mercoledì 31 ottobre 2018

PRECIPITA UN ELICOTTERO IN AFGHANISTAN

Un elicottero governativo, probabilmente un Mi.17, è precipitato ieri nella provincia di Faraha, nella parte orientale del paese, nei pressi di Anar Dara, con a bordo oltre 20 fra ufficiali e rappresentanti governativi, tutti deceduti.
I talebani hanno rivendicato l'abbattimento ma per ora le cause dell'incidente non sono note. 
Purtroppo il numero degli elicotteri disponibili per le forze di sicurezza di Kabul è ancora troppo ridotto rispetto alle necessità. Stanno arrivando i nuovi UH-60 ma l' esigenze sono molto elevate.



SALVINI INCONTRA IL VICE PREMIER LIBICO
LA TRENTA IN IRAQ


Il vice premier del governo insediato a Tripoli Ahmed Maitig ha incontrato il ministro degli interni Salvini, per discutere temi reativi la sicurezza e alla preparazione della conferenza sulla Libia in programma fra alcuni giorni a Palermo.
Si tratterà di un momento molto importante per cercare di ritrovare la pace e la stabilità in Libia, dopo troppi anni di gerra civile. 
Dobbiamo anche riportare la visita del ministro della Difesa Trenta, sia a Baghdad che a Erbil, presso la componente kurda. I nostri militari svolgono in entrambe le località un importante lavoro di addestramento, con notevoli risultati.
RITROVATO CORPO DI GENERALE NIGERIANO


Il corpo del generale Idris Alkali, disperso dallo scorso 3 settembre, è stato scoperto scoperto il 31 ottobre, in un'area remota del paese. Il 29 settembre era stata scoperta la sua auto. Non si hanno ancora indizi circa chi ha ucciso il generale, seppellendone poi il corpo, nascondendolo poi in un altro punto per rendere più difficile il ritrovamento.
L'episodio potrebbe essere legato anche ad un atto criminale comune.
RISCHI NEI MARI A SUD DELLE FILIPPINE
 
Vi sono allarmi per la navigazione nei mari a sud delle Filippine. Il gruppo Abu Sayyaf, legato all'integralismo islamico, sembra stia progettando un attacco ad unità navali mercantili, in particolari straniere, per catturare ostaggi.
Il gruppo Abu Sayyaf è attivo in questa parte d'Asia e ha condotto diverse azioni terroristiche. Ad essere minacciata è la navigazione intorno a Sonda e all'isola di Celebes.

LA SITUAZIONE IN SIRIA

Si hanno indicazioni di concrete trattative di pace per la Siria, dopo 7 anni e mezzo di guerra. Nell'area di Idlib e Aleppo, i combattimenti sono nettamente scemati anche se vi sono scontri fra alcuni gruppi della variegata opposizione, che spazia dagli integralisti, ai filo turchi fino ai Kurdi e ad altre realtà.
Si è riacceso lo scontro fra kurdi e turchi in un'altra parte del paese, esattamente lungo il confine, più a oriente, altro problema molto sentito anche se questi kurdi, perno delle Forze Democratiche Siriane, hanno l'appoggio delle forze occidentali, in primo luogo gli Stati Uniti ma anche Francia e Regno Unito, in quanto fattore chiave della sconfitta di Daesh. In queste ore un altro grosso convoglio statunitense è passato dall'Iraq alla Siria, per distruggere l'ostinata resistenza che gli integralisti conducono lungo la sponda orientale dell'Eufrate; una zona non molto ampia ma dove si combatte in modo furibondo e dove sono giunti anche alcuni M-1 ABRAMS statunitensi.
Daesh ha una grossa sacca in area desertica, con pochissimi villaggi, a occidente di Deir -ez-Zor e in un'area vulcanica (molto impervia) a sud-est di Damasco.

ATTENTATO ALLA SEDE DELL'F.S.B. DI ARCANGELSK 


Di prima mattina un ragazzo di appena 17 anni, che si definiva anarchico, si è lanciato contro la sede dei servizi segreti "civili", ad Arkangelsk, nell'estremo nord del paese, armato di un rudimentale ordigno. Lui è morto e ci sono tre feriti (la bomba non aveva un potenziale particolarmente elevato).
E' la prima volta, a quanto è dato sapere, che un attentato suicida non è stato condotto da un fanatico musulmano.
Certo per il regime di Putin non sono gironi facili, per una serie di brutte sorprese: dall'affondamento di un importante bacino (con danneggiamento dell'unica portaerei russa) a questo gesto difficilmente ipotizzabile.Oggi vi è stato anche un incendio nella grande base navale di Kronstadt, l'isola di fronte a San Pietroburgo.

martedì 30 ottobre 2018

NUOVA BASE GIAPPONESE 
SULLE ISOLE SHUNKAKU
 
Le isole Shunkaku, fra Okinawa e Formosa, sono oggetto di un contenzioso fra Pechino e il Giappone che da moltissimi anni le controlla. 
Davanti alla crescente aggressività di Pechino, i giapponesi hanno deciso realizzare una base militare su di una delle isole, con missili antiaerei e missili antinave, nel quadro della nuova politica internazionale e militare giapponese. 
Ovviamente la cosa non farà piacere al regime comunista cinese, abituato far valere la propria potenza senza troppi problemi visto il divario di forze in campo.
Da queste isole si controllano parte degli accessi costieri cinesi ma importante è la nuova politica giapponese per fronteggiare le varie minacce

DONBAS. ABBATTUTO UN DRONE DELL'OCSE
 
 
Uno dei drone utilizzati dall'OCSE per le ricognizioni nel territorio del Donbas, è stato abbattuto grazie all'impiego di contromisure elettroniche mentre volava non lontano dal confine con la Russia. In passato questi velivoli avevano rilevato una parte dei flussi di armi pesanti che Putin invia oltre frontiera.
Il velivolo ha perso il contatto con la stazione di controllo non in modo accidentale ma perché è stato investito da contromisure. Ricordiamo come uno degli assetti russi nel Donbas riguarda proprio la guerra elettronica, un settore dove i separatisti filo-russi non avrebbero disponibilità di sorta.
Non solo la missione OCSE è oggetto di questi attacchi ma innumerevoli volte i suoi veicoli terrestri sono stati bloccati da forze locali, anche sotto gravi minacce, perché non proseguissero l'attività (per altro solo diurna!) in quando avrebbero rilevato palesi violazioni degli Accordi di Minsk relative al cessate il fuoco.
Ovviamente vi è chi non va a dormire magari sorvegliando da molto in alto, per cui il flusso d'informazioni è continuo ed evidenzia il flusso di rifornimenti militari nell'area.
Questo va ricordato a chi chiede la rimozione delle sanzioni date alla Russia di Putin, che riguardano elementi strategici. Sono state le contro-sanzioni di Putin a bloccare le importazioni in Russia di tanti prodotti italiani (come l'agroalimentare), giusto per ricordarlo a chi non lo sa o a chi fa finta di non saperlo.



TRUMP INVIA MILITARI
ALLA FRONTIERA CON IL MESSICO 
Il presidente Trump ha deciso d'inviare 5.200 militari dell'US Army per rinforzare il dispositivo per bloccare i clandestini, ora che si sta avvicinando una massa di persone che tentano di violare la frontiera. In rinforzo alla Guardia nazionale del Texas ne operavano già 800 ma ora ne servono altri.
"Chi arriverà eventualmente da noi, attenderà l'esame della sua domanda d'asilo in un campo chiuso" ha precisato il presidente, confermando la sua linea sull'argomento.

KASHMIR: ELIMINATO UN TERRORISTA


Il nipote di Massoud Azhar, uno dei capi dei guerriglieri musulmani che combattono in Kashmior, è stato ucciso con metà della sua cellula dalle forze di sicurezza indiana. Ne hanno dato notizia e autorità indiane che continuano a combattere contro questa insorgenza praticamente dal 1948.
DAESH SEMPRE ATTIVO IN LIBIA
 
La scorsa notte vi è stato un attacco di miliziani di Daesh ad un villaggio nel Fezzan, a nord-est di Marzuk. Gli integralisti se ne sono andati dopo poche ore, per guadagnare la vastità del deserto prima del sorgere del sole.
Ancora questi gruppi operano nei grandi spazi desertici, sfruttando lo scarso controllo del territorio, dovuto alla sua vastità. Devono stare attenti perché i droni statunitensi sono sempre in agguato e possono colpirli dall'alto, anche di notte.
Anche per spazzare gli integralisti dalla Libia è molto importante l'inizio di una missione internazionale nel paese. Si attende con grande interesse la conferenza di pace che si terrà a Palermo il prossimo mese, dove parteciperanno la maggior parte delle componenti che combattono in Libia, Daesh esclusa ovviamente. 

