lunedì 31 dicembre 2018

TRUMP DA 4 MESI AL RITIRO DALL'IRAQ
 
 
Primissima notizia dell'anno nuovo. Il presidente Trump gha dichiarato che le forze statunitensi in Siria hanno 4 mesi per ritirarsi. Vedrete che diverranno 6 od 8 se non di più. Le reazioni all'annunciato ritiro sono state troppo forti e trasversali. Probabilmente sul terreno giungeranno contractor della CIA in abbondanza e i kurdi avranno tempo per organizzarsi e raffrzare le loro posizioni lungo la frontiera con la Turchia.




F-16 IRACHENI COLPISCONO DAESH IN SIRIA 


La Difesa irachena ha diffuso un comunicato in cui si annuncia che F-16 della sua Aeronautica hanno distrutto un edificio nella parte orientale del paese, dove si trovavano una trentina di miliziani di Daesh, fra cui diversi responsabili, praticamente tutti rimasti uccisi nell'azione.
Solo due giorni prima, Baghdad aveva preannunciato un maggior impegno per colpire Daesh anche in Siria.
L'impressione è che gli Stati Uniti abbiano passato tutte le informazioni utili per la riuscita dell'azione.



BARRIERA RUSSA
IN CRIMEA
Mosca ha annunciato di voler realizzare 60 chilometri di barriere fra la penisola di Crimea occupata e il resto dell'Ucraina. Putin non si ricorda che tutte le volte che la penisola è stata attaccata da nord è stata conquistata. I tedeschi nel 1918, i bolscevichi alla fine della Guerra Civile, ancora i tedeschi nel 1941 e i sovietici nel 1944. E andando indietro, ai tartari di Crimea non servì la realizzazione di una sorta di muraglia per resistere all'avanzata russa. 
La situazione economica della penisola è molto critica. Gran parte dei turisti che la visitavano era composto da ucraini, che ora non possono più farlo. L'agricoltura si basava sulle forniture idriche dal fiume Dnipro, attualmente bloccate, tanto che vaste zone sono tornate incolte. Anche a Sebastopoli si vive un clima da fortezza sotto assedio, con in prezzi cresciuti notevolmente perché tutto deve arrivare da molto lontano.  

FORZE OLANDESI IN KURDISTAN? 


Il Governo olandese si è offerto di inviare truppe nel Kurdistan siriano, allo scopo di prevenire un'azione turca.
Bisogna dire che l'Olanda in questo modo ha dimostrato un certo coraggio dato che in diversi cercano solo come non andare o come ritirarsi da certe zone d'intervento, salvo poi versare copiose lacrime se succede qualcosa di tragico. Probabilmente Londra  Parigi, che hanno militari in quelle zone, hanno chiesto l'appoggio dell'Olanda anche per compensare l'eventuale ritiro statunitense a livello di reparti sul terreno. 
Intanto si moltiplicano le pressioni perché Trump sospenda, almeno per ora, il ritiro dalla Siria, come sembra stia facendo.



domenica 30 dicembre 2018

AEROCARGO MOLDAVO A MISURATA


Un grande B-747 della moldava Aerotranscargo è atterrato a Misurata proveniente da Instanbul. A bordo potrebbe esservi un carico di armi e/o munizioni. I turchi hanno sempre appoggiato la fazione delle milizie di Misurata. I velivoli cargo in avvicinamento sono difficili da controllare a differenze delle unità navali.
La Turchia sta operando in Libia così come fece 100 anni or sono, all'epoca della conquista italiana, quando riuscì a fomentare una grave rivolta, utilizzando anche i sottomarini tedeschi.
UNA PRECISAZIONE DI TRUMP SULLA SIRIA


Forse allarmato dalle crescenti proteste per l'annunciato ritiro dalla Siria, il presidente statunitense Trump ha fatto una precisazione:

1) Il ritiro statunitense avverrà quando lo "stato islamico" sarà distrutto.
2) Quando l'Iran si sarà ritirato dalla Siria.
3) Quando i nostri alleati kurdi si sentiranno al sicuro.

Se si esclude il primo punto, i rimanenti due ci sembrano lontani dall'essere realizzati. Per questo pensiamo che forze statunitensi rimarranno in Siria ancora per del tempo. Ora si attende la reazione turca.
PRESA BASE TALEBANA
 
 
Le forze speciali del Direttorato Nazionale per la Sicurezza (l'intelligence afghano) hanno occupato una base talebana, uccidendovi 13 miliziani, nella parte centrale della regione di Maidan Wardak. Si tratta di un gruppo speciale che ricorda la SOD (Special Operation Division) della CIA.

