza di attacchi e massacri, da New York giungevano inviti a restare a guardare o strampalate domande di chiarimenti mentre piovevano i colpi sul contingente internazionale e su chi doveva essere protetto.
Peggio ancora andò in Ruanda nel 1994. Davanti ad uno spaventoso genocidio, il contingente ONU ebbe l'ordine di non muovere un dito, perfino dopo che 12 militari erano stati catturati e massacrati a freddo, togliendo il disturbo e facendo fagotto. Noi non dimentichiamo quando la popolazione si presentò davanti alle basi ONU e fu respinta, con il risultato di venir massacrata a colpi di machete!! Non crediamo che le vittime siano state 500.000 ma fu un immane massacro che l'ONU non seppe minimamente contrastare. Una vergogna infamante che ricade sulla sua dirigenza dell'epoca. E' grazie a gente che parla bene l'inglese, frequenta il jet set e se la spassa, che l'ONU ha perso completamente il suo ruolo, fino alla totale marginalità attuale.
Ovviamente tutti glissano l'argomento ma la realtà è sotto gli occhi di tutti e vorremmo sapere se qualcuno ha idee diverse. Ricordiamo perfettamente il generale francese Morrion, comandante di UNPROFOR, che agli abitanti di Srebrenica diceva di non preoccuparsi perché erano sotto la protezione dell'ONU. Sappiamo come è andata a finire. E prima di fare processi a Tizio o a Caio, bisognerebbe essere in grado di evitarle, magari affrontando a muso duro qualche brigante locale, magari anche in uniforme.
L'ONU va riformato completamente e se non lo farà sarà sempre più marginale e con Trump rischia di trovarsi a corto di fondi in quanto è palese la sua attuale inutilità, con paesi che sono governati da feroci dittature che presiedono uffici che dovrebbero occuparsi di diritti umanitari !
  
 

LA SITUAZIONE IN IRAQ
 
 
Se ne sente parlare molto meno, già un indice positivo dopo anni di continui fatti drammatici. In effetti, dopo la drammatica situazione creatasi per l'offensiva del gruppo integralista di Daesh, la situazione è, seppur faticosamente migliorata. Oramai questo gruppo integralista è ridotto ad una piccola sacca a nord-est di Tikrit (zona sempre problematica) e ad una zona desertica nei pressi del confine con la Siria. 
La sicurezza nel paese è decisamente migliorata anche se ancora vi sono problemi, legati anche alla difficile situazione economica. Il paese cerca di ripartire, intanto proprio dalla sicurezza e poi riprendendo la normale attività produttiva. Il Kurdistan è sempre regione autonoma anche se Baghdad ha ripreso il controllo di certe aree intorno a Kirkuk. La regione gestita dai kurdi è di gran lunga la più stabile e quella dove l'economia sta dando i risultati migliori.
Si è iniziato a ricostruire Mosul ma le distruzioni sono state immense. 
I militari italiani sono sempre sul posto anche se ci chiediamo quando mai potremo visitarli, dopo il blocco imposto ai giornalisti dal precedente esecutivo. Comunque hanno guadagnato un grosso prestigio e, cosa importante, da parte di tutte le realtà del paese, dagli sciiti ai sunniti fino ai kurdi.
La presenza contemporanea di forze statunitensi e iraniane è motivo di preoccupazione, specialmente ora che la minaccia di Daesh, che aveva imposto certe alleanze "di fatto", si sta dissolvendo. 
Si tratta di equilibri molto delicati, legati anche al quadro internazionale della regione. Certo il paese è stremato da 15 anni di guerre, guerriglie e terrorismo. Non che il periodo precedente fosse stato tranquillo. A settembre ricorre il 38° anniversario dell'inizio della guerra contro l'Iran e il 30° della fine del medesimo, con un bilancio di circa 1 milioni di morti.
Dopo l'esperienza drammatica dell'offensiva di Daesh, la gente vorrebbe della stabilità e delle possibilità di sviluppo. Il paese ha grossissime risorse petrolifere e con queste sicuramente potrebbe assicurarsi un buon livello di vita. 
Quello che stupisce è come le Nazioni Unite, anche in questo caso, perfino davanti alla minaccia di Daesh, abbiano fallito un qualsivoglia apporto per la pace.