lunedì 29 ottobre 2018

BREAKING NEWS

GRAVE INCIDENTE AD UN BACINO RUSSO MENTRE 
AL SUO INTERNO VI ERA L'UNICA PORTAEREI

Un grave incidente, su cui non si hanno ancora molte informazioni, ha coinvolto il grande bacino galleggiante PD50, l'unico in grado di ospitare la portaerei russa ADMIRAL KUZNETSOV, mentre questa si trovava al suo interno a Roslyakovo, pochi chilometri a nord di Murmask.
Sembra che il bacino sia affondato e che due grandi gru si siano ribaltate, una delle quali sulla portaerei. Vi sarebbero una settantina di feriti. L'incidente è avvenuto non lontano da Murmask dove la portaerei stava facendo grandi lavori di manutenzione e ammodernamento.
Il bacino dovrebbe essere recuperabile anche se avrà subito dei danni seri se si sono ribaltate le sue due grandi gru. Dipende da che cosa ha colpito l'altra gru ribaltatasi. Si tratta di uno dei più grandi bacini al mondo. Rimane da capire come un simile incidente sia potuto accadere, probabilmente perché il bacino si è fortemente inclinato su di un lato
Le agenzie russe si sono affrettate a precisare che "la portaerei non ha subito danni" ma dubitiamo che ciò sia vero avendo presente la massa delle due grandi gru del bacino, ovviamente andate distrutte.
Certo per la Marina russa è un altro duro colpo e in particolare per la sua unica portaerei. Colpito anche il prestigio del presidente Putin, il quale vuol convincere il mondo di avere  efficienti forze armate.
Quando avremo maggiori dettagli saranno subito inseriti nel blog. 

AGGIORNAMENTO

Nonostante fonti russe continuino a dichiarare che i danni alla portaerei sono stati minimi, non vengono fornite immagini di giorno di quanto accaduto, ma solo notturne! In realtà sembra che il crollo di una delle due grandi gru del bacino, che ha colpito l'unità, abbia provocato uno squarcio di 5/6 metri nell'opera morta della portaerei. Il bacino è invece completamente affondato e vi è chi parla di una rottura in due parti.
L'incidente sarebbe avvenuto mentre l'unità navale stava uscendo dal bacino galleggiante e comunque con il bacino fortemente sbandato i rimorchiatori siano riusciti a tirar furoi l'unità, non senza problemi. Sembra che il grave incidente sia avvenuto per un black-out elettrico che ha bloccato le pompe e le valvole del bacino. Ma qualcosa d'altro deve essere andato storto.  
Le ultime notizie indicano come non sia stata danneggiata solo l'opera morta ma anche lo scafo, cosa del resto plausibile con la dinamica dell'incidente che, a quanto ci risulta, non ha precedenti per unità militari di queste dimensioni. Sembra che vi sia una grossa falla, dovuta alla caduta della gru. Un grosso problema se si pensa che l'unico altro bacino russo dche può ospitare l'unità è in Mar Nero, a 2.000 miglia di distanza. Si potrebbe chiedere ospitalità ad un bacino cinese ma la nave prima va sommariamente riparata per consentire la lunghsissima traversata.
Ora la Russia non ha nessun bacino nel Mar Artico in cui poter effettuare manutenzioni e riparazioni alla portaerei e al suo incrociatore a propulsione nucleare PIETRO IL GRANDE. Veramente un grosso problema.
SCONTRI IN NIGERIA 


Reparti delle forze di sicurezza nigeriane e una manifestazione di musulmani sciiti nigeriani (Movimento Islamico della Nigeria), si sono scontrati alla periferia di Abuja, la capitale.
La sicurezza non voleva far transitare il corteo sciita nella capitale. Ne sono nati scontri inn cui almeno quattro persone sono morte e diverse sono rimaste ferite.
MISSILE UCCIDE 4 SOLDATI IRACHENI
 
 
Un missile anticarro ha colpito una camionetta irachena che stava pattugliando in confine fra Iraq e Siria, uccidendo i quattro militari che erano a bordo. L'episodio ha provocato la reazione irachena e il primo ministro ha ordinato di mettere sotto controllo la situazione, cosa non semplice vista la vastità del territorio.
Daesh continua ad operare anche in Iraq anche se non ha più un controllo permanente di vasti territori come prima. Per lo più è attivo in aree marginali, scarsamente popolate. Lo stesso avviene anche in Siria.



CLANDESTINI: BLOCCO DELLA FRONTIERA
FRA CROAZIA E BOSNIA

Nell'area di Velika Kladusa, Bosnia Erzegovina nord-occidentale, ci sono circa 8.000 clandestini che vorrebbero passare in Croazia, quinb di all'interno dell'Unione Europea. Sono fronteggiati dalle forze di polizia locali, con cui si sono scontrati, mentre i croati hanno rinforzato il dispositivo di controllo, su un confine molto lungo e difficile (montagne e grandi foreste).
Per ora il dispositivo funziona molto bene mentre gli abitanti locali, stufi di furti e angherie, si stanno rivoltando.
Questo è un buon esempio di come sia possibile controllare anche i confini terrestri, sempre che vi sia la volontà politica per farlo.
Dallo scorso anno il numero di clandestini giunti in Bosnia-Erzegovina, un paese che ha ancora grossi problemi economici, è raddoppiato, lungo la cosiddetta "rotta balcanica", prima passante dalla Serbia in Ungheria. Ora dalla Serbia ci si dirige in Bosnia.

CARRI DELLA COALIZIONE CONTRO L'ISIS
 
Per la prima volta le forze della coalizione occidentale anti DAesh, stanno schierando carri contro il gruppo integralista. Dovrebbe trattarsi di M-1 ABRAMS statunitensi che serviranno per spazzare via le ultime resistenze integraliste lungo la sponda orientale dell'Eufrate, dove le Forze Democratiche Siriane hanno incontrato una forte resistenza, nonostante l'appoggio aereo su cui possono contare. In questo modo si vuole anche ridurre il numero delle perdite .
Da troppi mesi questa sacca resiste, probabilmente perché vi sono concentrati alcuni dei capi superstiti della guerra e alcuni degli elementi più fanatici.

BOLSONERO VINCE LE ELEZIONI IN BRASILE

Jair Bolsonero, 63 anni, origini italiane (Toscana e Veneto, con un avo anche tedesco) è il nuovo presidente del Brasile. Ha staccato di 10 punti percentuali il rivale di sinistra, un sostenitore di Lula.
Bolsonero è entrato molto giovane nell'Esercito, prestando servizio anche in un reparto di paracadutisti., andando in congedo quando aveva 33 anni. Dal 1991 è stato eletto in Parlamento.
Ovviamente è stato descritto come il peggio del peggio ma il popolo brasiliano si è stufato di personaggi come il corrotto Lula (presentato come il "presidente operaio" ma condannato a 12 anni di prigione per una serie di scandali!) e Dilma Rouseff (una ex terrorista di sinistra), nei riguardi dei quali la stampa italiana spesso ha avuto ben altro approccio, nonostante il disastro economico e gli scandali giudiziari, tanto che la Rouseff fu addirittura dimessa.
A Bolsonero spetta un compito duro. Alcune zone del paese sono nelle mani di veri e propri eserciti di fuorilegge e la crescita economica del Brasile è un lontano ricordo proprio per la politica di sinistra portata avanti in questi anni.
Il Brasile è il più grande e popoloso paese dell'America Latina e questa elezione potrebbe avere conseguenze anche su altri paesi, ad iniziare dal destino della dittatura in Venezuela, dove siamo alla catastrofe economica nonostante il paese sia un grande produttore petrolifero.

sabato 27 ottobre 2018

STRAGE A PITSBURG
 
Un estremista antisemita è entrato in una sinagoga di Pitsburg, in Pensilvanya, aprendo il fuoco e uccidendo 11 persone, ferendone molte altre, nel corso di un rito del sabato. Si tratta del gesto più sanguinoso contro gli ebrei mai avvenuto negli Stati Uniti. La polizia è ibntervnuta subito, anche con unità speciali, ferendo e catturando l'uomo.
A differenza che in Italia, le sinagoghe negli USA non sono presidiate.

RAZZI DA GAZA
SEGUITA DALLA REAZIONE ISRAELIANA
Appuntamento oramai fisso a Gaza per il venerdì di preghiera e i successivi, gravi disordini. In frontiera ci sono stati 5 morti ma poi qualcuno ha lanciato razzi verso Israele, la maggior parte dei quali sono stati intercettati dal sistema IRON DOME o sono finiti fuori dai centri abitati.
. La reazione si è fatta attendere pochi minuti. I velivoli israeliani hanno colpito 8 bersagli a Gaza. Per ora s'ignora se vi sono state delle vittime.