BREAKING NEWS

TRE PORTI YEMENITI 
SOTTO CONTROLLO DELLA MARINA


Il porto di Hoddeida e due altre installazioni portuali sono state cedute dalle milizie houthi al controllo della Marina del presidente Hadi, sulla base di un accordo sottoscritto in Svezia fra le delegazioni dei contendenti, riunite dall'inizio di dicembre.
In questo modo sarà possibile  controllare i carichi in arrivo dall'estero, accertandosi non vi siano armi o altri materiali di contrabbando.
La coalizione internazionale a guida saudita ha già dato l'autorizzazione all'arrivo di dieci mercantili carichi di aiuti umanitari, per soccorrere le popolazioni in gravi difficoltà.
Si tratta di un importante passo in avanti verso la pace ma anche il segnale che l'assedio agli alleati dell'Iran è arrivato alla vittoria, stroncando la pur accanita resistenza. Il regime teocratico iraniano avrebbe voluto che la lotta proseguisse ma i loro alleati erano stremati.
Potrebbe essere l'inizio di un real procsso di pace, in un paese che è stato gravemente danneggiato dai combattimenti.
I nostri lettori potranno controllare quanto notizie di questo tipo, siano ignorate dai media italiani, in tutt'altre direzioni impegnati.
AVVICENDAMENTO ALLA DIGA DI MOSUL


Nell'ambito dell'Operazione PRESIDIUM alla diga di Mosul, i paracadutisti del 187° Reggimento hanno dato il cambio al personale dell'82° Reggimento Fanteria TORINO. Nei prossimi mesi il presidio italiano sarà rimosso in quanto non vi è più il rischio di attacchi da parte di Daesh e i lavori di consolidamento saranno conclusi.
Si è trattato di un ottimo lavoro, svolto in condizioni non semplici. Peccato che sia stato praticamente impossibile, per precisa scelta dell'allora ministro Pinotti, dare adeguata copertura a questa operazione. In questo modo sarà possibile rcuperare personale per altre missioni, ad iniziare da quelle in Niher e Libia.
INIZIA IL RITIRO STATUNITENSE DALLA SIRIA
I primi elementi statunitensi hanno iniziato a lasciare la Siria, secondo le nuove direttive del presidente Trump. Per ora il numero è minimo  non si hanno informazioni circa i tempi di attuazioni. Magari serviranno diversi mesi.
Intanto prosegue la lenta ma costante avanzata lungo la sponda orientale dell'Eufrate, nell'ultima sacca di Daesh in questa zona. L'impressione è che la campagna si possa concludere nel giro di alcuni giorni anche se si fa di tutto per limitare le perdite. Da segnalare una estensione, in zone praticamente desertiche, dei territori di Daesh a occidente dell'Eufrate,, in corrispondenza di Deir-ez-Zor, in conseguenza della scarsità di truppe di Damasco per controllare questi vasti territori.
L'Iraq e Damasco hanno raggiunto un accordo per combattere il terrorismo di Daesh. Gli iracheni sono pronti a colpire anche in Siria, come hanno già fatto.

sabato 29 dicembre 2018

UCRAINI GUADAGNANO TERRENO
 
 
Elementi della Brigata meccanizzata Autonoma ucraina hanno preso il controllo di una collina 10 chilometri a nord di Horlivka, uno dei capisaldi dei filo russi nel Donbas. Le posizioni sono state subito rinforzate per ripararsi dai tiri dell'artiglieria e da eventuali contrattacchi.
Il quadro strategico è piuttosto chiaro. I separatisti non hanno, disponendo di circa 32/34.000 militari, sufficienti forze per presidiare circa 400 chilometri di fronte. Se i reparti di Kiev iniziano a spingere  non sanno come far fronte a molteplici attacchi anche perché il personale è stanco dopo quasi cinque anni di combattimenti. Il fronte è stato disseminato da una quantità di mine molto elevata ma 400 km di fronte sono veramente tanti. Inoltre le linee passano vicinissimi a punti fondamentali, come Donietsk, dove il fronte è praticamente alla periferia della città. Putin potrebbe decidere per un coinvolgimento maggiore ma oggi non è come nel 2014, quando dovette affrontare unità deboli e scoordinate, colte di sorpresa dai rivolgimenti del periodo.

GRUPPO ANTISBARCO A MARIUPOL 


Il generale ucraino Serhiy Nayev, che conduce le operazioi nel Donbas e che in ottobre ci ha concesso una intervista in esclusiva, ha reso noto di aver dislocato un gruppo antisbarco nell'area di Mariupol, in quanto si teme un'azione di questo tipo da parte delle forze russe. Le coste basse e sabbiose e la vicinanza della penisola del Kuban (in mano russa), faciliterebbero operazioni di questo tipo, qualora Putin decidesse un'azione di forza in grande stile, azzardando molto. Ma in passato non ha esitato davanti a passi importanti e compromettenti.
Del resto al Kremlino si è preoccupati per il progressivo potenziamento dell'apparato militare di Kiev che riduce progressivamente il vantaggio militare russo, fino ad oggi ragione di tanti interventi. Vi è poi il timore che davanti ad un disastro economico, Putin tenti di distrarre l'opinione pubblica russa (che controlla strettamente tramite il controllo dei media) creando una minaccia esterna. Ci vuole della faccia tosta per farlo ma lui l'ha già dimostrata in passato, negando ostinatamente che i suoi reparti fossero schierati nel conflitto con l'Ucraina, quando era chiarissimo quello che stava avvenendo.
Intanto stime attendibili indicano n 32.000 i militari separatisti schierati nel Donbas, troppo pochi per sostenere uno scontro se non vi fosse il vasto appoggio di Mosca. 



venerdì 28 dicembre 2018

ATTENTATO A IL CAIRO


Un pullman con a bordo turisti vietnamiti è stato investito ieri da una esplosione mentre tornava da una visita ai siti archeologici di Giza. Il bilancio è di 4 morti (tre turisti e la guida, e numerosi feriti.
Erano alcuni anni che non si verificavano attacchi a turisti stranieri anche perché in principali siti archeologici sono pesantemente sorvegliati.
L'Egitto è impegnato in una dura lotta contro i terroristi integralisti che, con queste azioni, vogliono mettere in crisi il turismo, la seconda fonte di reddito per il paese.
UN ALTRO ANNO DI 
LEGGE MARZIALE A MINDANAO 