INCONTRO MERKEL PUTIN
 
 
I leader di Germania e Russia si sono incontrati in  Germania. All'ordine del giorno problemi di ordine internazionale ed economici.
Il conflitto in Ucraina (la Merkel è apparsa abbastanza critica per questa mossa, non fosse altro per altre invasioni del '900), la Siria, l'Iran ma anche i gasdotti e le relazione economiche.
Chissà in che lingua hanno parlato i due dato che lei parla il russo e Putin il tedesco, avendo fatto servizio con il KGB nell'allora DDR.
Per Berlino Mosca è un cliente importante e un fornitore di materie prime. Ma la Merkel è in periodo di debolezza e qualsiasi cedimento potrebbe creare problemi con diversi dei suoi partner internazionali, dal regno Unito alla Polonia, passando per i paesi baltici e l'Ucraina.




FORZE TUNISINE CONTRO TERRORISTI
I reparti tunisini hanno attaccato alcune zone dell'area di Kasserine, al confine con l'Algeria, dove sono annidate alcune formazioni terroristiche. Tunisi vuole risolvere questo problema, chiedendo anche aiuto internazionale per alcuni assetti più sofisticati.
Migliaia di tunisini sono andati a combattere con Daesh mentre atri, anche per sbarcare il lunario, sono impegnati in operazioni militari.
Nel paese, in virtù anche della crisi economica, vi sono dei gruppi integralisti che, in passato, hanno attaccato i turisti occidentali, creando un grave danno economico al paese. 
Sarebbe il caso di dare maggior appoggio a Tunisi anche da parte dell'Italia in quanto le risorse economiche tunisine sono modeste. Servono elicotteri e mezzi protetti, per affrontare i gruppi integralisti, i cui rifornimenti di armi ora arrivano dalla Libia.

UN CADUTO USA IN AFGHAMISTAN: 
APPARTENEVA ALLA "ADVISER BRIGADE"
Le perdite umane statunitensi si sono drasticamente ridotte in questi anni in Afghanistan. Oggi dobbiamo registrare la morte di un militare statunitense, appartenente alla nuova brigata di istruttori che è in corso di formazione. Si tratterà di una unità destinata a formare e gestire istruttori e mentori. un compito molto importante, fondamentale in certi scenari.
E' stato deciso di formare una brigata che abbia questo compito, in modo da ottimizzare le risorse. Gli Stati Uniti addestrano militari stranieri da molti decenni, anche a livello di guerriglieri. Ora le richieste sono elevate e si vogliono evitare anche errori, come avvenuto in passato.

OFFENSIVA TALEBANA A NORD-EST DI HERAT
 
 
I talebani hanno lanciato un'offensiva nel distretto di Faryab, sembra costringendo le forze di sicurezza di Kabul a ritirarsi. Si tratta di zone montuose difficili da controllare, per la cui protezione servirebbero elicotteri che, attualmente non sono disponibili stante la politica dei contingenti internazionali rimasti nell'area, incluso quello italiano, dopo che alcuni paesi, incluso la Spagna, da tempo si sono ritirati. 
Con gli elicotteri sarebbe possibile far affluire rapidamente rinforzi. Purtroppo la zona di herat dispone di pochi di questi velivoli, impegnati in altre parti del paese.

MORTO CAPO DI UNA MILIZIA LIBICA
Abdulkader Afnish al-Zwai, già a capo di una milzia organizzata ad Agedabia (vicino ai punti d'imbarco petroliferi nbella sirtica), è morto per le ferite riportate mentre, seondo fonti ufficiali, si opponeva in armi all'arresto da parte della Brigata Anticrimine di Misurata.
Non pochi di questi capi delle milizie sono pesantemente coinvolti in attività illecite, volte solo a ottenere lucro personale. 
Al-Zwai si era opposto in armi alle forze del generale Haftar e, quando battuto, era fuggito a Misurata.