SUMMIT SULLA SIRIA A ISTANBUL

E' in corso un importante summit a Istanbul con tema la situazione in Siria, a cui partecipano, fra l'altro la Merkel, Putin e Macron, oltre al presidente turco Erdogan.
Mancano realtà importanti come l'Iran ma è evidente che ci sono concrete possibilità di pace, dopo che i combattimenti sono scemati, quasi ovunque perché prosegue la lotta senza quartiere contro Daesh, sia a sud-est di Damasco che lungo l'Eufrate. In quest'ultima zona le Forze Democratiche Siriane proseguono la pur lenta avanzata, appoggiata dai velivoli e dall'artiglieria della coalizione.

venerdì 26 ottobre 2018

SEQUESTRATO UN CARICO DI ARMI 
DIRETTO NELLO YEMEN
 
Un carico di armi è stato sequestrato da unità dell'US Navy a bordo di una piccola nave. Si tratta sostanzialmente di Kalashnikov che si tentava di far giungere alle forze houthi. L'operazione è stata organizzata da agenti iraniani che operano nella Somalia settentrionale e che approfittano della confusione che ancora regna in quella parte del paese.
La vigilanza aeronavale si sta intensificando e aumentano anche i controlli, sfruttando le basi presenti a Gibuti, dove opera anche un contingente italiano.

giovedì 25 ottobre 2018

CONDANNE PER IL TENTATO COLPO DI STATO 
IN TURCHIA DEL LUGLIO 2016
 
36 ufficiali turchi sono stati condannati all'ergastolo per il tentato colpo di stato del 15 luglio 2016, fallito in poche ore, seguito da una dura repressione da parte del presidente Erdogan.
Si tratta di apaprtenenti alla Marina che operavano in un comando che impartì ordini per la sollevazione.
Erdogan ha approfittato del tentativo di colpo di stato per attuare una repressione che ha riguardato centinaia di migliaia di persone, incluso chi è stato cacciato dal posto di lavoro.

AEREI RUSSI SU BASE LIBICA
 
Due velivoli da trasporto passeggeri Iliushin Il.154 sono atterrati nella base aerea di Al-Khadim, a oriente di Bengasi, controllata dalle forze del generale Haftar.
Mentre in Italia e in Europa si chiacchera e ci si scontra, i russi stanno tornando in Libia, da dove erano stati espulsi con la caduta di Gheddafi, loro tradizionale alleato fin dall'inizio della dittatura e ottimo cliente per l'acquisto di ogni tipo di armi, che i militari libici poi non sapevano utilizzare, tanto da utilizzare una vera e propria legione straniera di tecnici proveniente da molti paesi.
Ovviamente la presenza russa è vista male in primo luogo dagli Stati Uniti ma anche loro hanno giocato questa partita in modo debole, mentre Putin è stato, come al solito, molto spregiudicato, aiutando le forze del generale Haftar quando in diversi si erano schierati con le forze che controllano Tripoli.

COMBATTIMENTI PER HODDEIDA

Proseguono ancora i combattimenti per la città portuale di Hoddeida. Si combatte per completare l'accerchiamento, cercando di risparmiare la numerosa popolazione civile ancora presente in città, cosa tutt'altro che facile perché le forze houthi si sono asserragliate in città, cercando di sfruttare proprio la presenza dei civili e le possibilità difensive del centro abitato.
Ovviamente poi qualcuno parlerà, come sta già facendo, di "civili massacrati" ma si cerca di sfruttare ogni occasione a proprio vantaggio.
La caduta dell'importante porto sul mar Rosso sarebbe un colpo molto duro per gli houthi e per i loro alleati iraniani che continuano a resistere in una situazione strategica sempre più difficile.

CLANDESTINI: SCONTRI ALLA FRONTIERA 
FRA BOSNIA-ERZEGOVINA E CROAZIA
Il 24 ottobre si sono registrati scontri a Velika Kladusa, alla frontiera fra Croazia e Bosnia-Erzegovina, nell'angolo nord-occidentale della BH, non lontano da Biach.
Nella zona in questi mesi si sono accampati circa 7.000 clandestini, giunti in Bosnia attraverso la Serbia (che non si oppone al loro passaggio), tentando di passare il confine, per arrivare in Croazia, paese dell'Unione Europea.
Le direttive europee sono state chiare per Zagabria: "Dovete proteggere i confini" e i croati, così come gli sloveni, lo stanno facendo con determinazione e buoni risultati.
Il 26 una massa di migliaia di persone ha tentato di sfondare la frontiera. Le forze di polizia di sicurezza di Sarajevo erano schierati su due cordoni. Il primo è stato sfondato ma il secondo ha retto. Ovviamente dall'altra parte vi erano anche le forze di Zagabria.
Le persone giunte da varie parti del mondo, tentano di passare il lungo e impervio confine, venendo il più delle volte bloccati e rispedite indietro.
Questi paesi ci stanno dando, su suggerimento europeo, una lezione su come si presidia un confine e su come non ci si fa travolgere dalle masse. I cittadini locali, alle prese con tanti problemi, stanno reagendo con forza crescente.
Quando da queste parti si sparava e si massacrava, ci sono stati i profughi, accolti in vari paesi, ma poi quasi tutti sono rientrati nelle loro case. L'attuale migrazione ha soprattutto ragioni economiche ma bisognerebbe che l'impegno di tanti non fosse diretto alla fuga ma a mutare la situazione nei parsi d'origine.

martedì 23 ottobre 2018


OFFENSIVA DELLE FORZE CURDE CONTRO L'ISIS

Le truppe curde dell FDS sembrano ad un passo dalla liberazione del villaggio di Al Susah, ad est di Deir-ez-Zor. Sembrerebbe infatti che ormai oltre l'80% del centro abitato sia stato liberato dalle forze dello stato islamico, anche grazie al supporto aereo americano fornito alle truppe delle Forze Democratiche Siriane (FDS), su base curda ma anche con altre componenti al loro interno che includono arabi sunniti che si sono opposti a Daesh e attualmente la più forte realtà non governativa in Siria.
Un ulteriore colpo è stato quindi sferrato alle ormai poche sacche di resistenza dell'ISIS nei pressi del confine con l'Iraq, lungo l'Eufrate. Questa sacca sta resistendo da molti mesi e si pensa che al suo interno vi siano alcuni dei capi di Daesh.
Intanto bisogna sottolineare che i pessimi rapporti fra Turchia e Arabia Saudita, dopo l'omicidio del giornalista Kashoggi, praticamente stanno facendo mancare i rifornimenti ai gruppi dell'opposizione armata che ricevevano appoggi dalla monarchia saudita. In pratica attualmente ricevono rifornimenti solo gruppi che hanno buoni rapporti con Ankara.
 

domenica 21 ottobre 2018

FERITO UN GENERALE STATUNITENSE IN AFGHANISTAN

Nel conflitto a fuoco all'interno del palazzo del governatore di Kahandar che avevamo già segnalato, è rimasto ferito il brigadier generale Jeffey Smiley, raggiunto da un colpo sparato da una guardia del corpo di un alto personaggio locale che partecipava alla riunione  che ha ucciso anche due alti ufficiali afghani.
Purtroppo in tanti anni di attività nel paese non è il primo caso che accade qualcosa di questo tipo ed è difficile riuscire a prevenire simili atti.
Il generale non è in grave condizioni. L'obiettivo era il generale Miller, comandante delle forze statunitensi nel paese che è rimasto illeso.
CACCIA CANADESI IN AZIONE SUL MAR NERO

Due velivoli da combattimento CF-118, temporaneamente rischierati in Romania, hanno intercettato un velivolo russo che si stava avvicinando allo spazio aereo romeno e si trovava sul Mar Nero.
Oramai i velivoli della NATO (inclusa l'Italia) si rischierano periodicamente in Romania e Bulgaria per rinforzare il sistema di difesa aerea di quelle due nazioni.
Il dispositivo difensvio della NATO si sta spostando verso oriente, dopo un paio di decenni in cui si era ben guardato di farlo, in conseguenza delle vicende in Ucraina. Proprio in ucraina si è appena conclusa una manovra aerea a cui hanno partecipato anche velivoli statunitensi e e polacchi, anche in questo caso una novità.
I messaggi inviati a Mosca, in particolare a Putin, sono piuttosto chiari. L'amministrazione Putin mostra di avere una politica per niente arrendevole verso il Cremlino, a differenza di quanto fatto da Obama. Il Canada, dal canto suo, è uno dei paesi che appoggiano in modo più concreto l'Ucraina, avendo mandato i suoi militari ad addestrare quelli di Kiev. Ricordiamo che in Canada vi è una forte presenza d'immigrati ucraini, giunti da molti decenni.

PRESO IN SIRIA
UNA DELLE MENTI DELL'11 SETTEMBRE


Mohammed Haydar Zammar, ritenuto uno degli ideatori dell'attacco dell'11 settembre 2001, è stato catturato dalle Forze Democratiche Siriane nei pressi dell'ultima sacca di Daesh a oriente dell'Eufrate. Ovviamente alla corretta identificazione hanno proceduto specialisti statunitensi.