E' stato deciso di prolungare per un altro anno la legge marziale sull'isola di Mindanao, nelle Filippine, dove operano guerriglieri musulmani integralisti.
E' stato deciso anche di creare, sempre sulla grande isola, l'11a Divisione di fanteria, per meglio contrastare i miliziani integralisti, rimasti armati dopo che una parte del movimento ha scelto la strada politica. 
Il presidente filippino vuole stroncare la guerriglia integralista ma dispone di risorse limitate e deve far fronte anche all'eggressione cinese sulle isole a occidente delle Filippine. In aiuto del paese potrebbe giungere il Giappone, nella sua nuova veste internazionale. Tokio potrebbe cedere armamenti terrestri, navali e aerei che oramai sono superati per le sue esigenze.

LIBIA: COMBATTIMENTI NEL DESERTO
 
 
Se la situazione lungo la costa è relativamente tranquilla in Libia, vi son stati combattimenti nel Fezzan e a Cufra.
Nel Fezzan si sta svolgendo un confronto abbastanza atipico, con ribaltamenti di fronti. A Cufra le forze dell'Esercito nazionale Libico hanno affrontato mercenari ciadiani, utilizzando anche un velivolo leggero italiano SIAI SF-260, un monomotore turboelica utilizzato per l'addestramento e l'attacco leggero.

BOKO HARAM CATTURA BASE


Le milizie integraliste di Boko Haram hanno catturato la base nigeriana di Baga, lungo la sponda meridionale del Lago Ciad. Prosegue quindi l'offensiva delle milizie islamiche contro le forze nigeriane che paiano aver difficoltà per contrastarla. In queste ultime settimane le forze di sicurezza nigeriane hanno subito varie sconfitte anche piuttosto consistenti, nonostante lo squilibrio di forze in campo. 
Bisogna che le forze di sicurezza nigeriane siano più incisive e adottino anche tattiche adeguate.
TREGUA NEL NORD DELLA BIRMANIA
 
 
Le forze governative birmane hanno proclamato quattro mesi di tregua unilaterale nel nord del paese. Queste regioni sono state oggetto per decenni da forme varie di guerriglia, essendo molto remote.
In sospeso rimane la questione con i karen lungo il confine con la Thailandia e le recenti persecuzioni contro i musulmani nella parte costiera orientale della Birmania, che hanno creato decine di migliaia di profughi vers il Bangladesh, paese musulmano ma già alle prese con grossissimi problemi.
Curiosamente, ma non troppo, quasi nessuno ha fatto notare che a capo del paese vi è una signora che ha vinto il premio Nobel per la pace!

SALE IL BILANCIO DELL'ATTACCO A KABUL


Purtroppo il bilancio dell'attacco a in ministero a Kabul, ha registrato crescere il numero delle vittime fino a 43. Si trattava di un ufficio che eroga pensioni alle vedove e ai mutilati.
Ovviamente i terroristi hanno attaccato una struttura statale scarsamente difesa. Per questo hanno potuto fare così tante vittime. Una importante lezione da tenere ben presente





 
I KURDI FANNO ENTRARE LE FORZE 
DI DAMASCO A EST DI MAMBIJ 


Mentre prosegue l'afflusso delle forze turche in Siria  e lungo al frontiera, le forze kurde hanno fatto entrare i reparti di Damasco in un'area a occidente di Manbij; questo allo scopo di prevenire la conquista dell'0area ad un palesato intervento turco di tipo convenzionale, reso possibile dopo l'annuncio del ritiro statunitense nel paese ; l'area di Manbij è un grosso saliente sotto controllo kurdo a occidente dell'Eufrate, subito a sud del confine con la Turchia. In queste ore l'area è comunque pattugliata anche da veicoli ed elicotteri statunitensi.
Proseguono i combattimenti lungo la sponda orientale dell'Eufrate ma molto a sud-est, a ridosso del confine con l'Iraq, dove si vuole eliminare la relativa sacca di Daesh. Potrebbe essere vicino il collasso delle difese integraliste, a corto di risorse  affayicato da mesi di assedio e combattimenti.

giovedì 27 dicembre 2018

 I TURCHI PRONTI A COLPIRE
 
 
La Turchia continua ad ammassare mezzi corazzati, mezzi per la fanteria e artiglieria per un'azione in territorio iracheno. Ankara è preoccupata per la presenza turca e una eventuale alleanza fra kurdi contro i turchi.
In particolare sono stati avvistati M-60 A3 ed M-113, tutti materiali piuttosto anziani ma aggiornati e adatti a quest tipi di confronto. L'imressine p che servirà del tempo agli Stati Uniti per ritirarsi anche perché le milizie dello Stato Islamico non sono state completamente sconfitte. Anche oggi si sono avuti combattimenti e la Francia ha fatto saper che nell'ultima settimana i suoi autocannoni CAESAR da 155 mm hanno effettuato 34 interventi a fuoco, una media di cinque a giorno. 