PROSEGUE L'AVANZATA NELLO YEMEN
NELL'AREA DI HAIJAH
 
 
I reparti sauditi e quelli governativi jemeniti stanno proseguendo la loro avanzata nell'area di Haijah, nell'estrema zona nord-occidentale del paese. Si tratta di zone desertiche pianeggianti. In azione si sono visti veicoli LAV-25, carri M-60 e veicoli blindati ruotati del Gruppo Streit, che realizza mezzi negli Emirati.
Le milizie Houthi rispondono con il lancio di missili balistici a breve raggio, anche ieri intercettati dalla difesa missilistica saudita.
A Raids risulta che si tratta sempre ma vista la situazione generale, i sauditi e i loro alleati stanno studiando una soluzione militare definitiva per stroncare ogni ulteriore resistenza da parte di quella che è anche una posizione religione da sempre in contrasto con quella saudita, uno scisma simile a quello sciita, da cui deriva l'alleanza con l'Iran.
Le operazioni nello Yemen sono viste come una misura nel più vasto piano per contrastare l'espansionismo iraniano, in questi anni molto attivo, favorito anche dall'inerzia dell'amministrazione Obama.
Le forze del presidente Hadhi e quelle della coalizione internazionale che l'appoggia, sono sempre ferme alla periferia di Hoddeida, nella speranza che sia possibile evitare una battaglia per la conquista di questo porto sul Mar Rosso. I rifornimenti a queste unità giungono via Mar Rosso in un'opera di rifornimento di vasta portata

VIOLAZIONE DEL CESSATE IL FUOCO IN UCRAINA


Il cessate il fuoco nel Donbas viene violato in queste settimane dalle 25 alle 50 volte al giorno. In genere si tratta di scambi di fuoco  con armi leggere ma diverse volte arrivano colpi di mortaio e d'artiglieria su di una linea che si sviluppa per circa 400 km.
Non mancano le azioni di pattuglia e la posa di mine, ricordando che il fronte è in molte zone costituito da capisaldi isolati.
In alcuni casi si tratta di intemperanze locali ma spesso sono atti premeditati. Inutile ricordare che passando il fronte a pochi chilometri dal centro di Donietsk e di Lugansk, gli ucraini potrebbero colpire facilmente obiettivi al loro interno.
L'OSCE continua a segnalare l'afflusso di ingenti rifornimenti militari dalla Russia e un intenso traffico di altre componenti, senza di cui le zone sotto controllo dei separatisti non potrebbero sopravvivere.

Prosegue l'opera di addestramento di militari di paesi come il Canada. il Regno Unito e gli Stati Uniti e il lavoro di modernizzazione delle Forze Armate di Kiev, compatibilmente alle disponibilità economiche. Si punta alla realizzazione di equipaggiamenti nazionali sfruttando le risorse industriali disponibili. I settori industriali scoperti riguarda i velivoli da combattimento, ma non la loro manutenzione, pur disponendo di una notevole industria aeronautica, l'Antonov, specializzata in valevoli da trasporto. Parte della produzione viene anche esportata.
TRUMP SOSPENDE PAGAMENTI
PER LA STABILIZZAZIONE DELLA SIRIA
 
 
Il presidente Trump ha deciso di bloccare lo stanziamento di 230 milioni di US$ all'anno, che veniva destinato alla Siria. Trump ha detto che paesi come l'Arabia Saudita e altre ricche monarchie del Golfo devono provvedere a queste necessità in quanto lui deve concentrarsi su altre priorità. 
L'Amministrazione USA sembra voler proseguire sulla strada che porta ad un maggior coinvolgimento di altri alleati, sempre molto timidi quando si tratta di investire in stabilità e invece molto ricchi di  consigli e critiche.
Certo anche questo annuncio non è che sia un capolavoro di diplomazia, nei riguardi proprio degli alleati della regione.