Questa cattura conferma che all'interno di questa sacca, che resiste coriacemente da diversi mesi, vi siano molte figure di spicco di Daesh e del terrorismo integralista internazionale. Forse è proprio il caso di andare a snidare chi vi si trova ancora.


sabato 20 ottobre 2018

TELEGUIDATI DA SIGONELLA
SULLE AREE CALDE 

Non è un segreto ma se ne parla molto poco. I teleguidati statunitensi sono molto attivi  dalla base aerea di Catania-Sigonella. Gli RG-9 REAPER volano in continuazione nei cieli della Libia, spingendosi fino su i suoi confini meridionali e oltre, in missioni anche di attacco contro gruppi di terroristi che operano in quest'area vastissima, avendone già eliminati molti. Effettuano anche molte altre ricognizioni, fornendo preziose informazioni agli alleati, Italia inclusa.
I grandi GLOBAL HAWK a reazione, volano invece sia sull'Africa che, più spesso, sul Mar Nero e l'Ucraina, per sorvegliare l'attività russa. In questa attività sono affiancati anche da velivoli pilotati e da ELINT (spionaggio elettronico). Per esempio i P-8 POSEIDON dell'US Navy e i P-3 ORION della Marina operano da Suda, sull'isola di Creta.
I cieli libici sono frequentati da altri velivoli, incluso i teleguidati italiani, in particolare i REAPER che provengono però da Foggia-Amendola, molto attenti anche nel monitorare i traffici dalla costa libica.

RIPRENDONO I COMBATTIMENTI PER HODDEIDA 


Dopo settimane di stasi sostanziale, sono ripresi i combattimenti per il controllo della città portuale di Hoddeida, lungo la costa yemenita del Mar Rosso. Sembra ripresa la manovra aggirante per isolare la città, dopo che le trattative per evitare una battaglia urbane si sono arenate.  L'offensiva è guidata dai reparti terrestri, aerei e navali degli Emirati Arabi Uniti.
L'impressione è che, sulla base del quadro politico internazionale, si voglia chiudere la campagna, almeno in questa fase, prendendo il controllo della costa e impedendo l'arrivo di flussi di rifornimenti via mare dall'Iran. Sembra che neirecenti bombardamenti, siano stati uccisi anche diversi consiglieri militari iraniani impegnati nel paese.
Intanto sembra essersi sostanzialmente arrestato il lancio di missili balistici iraniani, a corto e medio raggio, forniti dall'Iran alle milizie houthi e lanciati contro l'Arabia Saudita.



ELEZIONI IN AFGHANISTAN:
ATTACCHI MA GRANDE AFFLUENZA


Per l'elezioni amministrative in Afghanistan si sono registrati molti attacchi terroristici, con un bilancio 36 di morti e centinaia di feriti, ma il processo elettorale non è stato assolutamente bloccato, fornendo un indice molto importante, prima ancora che inizi lo spoglio dei voti.
La gran parte del paese vuole praticare la via politica ed è stufa di lotte e vittime, dopo decenni di scontri furibondi. Il prossimo anno sarà il 40° anniversario dell'invasione sovietica del paese e da allora non vi è stata più pace per il martoriato paese. 

Bisogna anche segnalare un peggioramento della situazione fra forze afghane e pakistane, in particolare al confine con il Waziristan, per vecchi problemi di confine, mai definiti.

venerdì 19 ottobre 2018

ELEZIONI IN AFGHANISTAN
 
Sono in corso l'elezioni in Afghanistan, con alcuni problemi legati alla situazione della sicurezza in alcune zone del paese. Diverse zone sono remote e difficili da raggiungere.
Ovviamente i contingenti internazionali presenti nel paese stanno dando la loro collaborazione a livello logistico e per la sicurezza.
Per i risultati bisognerà attendere che tutte le urne tornino a Kabul per essere scrutinate e i risultati si avranno solo ai primi di dicembre!

BREAKING NEWS

L'ARABIA SAUDITA AMMETTE CHE 
KHASHOGGI E' STATO UCCISO ALLINTERNO 
DEL SUO CONSOLATO 

L'Arabia Saudita ha appena ammesso che il giornalista Jamal Khashoggi è stato ucciso all'interno del suo consolato ad Istanbul. Le evidenze proposte dai Turchi, che ovviamente spiavano strettamente la struttura, erano tali  che era difficile continuare a negare. I turchi hanno ricostruito gran parte dei movimenti degli agenti segreti sauditi che sono giunti appositamente per l'azione, una quindicina di persone.
A questo punto bisogna chiedersi chi e perché ha deciso l'azione, secondo fonti saudite precipitato in tragedia durante un interrogatorio.
Il giornalista era un oppositore  e scriveva per un grande quotidiano statunitense ma a noi l'azione appare sproporzionata a meno che non vi fossero ragioni che non appaiono per ora.
L'uomo doveva ritirare dei documenti per il suo matrimonio e aveva lasciato la fidanzata fuori dal consolato. Se non fosse uscito ovviamente la cosa avrebbe fatto scattare subito l'allarme, ricordando che si tratta di un giornalista residente negli Stati Uniti e non di un individuo qualsiasi.
Inoltre era facile immaginare che i turchi, da anni in contrasto con i sauditi, monitorassero l'attività del consolato.
Le ipotesi sono numerose. Potrebbe essere stato un errore clamoroso di qualche responsabile dei servizi segreti, decisamente maldestro. Oppure di una manovra volta a mettere in difficoltà la monarchia saudita, in particolare con gli Stati Uniti, oppure di un ordine partito da molto in alto. Comunque non ricordiamo niente di simile contro gli oppositori del regno e ci sembra strano che si sia rischiato tanto con la matematica certezza che la cosa non sarebbe passato sotto silenzio, creando una grave crisi con gli Stati Uniti, i quali hanno inviato subito il segretario di stato Pompeo in Arabia Saudita e Turchia.
Intanto il console saudita è già rientrato in patria e corre voce che uno delle persone giunte a Istanbul a bordo di due velivoli, sia morto in un "incidente stradale".
Un punto su cui nessuno si è soffermato è come mai il giornalista si fosse rivolto al consolato saudita in Turchia e non a quello negli Stati Uniti.
Khashoggi non proveniva da una famiglia qualsiasi ma da una dinastia di imprenditori ben noti, con uno zio molto noto negli Anni '70 e '80 per il tenero di vita e per la passione anche per alcune donne famose anche italiane. La vittima era stato anche conigliere del governo saudita, prima di trasferirsi negli Stati Uniti nel 2017. Da ricordare che negli Anni '80 era stato capace d'incontrare un certo Bin Laden, all'epoca un giovane accorso in Afghanistan per battersi contro i sovietici.
Ryad ha annunciato una profonda ristrutturazione dei servizi d'informazione, con la rimozione di alcuni elementi, fino ad oggi ai loro vertici.
Seguiremo con attenzione ogni sviluppo di questa vicenda che ricorda il soggetto di qualche romanzo e pellicola cinematografica. 
RIAPERTI DUE VALICHI IMPORTANTI
CON LA SIRIA 


Nei giorni scorsi sono stati riaperti due valichi importanti per i collegamenti con la Siria.
Per primo ha riaperto quello nei pressi di Quneitra, fra il Golan occupato da Israele e Damasco, chiuso da tre anni. Le forze dell'ONU lo avevano abbandonato anche perché minacciate da Daesh.
L'altro valico riaperto è quello lungo il confine con la Giordania, chiuso da quando era arrivata nella fase finale l'offensiva governativa per cacciare le forze ribelli dalla zona.
Sul Golan i traffici sono molto ridotti in quanti i controlli sono severissimi, per ovvie ragioni. Con la Giordania sicuramente il traffico sarà consistente per ragioni economiche e perché in Giordania vi sono molti profughi e qualcuno lo vorrà attraversare o vorrà visitare i parenti rifugiati in Giordania.

DURI COMBATTIMENTI A KONDUZ
 
Da alcune ore sono in corso duri combattimenti nell'area di Kunduz, in Afghanistan. Probabilmente si tratta di un nuovo attacco talebano mentre in Qatar proseguono colloqui di pace.
L'area di Kunduz è stata oggetto in passato di forti attacchi, tutti respinti con gravi perdite. Si ta avvicinando anche l'inverno, con il rallentamento delle operazioni condotte dai talebani.