 
 IL DEPOSITO DISTRUTTO A DAMASCO
 
 
Foto satellitari, disponibili su internet. dimostrano come il deposito colpito dai velivoli israeliani in questi giorni, è stato completamente distrutto. Secondo alcune indicazioni, conteneva un grosso numero di razzi di costruzione iraniana FAJR 5. Sembra che gli iraniani abbiamo accumulato questo materiale lentamente, facendolo giungere insieme ad altre componenti per le forze del presidente Assad, per non far nascere dei sospetti, andandoli a sistemare all'interno di una struttura gestita normalmente dalla 4a Divisione Corazzata.

YEMEN: FRA TREGUA E COMBATTIMENTI
 
 
l team di osservatori delle Nazioni Unte è giunto per la prima volta a Hoddeida. I primi report indicano come la tregua in città regga ma si sentono in lontananza colpi di cannone. E' attivo il fronte più settentrionale,dove le forze della coalizione araba stanno avanzando.
Un fattore importante è che la coalizione ha autorizzato 10 mercantili carichi di aiuti umanitari a raggiungere i porti yemeniti. La popolazione delle zone controllate dal movimento Ansar Allah (houthi) è in condizioni molto difficili, pur considerando che alcune zone del paese erano molto arretrate. Ma è soprattutto nelle città che la situazione è drammatica, mancando qualsiasi forma di risorsa alimentare e con problemi anche idrici. Gli houthi, supportati dall'Iran, hanno voluto mantenere le loro posizioni ma ora sono allo stremo. Mancano i carburanti, i pneumatici, i pezzi di ricambio. 
Si continua a trattare ma è chiaro che la resistenza non potrà proseguire all'infinito. Il governo teocratico iraniano team che questa sconfitta comprometta il suo prestigio e continua a diffondere comunicati di vittorie che farebbero ridere se non fossero tragici. Sembra che sia finita anche la scorta di missili balistici che venivano lanciati contro le città saudite, inclusa la capitale, cosa che i sauditi non vogliono accada più anche se quasi tutti i missili sono stati intercettati dal sistema PATRIOT PAC3.

FINE DELLO STATO D'EMERGENZA
LUNGO I CONFINI DELL'UCRAINA


Dopo un mese, è stato sospeso lo stato d'emergenza nelle dieci regioni ucraine che sono in contatto con truppe russe, incluso la Moldavia occupata. La situazione ovviamente è tutt'altro che normalizzata e sui fronti del Donbas si spara ancora mentre in diversi tengono d'occhio le mosse di Putin.
Intanto i programmi militari di Kiev per il prossimo anno vedono una particolare attenzione nei riguardi della realizzazione di un missile di crociera ad alta precisione e al potenziamento dell'artigleria, mono e pluri tubo (cannoni e lanciarazzi), con l'adeguamento delle capacità di controfuoco.


mercoledì 26 dicembre 2018

IL PRESIDENTE TRUMP IN IRAQ
 
 
A sorpresa, anche per evidenti motivi di sicurezza, il presidente statunitense Trump e la consorte, si sono recati in una base statunitense in Iraq.
La visita è durata poco più di tre ore, spegnendo alcune polemiche che erano sorte. Trump ha confermato che i militari statunitensi rimarranno in Iraq a differenza che la Siria, dove la situazione é più incerta. 
Ovviamente Trump ha fatto riferimento alla sconfitta dello "Stato Islamico", attualmente sul punto di perdere i residui territori marginali che ancora controlla, dopo aver causato tragedie immense ma subito anche pesanti perdite.

LA SITUAZIONE IN CONGO
 
La notizia dalla Repubblica del Congo di queste ore è che un biturbina da trasporto Antonv An.26 stracarico (65 le persone a bordo) è "arrivato lungo" mentre atterrava nell'aeroporto di Benin, nella parte orientale del paese, la più inquieta. A bordo di sono registrati 39 feriti.
Appena cinque giorni prima era precipitato, sempre in Congo, un velivolo simile, impegnato nella consegna del materiale per le prossime elezioni. Tre i morti.
La situazione nel paese è di crisi molto grave, nonostante la più grande missione ONU attualmente in atto. La struttura del paese è profondamente compromessa e si stenta a vedere una soluzione. Nella parte orientale si affrontano varie componenti, con la presenza anche di masse di profughi provenienti da Ruanda e Burundi. Vi sono grosse bande di briganti  la situazione delle vie di comunicazione rende molto difficile ogni sviluppo, anche se sono in funzione importanti miniere, difese da veri e propri eserciti.



BREAKING NEWS
 
 
CROLLANO LE DIFESE DI DAESH 
LUNGO LA SPONDA ORIENTALE DELL'EUFRATE 
 
 
Una dopo l'altra stanno cadendo nelle mani delle Forze Democratiche Siriane le ultime posizioni di Daesh lungo la sponda orientale dell'Eufrate, grazie anche al massiccio appoggio dell'aria e dei velivoli. Sembra che i miliziani integralisti stiano esaurendo le ultime risorse, ormai costretti in poche decine di chilometri quadrati. Le loro perdite sono gravi e bisogna vedere se tenteranno di resistere fino all'ultimo o tenteranno di filtrare oltre le linee, dirigendosi a oriente (Iraq) o a occidente (zone sotto il controllo delle forze di Damasco ma dove vi è anche una grossa sacca di Daesh, l'ultima.
I servizi d'informazione occidentali sono soddisfatti del fatto che molti miliziani sono stati eliminati, incluso i volontari provenienti dall'Europa, dove avrebbero potuto creare grossi problemi.
Qualcuno intanto comincia a pensare che, sconfitto lo Stato Islamico, il ritiro statunitense sarà lento e progressivo e ci vorranno diversi mesi per completarlo.