venerdì 17 agosto 2018

IL PRESIDENTE DEL NIGER 
INCONTRA IL GENERALE HAFTAR
 
 
Il presidente del Niger si è recato il Libia per incontrare il generale Haftar, probabilmente su suggerimento francese e/o statunitense. Fra i temi affrontati i traffici fra Niger e Libia, incluso quello di armi e di clandestini. Chi conosce la Libia sa benissimo che il Niger è la rotta principale verso la Libia e il Mediterraneo. Queste due componenti del quadro della regione, potrebbero avere un ruolo determinante nel bloccare i flussi, magari con l'aiuto internazionale. Entrambi sono avversari dei gruppi integralisti che operano nella regione.

PROSEGUE L'AVANZATA 
NELLO YEMEN SETTENTRIONALE


Prosegue anche oggi l'avanzata delle forze del presidente Hadi e dei suoi alleati internazionali, nell'estremo angolo nord-occidentale del paese. Le milizie houthi hanno perso terreno dopo che diversi gruppi erano stati inviati a difendere la città portuale di Hoddeida, assediata da vicino. Nell'avanzata è stata occupata la cittadina di Haijah.
Si tratta di un'area relativamente poco popolata, a maggioranza nettamente sunnita, dove la popolazione non legava con gli houthi, notoriamente sciiti. Il terreno è abbastanza favorevole all'impiego di mezzi pesanti mentre l'offensiva è appoggia dall'aria in modo consistente.
ULTIME RESISTENZE DI DAESH 
NELLA SIRIA MERIDIONALE 
L'ultima sacca di Daesh nella Siria meridionale sta per essere distrutta. Sono in  corso combattimenti ma la regione desertica non fornisce appigli per una resistenza contro forze nettamente superiori. 
Ricordiamo comunque che vaste aree del paese, formalmente sotto il controllo di Damasco, in realtà non sono presidiate e i miliziani integralisti potrebbero apparire in qualcuna di esse, anche se non  hanno grosse speranze di resistere.
Intanto a nord, le forze ribelli sostenute dall Turchia, si stanno organizzando per una resistenza più consistente, scavando anche fossi anticarro.

giovedì 16 agosto 2018

OFFENSIVA DA NORD
LUNGO IL MAR ROSSO
Questa volta l'offensiva è scattata da nord, nell'immediato retroterra della zona costiera dello Yemen che si affaccia sul Mar Rosso. Secondo alcune fonti l'avanzata è particolarmente consistenti ma stiamo verificando. Comunque i sauditi e reparti del presidente Hadi, sono avanzate in modo deciso forse approfittando del fatto che molti reparti della milizia houthi sono stati inviati a difendere Hoddeida. 
Si punta a tagliare fuori dal mare i territori in mano alle forze houthi, per non far giungere rinforzi.

mercoledì 15 agosto 2018

POTENZIAMENTO DELLA BASE DI
SHADDAD IN SIRIA

Si parla di un eventuale ritiro statunitense dalla Siria ma le notizie che abbiamo appena ricevuto indicano come le forze delle coalizione a guida statunitense in Siria, stanno potenziando la base aerea di Shaddad, al centro del territorio controllato dalle Forze Democratiche Siriane.
L'impressione è che se la Turchia facesse passi clamorosi, vi potrebbe essere delle adeguate risposte sul piano strategico, piazzando basi in Siria dopo quelle in Iraq.
In questi giorni le forze di Assad stanno eliminando l'ultima sacca di Daesh nel sud del paese ma la netta sensazione è che i reparti siriani e la popolazione, più in generale, siano stanchi di un conflitto tremendo che ha provocato moltissime vittime e immani distruzioni. L'Iran promette nuovi aiuti in cambio di altre operazioni ma anche Mosca non è molto convinta del sostegno ad un conflitto, che mette a repentaglio anche i suoi rapporti con Ankara, in una fase molto delicata degli equilibri strategici.

PROTESTE A TRIPOLI


Ci sono state forti proteste a tripoli perché gli amministratori locali non riescono a risolvere la crisi del denaro circolante che si trascina da ben tre anni. 
 