BASE FRANCESE A RAQQA 


Mentre la tregua in Siria sostanzialmente tiene, con canneggiamenti nell'area di Aleppo, giunge la notizia che i militari francesi stanno costruendo una base a nord-est della città di Raqqa, una delle principali sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane.
Questo è il segnale che le forze di Parigi intendono rimanere nel paese ancora per qualche tempo. Probabilmente vi saranno basate gli autocannoni da 155 mm CAESAR che operano nel paese e che hanno dato buona prova delle loro capacità, muovendosi a forte distanza con grande velocità.

giovedì 18 ottobre 2018

SPARATORIA DOPO VERTICE IN AFGHANISTAN
 
 
Una sparatoria si è scatenata oggi dopo un vertice all'interno del palazzo del governatore a Kandahar, in Afghanistan, a cui partecipava anche il generale Austin Scott Miller, comandante delle forze statunitensi nel paese. Una delle guardie del corpo locali ha aperto il fuoco, uccidendo il capo della polizia di Kandahar, generale Abdul Raziq, un cameraman di una televisione locale, ferendo anche tre statunitensi prima di essere a sua volta eliminato. 
Di tanto in tanto si hanno eventi come questo, magari coinvolgendo persone meno importanti. Non esistono misure preventive assolute anche perché il contatto personale con i capi locali è assolutamente fondamentale.

mercoledì 17 ottobre 2018

DUE MISSILI PIOVONO NEI PRESSI DI TEL AVIV

Due missili GRAD aggiornati, muniti di sistema di guida GPS, sono stati lanciati da Gaza verso Tel-Aviv. Uno è piovuto su un sobborgo e l'altro in mare, senza far scattare i sistemi d'allarme per cui non si sono attivati i sistemi IRON DOME e neppure le sirene d'allarme.
L'episodio ha fatto preoccupare i responsabili militari israeliani. Secondo le prime informazioni si tratta di razzi da 122 mm con gittata incrementata e sistema di guida GPS per migliorarne la precisione. Non sarebbero realizzati a Gaza ma sarebbero giunti dall'Iran attraverso il Sinai, utilizzando la speciale unità iraniana addetta a questo tipo di attività, sempre molto attiva.
I  due principali gruppi palestinesi che operano a Gaza, hanno negato la responsabilità dell'azione sapendo che rischiano una pesante reazione. 
POSSIBILITA' DI PACE CONCRETE
IN SIRIA

Si stanno aprendo spiragli di pace concreta nel conflitto in Siria, dopo 7 anni e mezzo di duri scontri e immani distruzioni.
Come mai abbiamo questa impressione?
La parola chiave è: "sfinimento".
Sono sfinite le forze di Assad che hanno tenuto in momenti difficilissimi e poi contrattaccato ma hanno subito forti perdite e non sanno come ricostruire una economia distrutta.
Sono sfinite le molteplici milizie islamiche e islamite, incluso quelle più radicali.
Sono sfiniti anche dei duri come gli Hetzbollah libanesi, che hanno lasciato sul terreno molte migliaia di morti e altrettanti invalidi permanenti.
E' sfinito della Siria pure Putin, che tre anni or sono puntava ad un intervento rapido e invece si trova invischiato in un conflitto molto costoso, con sempre qualche brutta sorpresa, come nel caso dell'abbattimento per errore dell'Il.20 da spionaggio elettronico da parte di un missile S-200 di Damasco.
E' sfinita la popolazione, con milioni di profughi interni e nei paesi limitrofi e difficili prospettive di ripresa.
Chi non è sfinito è l'Iran, che pure in Siria ha lasciato denari e sangue ma punta ad una nuova egemonia in Medio oriente. Non è sfinita la Turchia di Erdogan, che ha propositi anche lei di potere.
Daesh è sfinito ma sarà annientato e nessuno ne sentirà la mancanza, esempio per futuri tentativi.
I kurdi hanno ottenuto grossi successi ma non hanno forze bastevoli da soli per controllare circa 1/3 del paese.
Si sono riaperte le frontiere con Libano, Giordania e Iraq, altro segno di un clima diverso. Damasco ha autorizzato un convoglio ONU per una zona sotto il controllo dell'opposizione al confine fra Siria, Giordania e Iraq, altro segnale di distensione.
Uno dei problemi principali è che Israele non vuole milizie iraniane o filo iraniane in Siria e per ottenere il suo scopo è pronto ad usare la forza, avendo già messo nel mirino i nuovi missili antiaerei S-300, ceduti dalla Russia a Damasco.
Potrebbe trattarsi della volta buona per una tregua, dopo circa 300.000 morti, moltissimi invalidi e milioni di siriani rifugiati all'estero.

ATTACCO  ALL'UNIVERSITA' DI KERCH 


In tarda mattinata vi è stato un attacco terroristico al politecnico di Kerch nella penisola di Crimea occupata dai russi. Le prime notizie parlano di esplosioni e una sparatoria, con un bilancio di almeno 10 morti e numerosi feriti.
Potrebbe trattarsi di un'azione lanciata da qualche gruppo terroristico musulmano, una vendetta per il ruolo della Russia nella lotta all'integralismo musulmano.
Ovviamente daremo ulteriori informazioni. 

- AGGIORNAMENTO DELLE ORE 17.00

Sembra che l'autore dell'azione sia stato Vladislav Roslyakov, un giovane studente dell'istituto, forse con un complice. Cade quindi la possibile matrice terroristica. 

martedì 16 ottobre 2018

UCCISA LA MENTE DELL'ATTACCO AD AWHAZ 


Secondo fonti ufficiali iraniane, sarebbe stato ucciso il capo del gruppo terroristico che lo scorso settembre aveva scatenato un attacco nella città iraniana di Awhaz, durante una parata, uccidendo 25 persone.
Si tratterebbe di Abu Zaha, un personaggio legato al cosiddetto stato islamico. In questo modo ci si voleva vendicare, in particolare sul corpo dei Guardiani della Rivoluzione, del massiccio appoggio dato contro il gruppo integralista in Iraq e in Siria.
La zona dell'azione vede una presenza araba (gli iraniani sono in maggioranza non arabi) di fede anche sunnita. Si tratta di un ennesimo capitolo del grande scontro in corso fra sciiti e sunniti. 
L'attacco aveva fatto una certa impressione perché il regime iraniano esercita uno stretto controllo su tutto il paese.
COMBATTIMENTI A SRINAGHAR IN KASHMIR


Sono in corso combattimenti a Srinaghar, la più grande città del Kashmir, fra forze di sicurezza indiane e ribelli musulmani. Si tratta di un nuovo capitolo della lunghissima lotta fra queste due realtà che si protrae dal 1947, quando finì l'epoca coloniale e furono creati l'India, a maggioranza Indù, e il Pakistan, a maggioranza indiana. Già all'epoca vi furono scontri e massacri con centinaia di miglia di vittime, in particolare per il controllo delle zone di confine fra le due entità, come appunto il Kashmir. In questo caso la signoria locale era di fede indù mentre la maggioranza della popolazione è musulmana. Dopo il conflitto del 1948 venne stabilita una linea di cessate il fuoco ma i confini non sono mai stati riconosciuti. Da qui il ripetersi di altre due guerre, grossi scontri di frontiera, fenomeni di guerriglia e via proseguendo, con alti e bassi ma senza mai una soluzione.
Questi combattimenti all'interno della città potrebbero essere l'inizio di un'altra fase turbolenta.

COLPI D'ARTIGLIERIA A TRIPOLI

 Intorno alle 15.00 alcuni colpi di artiglieria sono giunti nella zona dell'aeroporto di Tripoli. L'impianto, l'unico ancora in funzione, è stato subito chiuso al traffico.
Non è la prima volta che questo accade in questi mesi ma ora era quasi un mese che la situazione si era tranquillizzata. Probabilmente si tratta di una forma di pressione da parte di una delle milizie che si contendono il potere nell'area di Tripoli.
 

lunedì 15 ottobre 2018

SCONTRI NELL'AREA DEL 
VULCANO SAFA 


Dopo 10 giorni di pausa sono ripresi i combattimenti intorno alla grande area vulcanica del monte Sofa, ultima roccaforte di Daesh rimasta nella parte meridionale della Siria, a sud-Est della capitale.
La zona non è percorribile dai mezzi e offre molti ripari e rifugi per le milizie integraliste, dato che le forze di Damasco non possono penetrare all'interno dell'area con i veicoli.
L'area non è molto grande ma fin quando i miliziani avranno acqua e viveri, proseguiranno la resistenza. 
Vi è un'altra grande aree desertica con presenza di Daesh a occidenbte di Deir-Ez-Zor. Inoltre vi sono sicuramente molte cellule dormienti di Daesh disperse per il paese.Oltre l'Eufrate rimane solo una sacca sulla riva sinistra del fiume, vicino al confine con l'Iraq, che però sta offrendo una resistenza estremamente accanita dopo aver perso il controllo su di un'area enorme.

domenica 14 ottobre 2018

RINFORZI RUSSI VERSO IL DONBAS
 
L'OSCE ha reso di pubblico dominio le immagini di jeep, autocarri e complessi antiaerei da 23 mm Zu-23-2 mentre dalla Russia passano in territorio ucraino, attraversando un tratto di prateria, fuori dai normali punti di passaggio. Non è certo una novità ma simili sconfinamenti sono stati registrati a centinaia ma non si arrestano. 
Queste immagini sono state catturate da un velivolo UAV utilizzato proprio dall'OSCE, impegnato in attività di ricognizione e monitoraggio. Putin non sembra deciso a mutare la sua strategia nella regione ma questo porta al rischio di un intensificarsi dei combattimenti anche perché Kiev è decisa ad opporsi all'aggressione e oggi dispone di un buon potenziale militare.