COMBATTIMENTI NELLA REGIONE DI HERAT  


Le forze di sicurezza afghane hanno appena respinto un attacco nella provincia di Almar, nella parte settentrionale della regione di Herat. I talebani tentano alcuni attacchi anche nel periodo invernale ma spesso vengono respinti, anche se i media ne danno scarsa copertura.
Intanto un drone, quasi sicuramente statunitense, ha colpito ed eliminato il capo delle milizie talebani dell'area di Zawol, a occidente di Herat.  
Sempre per quanto riguarda l'Afghanistan occidentale, vi sono notizie circa l'incontro fra responsabili dell'intelligence iraniano e capi talebani. Corre voce di una certa collaborazione nonostante che, quando i talebani controllavano il paese, fossero ai ferri corti con gli iraniani (per motivi religiosi) e vi fossero state anche scontri di frontiera. Probabilmente l'Iran vuole creare problemi alle forze occidentali mentre i talebani cercano armi più moderne.

CRESCE LA CONCENTRAZIONE DI TRUPPE TURCHE 
LUNGO LA FRONTIERA CON LA SIRIA
Sta crescendo in queste ore la concentrazione delle truppe turche in Siria e lungo il confine con la Siria, lasciando intravedere l'ipotesi di un intervento nei riguardi delle zone sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane. I movimenti si sono intensificati dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato il ritiro delle truppe che operano nel paese, circa 2.000 militari. 
Ci sono stati movimenti anche delle forze di Damasco ma per ora i militari di Washington sono al loro posto. Intanto i kurdi stanno realizzando fortificazioni ma il terreno semi desertico e pianeggiante non facilita certo la difesa se non si hanno armi pesanti e mezzi adeguati. 
La Turchia ha dichiarato che è pronta a: "combattere l'ISIS" ma non vi sono territori controllati dalle milizie del califfato per centinaia di chilometri dalla frontiera turca! Per questo si deve essere preoccupati circa i possibili sviluppi della situazione nell'area, dove comunque rimarrebbe una presenza militare occidentale, con i piccoli contingenti francese e britannico.

COMBATTIMENTI LUNGO L'EUFRATE


Prosegue l'offensiva delle Forze Democratiche Siriane, appoggiate dall'artiglieria e dai velivoli dell'alleanza occidentale, per la liberazione dell'ultima sacca che Daesh ha lungo l'Eufrate. Il 25 dicembre è stata completamente occupata Adi-al-Khadir, una delle ultime cittadine che erano sotto il controllo dei miliziani integralisti. Sembra che il loro destino sia segnato, dato che non sono sono sotto attacco da nord ma le forze irachene controllano il vicino confine e le forze di Assad sono sull'altra sponda del fiume anche se qui forse è ancora possibile infiltrarsi. Nella sacca vi sono molti feriti gravi e il morale è basso. Le riserve di munizioni stanno per terminare così come quelle dei viveri e tutti vogliono presentare il conto ai miliziani per quello che hanno fatto in questi anni.

martedì 25 dicembre 2018

CROLLO DEL PREZZO DEL PETROLIO: 
PUTIN E MADURO NEI GUAI SERI
 
 
Nonostante l'annuncio del taglio della produzione giornaliera di 1,2 milioni di barili, il prezzo dl petrolio ha avuto un brusco tracollo. Cosa comporta questo sulle aree di crisi? Semplice, qualcuno si ritroverà in serio imbarazzo. 
Primo fra tutti Putin, che sperava di vedere crescere fin verso quota 90 Dollari il prezzo del barile e invece se lo ritrova esattamente alla metà! La Russia dipende terribilmente dal valore dei prodotti petroliferi, dato che esporta poco nel settore manifatturiero. I programmi economici di Putin rischia di essere sconvolti mentre le operazioni in Siria e, soprattutto, nel Donbas, drenano fondi preziosi. Bisognerà vedere cosa si salva dei tanti programmi economici in corso e annunciati. La gente sta aspettando miglioramenti sociali e non sopporterebbe vedere divorare dall'industria militare troppi denari.
Maduro è un altro che sperava in ben altri prezzi. Il suo regime non riesce neppure a sfruttare adeguatamente le risorse petrolifere e la situazione sociale è drammatica. Intanto trova il verso anche di avere una disputa in mare con la vicina Guyana, dove ha palesemente torto, guarda caso proprio per un'area ricca di petrolio.
I paesi arabi risentiranno del calo ma diversi hanno fatto buoni investimenti e hanno condizioni sociali ben diverse. Dovranno rinunciare a qualcosa ma non certo all'essenziale.
Intanto gli Stati Uniti, grazie ai nuovi sistemi di estrazione del petrolio dagli scisti bituminosi, sono tornati primi produttori mondiali, come erano negli Anni '60.

ATTACCO AEREO ISRAELIANO IN SIRIA 

E' stato lanciato, intorno all 21.00 ora italiana, un attacco aereo in Siria, quello che potrebbe essere il maggiore negli ultimi tre mesi. Ci sono pochi dubbi  che l'obiettivo siano strutture iraniane o gestite da Hezbollah. Sono stati lanciati diversi missili antiaerei siriani.L'area colpita dovrebbe essere nei pressi di Damasco.