Intanto è allarme nei terminal petroliferi della sirtica perché sono stati notati movimenti di milizie motorizzate nell'area desertica a sud di Sirte, dove operano i medesimi gruppi che lanciarono un attacco a giugno.

ATTENTATO A KABUL
 
 
Un attentatore suicida questa mattina si è fatto esplodere con il suo mezzo nei pressi di un centro culturale a Kabul. Per ora il bilancio è di 48 morti e 57 feriti.
I vari gruppi terroristici hanno difficoltà nel colpire obiettivi governativi e delle istituzioni, per cui ora compiono attentati dove in pratica si tra gente e le difese sono limitate. 
Questa strategia provoca l'odio della popolazione in quanto colpisce a casaccio.

SPORADICI COMBATTIMENTI 
ALLA PERIFERIA DI GHAZNI
Oggi si sentono a Ghazni solo sporadici combattimenti alla periferia della città, attaccata dai talebani sei giorni or sono. Evidentemente le notizie circa la sua caduta erano delle "bufale" messe in giro dai talebani per vedere di ottenere un effetto panico. In realtà i miliziani hanno subito dure perdite in questo loro attacco anche se resta da capire bene come sia stato possibile che una parte di loro sia riuscita ad entrare nella grande città, mischiandosi ai tanti viaggiatori. La loro sconfitta è emblematica del potenziale delle forze di sicurezza di Kabul che ora cercano di annientare i fuggitivi e chi tenta di nascondersi in città fra la popolazione.
I talebani hanno perso alcune centinaia di uomini e nelle azioni si sono messi in luce gli elicotteri da combattimento AH-64 APACHE, con il loro cannoncino da 30 mm, in azioni diurne e notturne. Di notte, grazie ai sistemi di visione notturna. gli elicotteri sono giunti addosso a gruppetti di talebani in fuga, annientandoli in campo aperto, come avviene sempre più spesso.
I talebani sono in grado di lanciare ancora attacchi a sorpresa ma l'impressione è che queste sanguinose operazioni mascherino l'incapacità di occupare realtà urbane di un certo  spessore e non remoti villaggi. 
Talebani e Daesh portano avanti le loro azioni ma le ultime offensive maggiori si sono risolte in costosi disastri.

martedì 14 agosto 2018

GHAZNI SOTTO CONTROLLO GOVERNATIVO


Per stroncare la propaganda talebano, i responsabili dell'Operazione Resolute Resolve hanno reso disponibile in rete le immagini dall'alto, scattate domenica, inerente la situazione a Ghazni. In effetti appare chiaro che il centro della città, la prigione e l'uscita della della Ring Road sono sotto il controllo governativo, checché ne dica la propaganda talebana che ha trovato vari osservatori disposti a crederle.
Come mesi or sono a Farha, l'azione si potrebbe rivelare una sanguinosa sconfitta. Ma vi è il caso dell'offensiva del Tet, in Vietnam, nel gennaio 1968. Un disastro militare delle forze comuniste si tramutò in un successo di propaganda grazie anche all'imperizia e alla scarsa professionalità dei media occidentali. 
La mancanza di una conoscenza specifica può portare, magari per la ricerca di uno scoop, a perdere completamente di vista la realtà.
I talebani, per ragioni politiche, hanno lanciato un attacco contro una grande città ma sono stati respinte con forti perdite.
In queste ore si stanno "ripulendo" alcune zone dove potrebbero esservi ancora miliziani nascosti mentre altri gruppi sono stati individuati e si sta provvedendo alla loro bonifica, sempre vedendo di non utilizzare armi pesanti, per preservare i civili.