ATTACCO TALEBANO A FARAH
 
Le milizie talebani hanno lanciato un attacco contro le forze di sicurezza nella regione di Farah, ovest del paese, uccidendo, secondo le prime informazioni raccolte, 15 elementi e catturandone una decina, pur subendo delle perdite.
Nella provincia la situazione è ancora incerta e bisognerebbe riuscire a compiere uno sforzo per colpire i miliziani integralisti, sempre piuttosto attivi nell'area, costretti nettamente sulla difensiva all'epoca della presenza italiana in zona.

SCONTRI NEL FEZZAN LIBICO
 
Oggi si è registrato uno scontro fra elementi provenienti dal Ciad e miliziani libici nel Fezzan libico. Gli elementi ciadiani hanno una buona esperienza militare e sono in grado di operare operazioni militari di una certa complessità, vista la loro esperienza. 
Attualmente la situazione sui vari fronti del conflitto in Libia è relativamente calma ma ci si affronta per il controllo del Fezzan. Nell'area operano formazioni muniti di mezzi mobili con l'appoggio di veicoli blindati e cannoni senza rinculo. Teleguidati e satelòliti statunitensi seguono la situazione, pronti a colpire obiettivi di Daesh.

MI 24 UCRAINO ABBATTE UAV RUSSO


Ieri un elicottero d'attacco ucraino Mi.24 ha abbattuto sul territorio di Kiev un UAV russo del modello ORLAN-10. L'evento è avvenuto circa 20 km a nord della zona di Debalseve, fra Donietsk e Lugansk.
I russi fanno largo ricorso ai teleguidati, avendo notevolmente sviluppato il settore negli ultimi 10 anni, dopo che erano emerse grave mancanze nel settore durante la campagna in Georgia.
DAESH CONTRATTACCA 
IN SIRIA
 
Approfittando di una grande tempesta di sabbia, durata più giorni, le milizie di Daesh che operano nella sacca lungo l'Eufrate, nei pressi del confine, hanno lanciato un contrattacco, durante il quale sono stati utilizzati anche dei blindati, tenuti nascosti fino ad oggi. La tempesta di sabbia ha impedito l'utilizzo dell'appoggio aereo tattico, così che i miliziani integralisti hanno ripreso alcune posizioni.
Non si comprende come mai questa sacca non sia stata eliminata nei mesi precedenti anche perché evidentemente nella zona vi sono gruppi consistenti d'integralisti che debbono essere annientati in quanto costituiscono una minaccia.. Uno dei possibili motivi è che queste posizioni si trovano in posizione eccentrica rispetto al resto del paese.

venerdì 12 ottobre 2018

SPECIALE FRONTE DEL DONBAS

IL POTENZIAMENTO DELLO STRUMENTO 
MILITARE UCRAINO

Quando per la prima volta giungemmo, nell'aprile del 2014, nel Donbas, capimmo subito che vi era qualcosa di anomalo nelle forze di sicurezza ucraine. Sulla carta Kiev poteva schierare quasi 4.000 carri ma sul terreno incontrammo solo i piccoli cingolati BDM dei paracadutisti e mezzi ruotati mentre non vi era traccia dell'artiglieria.
Si sapeva che dopo l'indipendenza Kiev aveva dedicato risorse molto ridotte alle sue Forze Armate e che nel 1994, con il trattato di Budapest (garanti Stati Uniti e Regno Unito) aveva ceduto alla Russia l'enorme arsenale nucleare strategico che aveva ereditato dall'URSS, in cambio del riconoscimento dei suoi confini.
Probabilmente non era solo un problema tecnico e di mezzi privi a lungo di manutenzione ma anche politico, in quanto gli ufficiali non pensavano mai di dover affrontare una minaccia dalla Russia, nonostante la politica di Putin facesse intravedere dei seri rischi. Ma prima della rivolta i politici al potere erano in rapporti fin troppo buoni con il regime di Putin. Nel momento che le cose cambiarono, conoscendo lo stato reale delle forze di Kiev, l'uomo del Cremlino ha deciso azioni clamorose, come l'occupazione della Crimea e poi l'intervento nel Donbas. Qui inizialmente agivano piccoli reparti dei servizi segreti e delle forze speciali, armati anche con missili antiaerei spalleggiabili SA-22 ma ancora con un profilo relativamente basso. Il salto nel coinvolgimento di Mosca lo si ebbe nel luglio/agosto del 2014, con il coinvolgimento di un numero crescente di unità pesanti, come quella con i sistemi missilistici SA-11 KUB che abbatté a 10.000 metri di quota un volo di linea malese.
I reparti ucraini (specialmente quelli composti da volontari) si trovarono in difficoltà perché non avevano né le armi né l'addestramento per un moderno conflitto in campo aperto.

UNA SITUAZIONE MUTATA
Oggi la situazione è completamente mutata. Intanto Kiev dispone di un'industria pesante anche militare, come la fabbrica di carri  Malishev (che abbiamo avuto modo di visitare), in grado di produrre anche armi pesante. Scoperto rimane solo il settore dei velivoli da combattimento mentre l'Antonov di Kiev  (altra struttura visitata) è un gigante nel settore dei velivoli da trasporto. Ma non solo si sono attivate molte realtà ma ne sono sorte di nuove che producono di tutto: dalle tute policrome alle armi leggere fino ai teleguidati fino ai radar tridimensionali da difesa aerea (uno lo abbiamo visto nei pressi del comando delle operazioni nel Donbas, a Kramatorsk).
I risultati si vedono al fronte. Quando prima i comandanti di battaglione utilizzavano per comunicare la pericolosissima rete telefonica cellulare (un gioco da bambini intercettarla per i servizi russi) oggi dispongono di apparati radio cripto, che vanno utilizzati con prudenza ma che offrono buona sicurezza. Il fronte è disseminato di telecamere e sistemi UAV, che consentono una moderna sorveglianza mentre orecchie attente sorvegliano le comunicazioni avversarie, ricavando informazioni molto importanti. Si conoscono praticamente i nomi di tutti gli ufficiali che si hanno di fronte, avvantaggiati dal fatto che tutti gli ucraini praticamente conoscono alla perfezione il russo e non vi è bisogno d'interpreti per tradurre le comunicazioni intercettate.
E' stato fatto un enorme lavoro per modernizzare tutta la struttura militare e un contributo lo hanno dato anche i vari istruttori giunti in particolare da Stati Uniti, Canada e Regno Unito. Probabilmente anche i polacchi stanno collaborando, in quanto sono preoccupatissimi per la politica attuata da Putin, così come i piccoli paesi baltici, tutti però oggi sotto l'ombrello della NATO che, seppur lentamente, ha deciso di riposizionare alcune piccole unità ad oriente, cosa che aveva sempre evitato di fare, proprio per non urtare i russi. Visto come si stanno comportando e visto le fortissime richieste, qualcosa è stato fatto proprio per evitare altri colpi di mano.
Non solo il corpo ufficiale oramai è composto da veterani, come il comandante congiunto delle forze ucraine nel Donbas, generale Naev (una figura molto decisa che abbiamo incontrato nel suo comando a Kramatorsk) ma dalle accademie stanno uscendo molti giovani ufficiali consapevoli del loro ruolo. Alcuni arrivano anche da accademie estere e da poche settimane è tornato in Ucraina il primo ufficiale che ha concluso il ciclo di studi presso l'Accademia Navale di Livorno.
Il 30 aprile il comando delle operazioni è passato dal controspionaggio (l'SBU, a cui era affidata quella che doveva essere un'operazione antiterroristica) alle Forze Armate, un passo essenziale dato che qui non siamo di fronte a "terroristi" ma a scontri convenzionali con grandi masse di mezzi.
Una situazione completamente mutata sul campo e la sensazione che il Cremlino abbia voluto veramente strafare nel suo volere di conquista e oggi si trovi in una situazione dannatamente difficile e molto costosa dato che è lui che deve pagare il conto non solo delle operazioni ma anche delle necessità dei territori che, di fatto, controlla.