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 01.30

I bersagli colpiti dall'attacco israeliano sono nelle montagne a occidente di Damasco e potrebbe trattarsi di un deposito di missili iraniani FAJR 5. Si registrano tre militari siriani ma potrebbero esservi vittime fra i militari iraniani presenti in zona
La difesa antimissile israeliana si è attivata per neutralizzare un missile antiaereo siriano che stava ricadendo verso la Galilea.
L'impressione è che Israele non voglia assolutamente consentire la presenza iraniana in Siria. Fra l'altro si registra il volo di grandi Boeing B-747 dell'Aeronautica iraniana con rifornimenti per le forze di Damasco e gli Hezbollah. Uno anche in serata. Un B-747 era rimasto danneggiato a terra in Siria mesi or sono.

ATTACCO AL MINISTERO DEGLI ESTERI A TRIPOLI


Questa mattina un gruppo di terroristi integralisti, hanno attaccato il ministero degli Esteri di Tripoli. Sono stati fatti detonare più ordigni e sembra che un attentatore suicida si sia fatto esplodere all'ingresso per aprire la strada i suoi complici. Nell'edificio si è sviluppato un incendio. I componenti del commando sono poi stati tutti eliminati dall'intrvento delle forze di sicurezza. I tre attentatori erano travestiti da addetti alla pulizia.
Ci sono alcune vittime ma il loro numero è ancora incerto. Sembra che gli attentatori provenissero da aree sub-sahariane, probabilmente con legami con al-Qaeda. La situazione in questi giorni era di calma apparente nella capitale libica. 
Solo ieri era in visita il premier Conte, con una robusta scorta organizzata dai Carabinieri e dall'AISE. In qusti casi la cosa migliore è comnicare il più tardi possibile la visita, per non dar modo di organizzare un attentato complesso.
UN AUGURIO DI 
 
BUONE FESTE 
 
IN PARTICOLARE PER CHI, 

COME NOI, E' AL LAVORO ANCHE OGGI


 
L'IRAN CHIUDE LA SUA FABBRICA 
DI RAZZI IN LIBANO
Mentre le forze israeliane stanno distruggendo i tunnel che la milizia hezbollah aveva realizzato sotto il confine con il Libano, in particolare intorno a Metullah, all'estremità settentrionale del paese, è giunta la notizia che l'Iran ha sospeso la costruzione di razzi in territorio libanese. Ovviamente questa attività, nonostante fosse segreta, era seguita dall'intelligence israeliano e, come in passato, si preparava a distruggere la struttura. Gli iraniani lo hanno capito e probabilmente hanno deciso di spostare la realizzazione di queste armi in Siria, in una zona meno esposta e più difficile da controllare. 
Con tutta probabilità gli israeliani si preparano a distruggere anche questa struttura, magari cercando di eliminare anche i tecnici specializzati che vi lavorano.

lunedì 24 dicembre 2018

L'IRAQ PRONTO AD INVIARE TRUPPE IN SIRIA


Dopo l'annuncio del ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria, il primo ministro iracheno ha dichiarato che potrebbe inviare militari iracheni in Siria, per impedire un ritorno in forze di Daesh. La cosa ovviamente non piace assolutamente al governo di Damasco che sta ammassando truppe e mezzi sulla sponda occidentale dell'Eufrate.
Probabilmente ci sarebbero problemi anche con i kurdi e appare chiaro che la mossa di Trump si stia rivelando molto poco indovinata.
Resta da vedere se rimarrà l'appoggio aereo statunitense  verranno fornite altre armi d equipaggiamenti alle Forze Democratche Siriane, mentre Londra e Parigi sono per mantenere i loro contingenti.
L'Iraq non ha reparti regolari in Siria ma vi operano già unità della Difesa Popolare, in particolare lungo l'Eufrate, a ridosso della frontiera.
PECHINO TENTA DI AVVICINARSI 
AI CINESI DI THAILANDIA
 
 
Alla fine della Guerra Civile Cinese, alcune migliaia di nazionalisti trovarono rifugio nella Thailandia settentrionale. manteneero sempre i contatti con i nazionalisti rifugiati a Formosa e, negli Anni '80, dettero un contributo a sconfiggere la guerriglia comunista.
Ora sembra che Pechino voglia avvicinarsi ai circa 100.000 individui che compongono questa comunità, mutando la politica di ostilità nei loro confronti. 
Queste popolazioni si trovano nel cosidddtto Triangolo d'Oro, dove operano anche grossi produttri di droghe.