IN CORSO EMERGENZA NEL CENTRO DI LONDRA


Dopo un incidente stradale, una parte del centro di Londra è stato bloccato dalla polizia in quanto non è chiaro se si tratti di un incidente. In particolare sembra che un'auto è andata ad impattare contro le barriere intorno a Westminster, dove si trova il Parlamento. Si parla di alcuni feriti fra i passanti. Il fatto è accaduto intorno alle 07.30 ora di Londra. Le immagini trasmesse mostrano una parte del centro storico di Londra completamente sgomberato. Si cerca di capire l'esatta dinamica dell'accaduto.
Forniremo ulteriori informazioni non appena disponibili.

AGGIORNAMENTO

E' stato subito arrestato l'uomo, di probabile origine africana, al volante del mezzo che ha investito alcune persone, ferite in modo non  grave. Si sospetta di un urto volontario. La situazione è tornata sotto controllo e normale.

lunedì 13 agosto 2018

5° GIORNO DI COMBATTIMEWNTI A GHAZNI


Le forze afghane stanno eliminando le ultime sacche di resistenza talebana in città. Non è un lavoro semplice e veloce per la presenza della popolazione, fattore che inibisce o comunque limita notevolmente, l'impiego delle armi pesanti. Stanno arrivando ulteriori rinforzi e si cerca di evitare che i gruppi di miliziani possano fuggire.
I talebani hanno lanciato un altro attacco sempre nella medesima provincia, cercando di sfruttare l'impegno di risorse per la difesa del capoluogo regionale.
La popolazione ha dei problemi per l'approvvigionamento di acqua e viveri.
RIPRENDE L'ESPORTAZIONE PETROLIFERA LIBICA


Sta riprendendo l'esportzione di prodotti petroliferi libici, dopo l'attacco di giugno, quando si esportavano, prima dell'attacco di un gruppo integrwliata, 1 milione di barili al giorno. Ora siamo risaliti a 850.000 ma presto si dovrebbe tornare al valore iniziale, magari con una ulteriore crescita, fattore che farà diminuire il prezzo del petrolio.
Vi sono ancora ain giro per le zone desertiche dei gruppi legayi a daesh, che organizzano dei piccoli attacchi.
Per l'economia italiana un calo dei prodotti petroliferi avrebbe riflessi benevoli sulla nostra economia.
AGGIORNAMNTO SITUAZIONE NELLO YEMEN


Ancora non è iniziato l'attacco alla città portuale di Hoddeida da parte delle forze del presidente Hady e dei soi alleati della coalizione internazionale a guida saudita.. Vi è stato una offensiva delle forze degli Emirati e di Hady verso Zabyd, per allargare il lungo saliente costiero che da Bab-el-Mandeb porta fino a Hoddeida anche se molti rifornimenti giungono via mare.
Le forze Houti continuano a lanciare missili balistici a breve raggio contro alcune cittadine saudite creando tensione anche se i sistemi PATRIOT sembrano funzionare nell'opera di neutralizzazione.
Le forze aeree della coalizione hanno compiuto alcuni attacchi per indebolire l'avversario e possono capitare tragiche fatalità a danno della popolazione, visto che i depositi sono stati trasferiti in strutture normali, nel tentativo di celarli. Si ripete uno scenario già visto in passato, quando qualche contendente nasconde armi e munizioni in zone abitate, come nel caso di certi gruppi palestinesi. in Libano e delle milizie sciite sempre in Libano.



4° GIORNO DI COMBATTIMENTI A GHAZNI
 
 
Per il quarto giorno si combatte all'interno di alcuni quartieri della città di Ghazni. I talebani cantano vittoria, parlando di "città conquistata" ma si tratta di propaganda. Nelle ultime 24 ore le forze di sicurezza hanno rastrellato 1 chilometro di edifici, cercando di limitare al massimo le perdite anche fra i civili.
La parte urbana della città è oramai circondata e si vede di impedire la ritirata dei miliziani integralisti. Diversi uomini hanno difeso le loro abitazioni dall'attacco integralista armi alla mano. In città sono giunti rinforzi e dopo la sorpresa iniziale, dovuta anche al fatto che parte dei miliziani si erano infiltrati in città con largo anticipo. La prigione locale è stata assaltata ma ancora non è chiaro quanti prigionieri siano riusciti a fuggire.