(2 - Continua) 
AGGIORNAMENTO SULLA SITUAZIONE NELLO YEMEN


Sono sempre scarse le notizie dallo Yemen. Le trattative per la città portuale di Hoddeida vanno avanti, con la città accerchiata già a metà. Le forze della coalizione vogliono evitare una battaglia urbana e conseguenze per la popolazione, in gran parte simpatizzate per loro (si tratta di sunniti). Tutto sembra per ora congelato e si spara poco.
Più attivo è il fronte nord, nei pressi del confine con l'Arabia Saudita, dove gli houthi tentano qualche azione d'alleggerimento ma la situazione strategica per loro e per i loro alleati iraniani, rimane difficile. Sembra anche che abbiano drasticamente ridotto il lancio di missili balistici contro l'Arabia Saudita.

giovedì 11 ottobre 2018

SPECIALE FRONTE DEL DONBAS

UN'ALTRA GUERRA CHE SI VUOLE DIMENTICARE

Il "benvenuto" sul fronte del Donbasm in Ucraina, ce lo  porge una raffica di 4 colpi di AK-74 in 5,45x39 mm, facilmente riconoscibile dal precedente AKM (il primo Kalashnikov in 7,62x39 mm) per il suono più acuto. La raffica è partita a breve distanza ma non era diretta verso di noi e nessuno dei militari intorno a noi batte ciglio.
"I giorni sono calmi", ci dice il comandante del battaglione della 92a Brigata ucraina che controlla questo tratto di fronte alla periferia di Donietsk, "I problemi" prosegue, " sorgono la notte, proprio quando gli osservatori ONU e dell'OCSE non fanno servizio e vanno a dormire. Fanno gli osservatori su un conflitto ma solo ore diurne! Forse non ricordano che di notte si combatte.
Siamo arrivati sul fronte del conflitto fra Ucraina e Russia, una guerra in Europa, anche se proprio di questi tempi diversi politici, per esorcizzare importanti cambiamenti politici che si delineano per le prossime elezioni di maggio per il Parlamento Europeo, ripete come un mantra che: "Questa Unione Europea ha assicurato comunque 70 anni di pace in Europa". A parte che diversi abitanti dei Balcani insorgerebbero davanti a questa affermazione, ricordando addirittura spaventosi massacri e anni di combattimenti, invitiamo questi politici distratti a farsi un giro fra le trincee e le postazioni del conflitto nel Donbas: non una piccola area di tensione ma ben 400 chilometri di fronte, fra miniere di carbone, fabbriche enormni abbandonate e foreste.
Siamo in Europa orientale ma sempre in Europa. Da queste parti combatté perfino il CSIR, il Corpo di Spedizione Italiano in Russia, in particolare a cavallo del 1941-42. Donietsk si chiamava Stalino, non in omaggio al dittatore sovietico ma perché "stal" vuol dire acciaio e qui, dopo la scoperta d'immense risorse di ottimo carbone, sorse, dal nulla, l'industria pesante dell'Unione Sovietica, in seria difficoltà dopo il crollo dell'URSS nel 1991, quando sparirono le grandi commesse statali.
Oggi in molte strutture industriali vi sono i militari, appostati anche nelle abitazioni diroccate, il tutto collegato da camminamenti e barricate, al cui riparo conviene rimanere sempre perché i cecchini sono costantemente in agguato.
I civili sono rimasti a vivere a poche centinaia di metri di distanza dalle linee contrapposte, con i palazzi che, specie nei piani alti, mostrano evidenti i segni dei combattimenti di oltre quattro anni di scontri. La gente sopravvive ma non è assolutamente facile, così come a Donietsk, oltre le linee russe. 
Nel comando di battaglione sui monitor appaiono le immagini di varie videocamere e piccoli velivoli teleguidati, che mostrano i blocchi della periferia della parte nord città, devastato dai combattimenti, incluso il grande aeroporto, realizzato nel 2012 per gli europei di calcio, completamente distrutto dalla durissima lotta per il suo controllo, incluso l'adiacente Hotel Pilot, in cui abbiamo alloggiato.
Che vi sia in corso un conflitto è palese. Che in molti lo vogliano far dimenticare è un altro discorso ma è altrettanto chiaro.
Lo vuol far dimenticare Putin, a cui piacciono le azioni rapide (come l'occupazione della Crimea nel marzo 2014, qualcosa come 26.000 chilometri quadrati, più della Sicilia, non proprio un angolino di territorio), ora costretto a mantenere il Donbas sotto il controllo delle sue truppe, dopo che vi ha fatto arrivare centinaia di carri, centinaia di mezzi blindati per la fanteria e via discorrendo fino a realizzare due corpi d'armata, il tutto ampiamente documentato da immagini satellitari ma anche colte dagli abitanti. Se sono state date delle senzioni, non è stato per qualche futile motivo. Fu solo grazie a questo enorme sforzo militare che evitò la sconfitta dei separatisti, che pure aveva alimentato con armi individuali e personale dei servizi segreti e delle forze speciali. Nell'agosto 2014 la controffensiva ucraina stava per cogliere successi determinanti, come l'accerchiamento di Donietsk, quando decise di far intervenire le sue truppe, in primo luogo la potente artiglieria ma anche elementi a terra, tanto che diversi di loro furono catturati. Spera che il silenzio almeno congeli la situazione attuale dato che gli ucraini si sono organizzati e oggi dispongono di armi pesanti e personale addestrato. Putin a volte sembra non ricordare neppure da che parte di mondo si trovi il Donbas ma all'aggressivo ex agente del KGB non basta la sua espressione a cancellare realtà che sono eclatanti, tanto che perfino gli svedesi, popolo notriamente pacifico ma non sprovveduto, si stanno riarmando.
L'oblio sull'aggressione russa all'ucraina (difficile trovare altra definizione senza scivolare nel ridicolo) piace a quei paesi europei che fanno grossi affari con Mosca e ricevono materie prime (l'unica cosa che la Russia  produce, oltre alle armi), indispensabili per l'economia. Qualcuno parla dei danni alla nostra economia dovute alle sanzioni. Ma l'Italia non ha dato le sanzioni a Mosca sui pomodori e gli spaghetti, ma è stato Putin a rispondere alle sanzioni europee su certe tecnologie militari sanzionando il nostro settore alimentare ma non le Mercedes, che piacciano tanto ai russi ricchi (quelli ricchissimi hanno ambizioni automobilistiche anche superiori).
L'Ucraina ha sconfinati campi dove si produce una marea di grano; il famoso "granaio d'Europa". Ma questi problemi sembrano lontanissimi passando per trincee e camminamenti, in mezzo a capannoni devastati, con chi ci accompagna che ci raccomanda di non avventurarsi di lato perché intorno è tutto disseminato di mine, posati da altri reparti o dal nemico.
La situazione cambia ancora a poche centinaia di metri, lungo la strada che porta dentro Donietsk. Qui fanno la coda le macchine di quei fortunati cittadini che hanno benzina e soldi (Euro e Dollari, niente rubli moneta corrente nelle zone sotto controllo russo) per passare il fronte e stanno passando i controlli per farli rientrare in città, dopo che sono stati oltre il fronte ucraino a fare la spesa! Uomini avanti con gli anni e donne ( i giovani sono tutti mobilitati), con facce preoccupate e macchine vecchie, pensierosi per un futuro che appare diverso da quello assicurato da Putin pochi anni or sono.
A Donietsk non solo mancano molti generi primari ma è palese lo scontro fra bande. Molti capi locali sono stati uccisi in drammatici regolamenti di conti. Personaggi decisamente di basso profilo, strettamente agli ordini del personale dei servizi di Mosca, non di rado con precedenti attività tutt'altro che adamantine. Il caso per ora più clamoroso è quello del presidente della Repubblica Popolare di Donietsk (una delle due autoproclamate realtà, insieme alla Repubblica Popolare di Lugansk, con tanto d'esposizione di falci e martelli), quell'Alekxandr Zakharchenko che è saltato in aria mentre, insieme al suo responsabile delle finanze (rimasto ferito), era andato a farsi u caffè al bar Separatist, nei pressi del suo ufficio, lo scorso 31 agosto. Per ora è l'ultima di una lunga lista di vittime di personaggio localmente noti (specie capi militari di assortite milizie), morti non al fronte ma magari saltati in aria mentre prendevano l'ascensore. Alla fine di settembre un ordigno ha ferito il capo dei comunisti locali durante un comizio, a riprova di quante tensioni esistano da quelli parti. Mosca ha parlato per l'uccisione di Zakhachenko di "una incursione di commandos ucraini" ma tutti sanno come stanno le cose e hanno paura, specialmente chi è implicato nei tanti traffici nati  dopo l'inizio della guerra.
In prima linea e a Donietsk tutti utilizzano il telefonino ma in tanti ascoltano e capiscono perché tutti gli ucraini comprendono anche il russo. Sanno che per Putin il Donbas è divenuta una piaga dolorosa. Sanno e attendono.

mercoledì 10 ottobre 2018

RUSSI IN LIBIA
 
 
La Russia era la miglior alleata di Gheddafi, fornendoli armi di ogni tipo e la relativa assistenza. Durante la guerra del 2011 affluirono mercenari russi (uno lo trovammo morto a Tripoli, dentro un frigo a pozzetto, dove i suoi compagni lo volevano portare in patria!).
La perdita di un ottimo cliente come Gheddafi, fu un duro colpo per l'industria militare di Mosca, perdendo anche un alleato strategico, seppur molto volubile.
Mosca ha tentato di rientrare nel gioco libico, puntando sul generale Haftar. Così mentre noi italiani perdevamo bellamente tempo in sterili tentativi e clamorosi fallimenti (come l'appoggio dato da certi esecutivi italiani al presidente  Sarraj, uomo privo di potere effettivo), Mosca è rientrata in gioco. Attualmente risulta  RAIDS che nel paese operano elementi del GRU (l'intelligence militare) e delle forze speciali, con basi a Tobruch e Bengasi. Inoltre sono apparsi elementi della compagnia militare Wagner, notissimo cavallo di Troia della politica russa nel mondo. Mosca è in buoni rapporti anche con il fondamentale Egitto di Al-Sisi, con sullo sfondo sempre i giacimenti petroliferi libici, fattore non di poco conto.