UNA FORTE ALLEANZA FRA KURDI E ISRAELE


La decisione che sta portando fuori le forze di terra degli Stati Uniti dalla Siria (ma nessuno sembra ccorgersi che rimarrebbe l'appoggio aereo), potrebbe portare ad una forte alleanza fra i kurdi della Siria e Israele. Israele ha già ottime relazioni con i kurdi iracheni e con quelli in Iran e potrebbe stringerne anche con quelli della Siria, per sbarrare l'avanzata agli iraniani e ai loro alleati.
Israele ha bisogno di una zona dove poter operare contro l'Iran e il Kurdistan iracheno si presta a per questo compito. I kurdi sono ai ferri corti con la Turchia e anche questo è un fattore favorevole senza dimenticare che sono nemici mortali dell'ISIS, insieme ad altre componenti minoritarie del Medio Oriente, come gli azeri, duramente repressi dall'ISIS. 
Israele non può certo dimenticarsi del Medio Oriente o ritirarsi dalla lotta. 
Altro fattore degno di nota è che i kurdi sono ai ferri corti con la Turchia, paese che con Erdogan ha ripreso vecchi motivi religiosi e da alleato si è trasformato in competitore.
ATTACCO A KABUL

L'ufficio che a Kabul si occupa dei disabili e dei martiri (i caduti delle forze di sicurezza). è stato attaccato intorno alle 12.00 ore italiane, il pomeriggio afghano, da almeno due assalitori, armati di armi automatiche e bombe a mano.
Sono intervenuti i reparti di sicurezza che per ora hanno eliminato i due attentatori e fatto evacuare 200 persone. 
Siamo pronti a pubblicare ulteriori informazioni. 
Intanto il Ministero della Difesa afghano ha annunciato che nelle ultime 24 ore sono stati eliminati 36 miliziani talebani, incluso sei comandanti. L'impressione è che le forze di sicurezza stiano diventando più efficaci e che solo abbiano bisogno di equipaggiamenti e mezzi, in particolare elicotteri 


AGGIORNAMENTO DELLE ORE 22.10:
Il bilancio provvisorio delle vittime dell'attacco è salito a 29 morti e decine di feriti.

VOCI DI UN'AVANZATA VERSO SIRTE


Vi sono dei segnali di una possibile avanzata dell'Esercito nazionale Libico (ENL) in direzione di Sirte, anche per non lasciare spazi vuoti dove potrebbero operare gruppi di integralisti. In effetti sono stati rilevati movimenti di miliziani integralisti nell'area, colpiti anche da non meglio identificati velivoli, probabilmente droni statunitensi.
Le forze del maresciallo Haftar hanno allontanato elementi della milizia PFG, autonominatisi protettori dei vari impianti petroliferi, con cui avevano avuto altri scontri in precedenza.

domenica 23 dicembre 2018

FIRMATO IL RITIRO DALLA SIRIA 
MENTRE SI IPOTIZZA IL SUCCESSORE DI MATTIS 


Il presidente Trump, nonostante le molte critiche, ha firmato l'ordine di ritiro dalla Siria delle truppe statunitensi, una decisione che è stata fortemente contestata. Anche per noi si tratta di un passo falso anche perché gli USA bruciano credibilità in questo teatro d'operazioni.
Intanto si fa il nome di Patrick Shanahan come nuovo segretario alla Difesa come successore del dimissionario Mattis che proprio per la scelta del ritiro dalla Siria ha fatto la sua scelta. "Bruciare" personaggi come Mattis è a nostro avviso un errore che l'amministrazione Trump pagherà caro.

LA MISSIONE DI CONTE IN LIBIA
 
 
Domenica prenatalizia di grande impegno per il primo ministro Conte. Come abbiamo informato in anticipo, si è recato in Libia, una missione accuratamente preparata dalla Farnesina e dall'AISE. Ha incontrato personalità politiche di rilievo a Tripoli, Bengasi e Tobruch.
Nella capitale giungerà il nuovo ambasciatore Giuseppe Maria Buccino Grimaldi, in quanto il predecessore aveva avuto dei problemi con le forze che fanno riferimento al generale Haftar.
A Bengasi (era ora!!) sarà riaperto il consolato italiano, assumendo una posizione di maggior equilibrio rispetto alle due realtà militari e politiche più importanti. A nostro avviso bisognerebbe fornire alcuni mezzi navali anche alle forze di Haftar, in quanto per ora le stiamo dando sol a Tripoli, elemento che non è gradito, anche se noi lo facciamo solo perché è dalla Tripolitania che operano i trafficanti di esseri umani. Ma anche le altre coste vanno sorvegliate.
Il 2019 potrebbe essere, finalmente, l'anno della svolta e ci sembra che il premier italiano abbia una resa superiore nelle vicende internazionali più che in quelle nazionali, dove e scavalcato dai due vice premier Salvini e Di Maio.

14 INTEGRALISTI ELIMINATI NEL SINAI
 
 
Prosegue l'impegno dell'Egitto contro i gruppi integralisti. Nelle ultime 24 ore ne sono stati eliminati 14, nell'ambito di azioni per ridurre la loro consistenza.
Le forze di sicurezza egiziane sono fermamente impegnate per annichilire questa minaccia che costituisce un deterrente anche per il turismo del paese, una importante risorsa.

PREPARATIVI RUSSI VERSO L'UCRAINA


Prosegue lo schieramento di unità russe in Crimea e a ridosso del Donbas. La cosa è stata ampiamente rilevata ma è difficile ipotizzare che cosa abbia in mente Putin. Potrebbe trattarsi di misure "normali" oppure qualche altra azione. E' stato notato anche l'afflusso di unità aeree, in particolare in Crimea.
Putin potrebbe essere preoccupato della situazione generale in cui si è voluto spingere. Perfino il patriarcato di Mosca è scontento, in quanto il confronto con l'Ucraina ha portato alla recente separazione, con la creazione di un proprio patriarcato a Kiev, autonomo. Questo significa perdere il controllo su fedeli e anche su fondi cospicui dato che la maggioranza degli ucraini è di fede ortodossa.
Con la situazione attuale Donbas occupato e Crimea stanno richiamando fondi non indifferenti e questo è proprio quello che non ci vuole con il rublo decisamente basso per la crisi economica complessiva.