SIRIA: SI TRATTA E SI COMBATTE
 
 
Dalla Siria giungono notizie, seppur non ufficiali, di trattative per una soluzione del lungo e drammatico conflitto. La presenza turca ha praticamente congelato il fronte settentrionale dove si affrontano le forze di Damasco e i loro alleati (russi, iraniani, hetzbollah) contro le forze dell'opposizione, un mosaico di sigle molto articolato, non di rado in lotta fra di loro, con attentati e scontri a fuoco.
Poi vi sono le Forze Democratiche, a maggioranza curda, che controllano enormi zone del paese. Oggi dal Kurdistan iracheno è giunto nella zona sotto il loro controllo, un convoglio di circa 300 veicoli, incluso 30 mezzi blindati. Questi rinforzi dovranno servire per vincere la resistenza di Daesh nella piccola ma accanita sacca che controlla lungo il tratto terminale dell'Eufrate, prima che passi in Iraq, sulla sponda orientale. Una resistenza di cui non riusciamo a dare univoca interpretazione. Oggi, approfittando di una tempesta di sabbia, gli integralisti hanno tentato un piccolo contrattacco, poi stroncato.
Resistono altre due sacche di Daesh, fra cui quella più piccola a sud.est di Damasco, introno ad un vulcano. Vi è poi. lungo il confine tripartito fra Siria, Giordania e Iraq, un'altra sacca, in area desertica, controllata dall'opposizione.
E come se la situazione non fosse ancora molto complessa, vi è la presenza israeliana, volta ad impedire che forze dell'Iran s'installino nel paese, ricorrendo anche ad azioni di forza, in pratica attacchi aerei. Mosca spinge per un accordo, in quanto il costo economico è elevato è vi sono sempre altri pericoli, come ha confermato l'abbattimento di un suo velivolo per l'ascolto elettronico, colpito per errore da un missile siriano, con l'uccisione di 15 uomini d'equipaggio.

martedì 9 ottobre 2018

YEMEN: SI AVVICINA UNA NUOVA FASE 
DELLA BATTAGLIA PER HODDEIDA


Elicotteri da combattimento AH-64 APACHE hanno colpito stamani il comando delle forze houthi nella città portuale di Hoddeida, mentre stanno avvicinandosi rinforzi, via terra e via mare.
Probabilmente si avvinca uno scontro molto importante per l'andamento del conflitto.
Chi attacca voleva evitare una battaglia urbana ma sembra che per ora non vi siano alternative. Purtroppo molti civili sono bloccati in città. 
ESPLOSIONE IN ARSENALE IN UCRAINA
Probabilmente si tratta di sabotaggio. Questa mattina ci sono state quattro esplosioni iniziali nell'arsenale all'aperto di Ichnya, nella regione di Kiev. Dopo sono seguite una serie di altre esplosioni. Da tempo si stavano trasferendo munizioni da questa enorme struttura all'aperto, non facilmente difendibile. Per ora sono state evacuate per prudenza 17.000 persone e vietato il sorvolo aereo. Sono state mobilitate molte strutture, incluso ovviamente vigili del fuoco ed elementi dell'Esercito e di altre componenti per la sicurezza.
Lo scorso anno, a settembre, era saltato in aria un altro grande arsenale nell'area di Karkiv/Karkov. Probabilmente si tratta sempre di azioni sovietiche.


OFFENSIVA IN SOMALI 
CONTRO AL-SHABAB


Le forze di sicurezza somale, insieme a quelle internazionali che le appoggiano, hanno lanciato da quattro giorni una grande offensiva contro le roccaforti del movimento integralista musulmano al-Shabab. Per ora sono state liberate diverse località, in particolare nell'area interna che corrisponde a Mogadiscio.
L'offensiva, appoggiata anche da velivoli del Kenia e da altri sistemi aerei, è stata decisa in risposta all'ondata di attentati integralisti nel centro della capitale, che ha causato varie vittime fra la popolazione.
ARRESTATO A DERNA
UN DISERTORE EGIZIANO


L'ex ufficiale egiziano Hisham Ashmawi è stato arrestato oggi a Derna dalle forze di sicurezza libiche. L'ufficiale aveva disertato per andare a combattere in Libia con gruppi integralisti religiosi.
L'uomo, che ora rischi grosso, tentava di allontanarsi dalla città, dove ha operato per diversi anni, portando la sua preparazione a servizio dei terroristi. 
L'Egitto ha richiesto già la consegna del prigioniero, in quanto accusato di una serie di reati.

lunedì 8 ottobre 2018

TENSIONE NELLO YEMEN 
PER UN TERMINAL PETROLIFERO
 
Le forze del movimento S.T.C., che controlla una parte del paese e che sono appoggiate dagli Emirati Arabi Uniti, hanno conquistato un terminal petrolifero sull Golfo di Aden, per l'esattezza a Shabwa. La cosa ha creato però delle frizioni con i reparti che fanno capo al presidente Hadi che ne rivendicano il possesso.
Intanto è risalita la pressione sulla città portuale di Hoddeida, in particolare con il ricorso all'artiglieria terrestre e navale. Si tratta ancora per evitare una battaglia urbana.

OPERAZIONE WAGRAM PER LA FRANCIA IN SIRIA
 
In queste ore i pezzi autocarrati CAESER francesi da 155 mm, stanno colpendo le posizioni di Daesh lungo l'Eufrate, per annientare l'ultima sacca di resistenza su questa sponda del fiume.
L'azione francese s'inquadra nell'ambito dell'Operazione WAGRAN, vale a dire l'intervento francese in Siria per combattere Daesh.
La Francia impiega in Siria soprattutto artiglieria, velivoli e forze special, circa 2.000 militari compreso il personale a terra dell'Aeronautica. 

ARRESTATO PER TRAFFICO DI ARMI
UN CITTADINO UCRAINO

Un cittadino ucraino è stato arrestato dal controspionaggio, in quanto tentava di vendere due turbine per elicotteri Mil Mi.8. La fabbrica di questi motori si trova in Ucraina e ovviamente ha sospeso le fornire alla Russia, così come quella di altri tipi di turbina anche per impieghi navali. La cosa ha creato grossi problemi a Mosca la quale ha annunciato di voler produrre in Russia queste turbine. Cosa più semplice a dirsi che a farsi, tant'è che i russi sono alla disperata ricerca di turbine per elicotteri.
L'arrestato pensava di ricavare un buon ammontare di denaro e invece prenderà un congruo numero di anni di carcere.

T-62 DALLA RUSSIA VERSO IL DONBAS


Nel pomeriggio è stato notato e fotografato anche da terra, il passaggio di un convoglio con a bordo carri T-62 diretto dalla Russia verso i territori del Donbas sotto controllo dei russi.
Come mai carri T-62, con il loro pezzo da 115 mm, unico nell'arsenale già sovietico? Forse perché di carri T-64 in buone condizioni, relativamente semplici da rimettere in condizioni operative, non ce ne sono più e si è deciso di passare ai più vecchi e meno effecenti T-62, per altro privi di protezione reattive. I T-72 rimessi in servizio, servono per l'esigenze in Siria, dove i governativi hanno perso qualcosa come 2.000 carri.
Questo continuo flusso di armamenti pesanti dalla Russia verso l'Ucraina, non solo è una palese violazione degli accordi di Minsk ma sta facendo perdere la pazienza al governo ucraino. Secondo informazioni appena raccolte, a Kiev si è stanchi di queste violazioni e si pensa a contromisure adeguate.
Dalla Russia arrivano tutta la massa di rifornimenti che da oltre quattro anni alimenta le attività separatiste nel Donbas, di cui Putin afferma di non conoscere neppure la collocazione sulla carta geografica! 

Intanto si è ufficialmente aperta in Ucraina l'Esercitazione della NATO CLEAR SKY 2018, a cui partecipano aviazioni di nove paesi.

domenica 7 ottobre 2018

AL VOTO LA BOSNIA-ERZEGOVINA
 
Si è votato anche in Bosnia-Erzegovina. I candidati nazionalisti sembrano aver ottenuto un buon successo creando però dei problemi sulla stabilità del paese, devastato dalla feroce guerra degli Anni '90. Il candidato vincente per la presidenza tripartita dei cantoni serbi, Dodic, ha parlato in passato dell'ipotesi di una secessione e di una unione con la Serbia, discorsi che fecero scoppiare il conflitto nel 1992.
La differenza sostanziale è che oggi i serbi non godono della netta superiorità in fatto di armamenti di cui godevano nel 1992; elemento che 26 anni or sono fu molto importante per lo scoppio del conflitto.
I reparti in armi sono relativamente ridotti ma tutte e tre le entità hanno armi ed equipaggiamenti in miasura proporzionale.
Mosca alimenta il nazionalismo serbo in funzione anti-NATO