CONTENZIOSO IN MARE FRA GUIANA E VENEZUELA 


Come se non avesse già abbastanza problemi, il Venezuela apre un nuovo fronte. Sue unità navali hanno bloccato il lavoro di una nave addetta alle esplorazioni petrolifere per conto della società Exxonx, in acque della Guyana (ex Guiana Britannica). Questo stato, che non estraeva neppure una goccia di petrolio, ha visto scoperte in questi anni pari a 4 miliardi di barili di petrolio, una realtà che rivoluzionerebbe la sua economia. 
Tutto questo mentre il Venezuela sta facendo registrare il peggior risultato nell'estrazione petrolifera degli ultimi 70 anni, in conseguenza dell'incompetenza delle persone a cui si trova affidata oggi, nominati dal regime di Chavez e Maduro.
Per evitare la crescita di un rivale economico nel settore, Maduro non ha trovato di meglio che far intervenire le sue unità militari.
Ovviamente la cosa sta già provocando vari reazioni e del problema saranno investite anche le Nazioni Unite. Ovviamente l'atto di prepotenza sta facendo precipitare a livelli negativi record anche le relazioni con gli altri paesi latino americani, Cuba esclusa, dato che Maduro regala sempre non poco petrolio al regime cubano, per una vicinanza ideologica che ovviamente viene vista malissimo da molti venezuelani, alle prese con drammatiche necessità proprio per il dissesto economico di un paese un tempo ricco.




SEI MORTI IN KASHMIR 


Nel Kashmir, regione di confine fra Pakistan e India, praticamente si combatte dalla fine del 1947.
Oggi, durante una vasta operazione di polizia a sud del capoluogo, sono stati uccise sei persone. Subito dopo sono iniziate manifestazioni per le vie della città e la tensione è salita con il rischio di disordini e nuove vittime.
L?india ha anche accusato le forze regolari pachistane di aver aperto il fuco dalle loro posizioni sula linea del cessate il fuoco.
UCCISI TRE MILITARI DEL BURKINA FASO


Tre militari dell'Esercito del Burkina Faso sono rimasti uccisi quando il veicolo su cui viaggiavano è stato investito da una esplosione causata da un IED.
Bisogna ricordare che gruppi di miliziani integralisti hanno iniziato dal 2015 una serie di attacchi attacchi, provenendo dal Mali, che fino ad oggi hanno causato circa 200 vittime accertate. I miliziani ora tendono ad estendere la zona di operazioni, approfittando del fatto che le forze di sicurezza locali dispongono di risorse limitate.
CONTE A TRIPOLI, BENGASI E TOBRUCH
 
 
Come avevamo annunciato, è in corso la visita del primo ministro Conte a Tripoli, Bengasi e Tobruch, per una serie d'incontri che lasciano intendere che le trattative per risolvere la guerra civile in Libia stiano andando avanti.
Per Conte si tratta di 24 ore veramente impegnative. Prima il dibattito sulla legge di bilancio al Senato e poi la partenza per la Libia per tre destinazioni diversi, ricordando che la sicurezza nel paese è ancora molto precaria, specialmente a Tripoli
Conte ha visitato anche il contingente della Marina Militare presente nella base di Tripoli, per assistere i pattugliatori libici che sono di costruzione italiana e stanno dando un contributo a ridurre il flusso di clandestini e ai traffici di esseri umani.

SI DIMETTE IL COORDINATORE DELLA CAMPAGNA CONTRO DAESH MENTRE PROSEGUE L'AVANZATA

Si è appena dimesso Brett McGurk, il coordinatore della campagna contro Daesh in Siria e Iraq. Le dimissioni sono avvenute in conseguenza dell'annuncio fatto da Trump inerente il ritiro delle truppe statunitensi dall'Iraq, mossa che in molti non condividono. McGurk si era impegnato proprio nel sostegno alle milizie che si sono coraggiosamente battuti contro i feroci integralisti e ora vivono questo passo come una sorta di tradimento. Non il primo ai danni dei kurdi, ad iniziare da quello avvenuto giusto 100 anni or sono, al termine della I Guerra Mondiale.
Intanto prosegue l'avanzata lungo la sponda orientale dell'Eufrate ed è stata occupata Abu Hassan, incluso i resti dell'importante ponte ferroviario, successivamente utilizzato per i veicoli ruotati e distrutto durante la guerra civile. La sacca di Daesh si è ridotta e potrebbe avvicinarsi la sua fine anche se l'impressione è che visto il profilo dei combattenti, fra i più fanatici, ci sarà ancora da combattere duramente. 
Da segnalare l'arriva in Siria di altri rinforzi turchi nella zna nord-occidentale del paese, cosa che preoccupa le Forze Democratiche Siriane, a maggioranza kurda.

CACCIA RUSSI SULLA BASE DI 
BELBEK IN CRIMEA


Oltre 10 fra Sukhoi Su.27 e Sukhoi Su.30 sono arrivati sulla base aerea di Belbek, nei pressi di Sebastopoli, nella Crimea occupata dalla Russia di Putin. Nei mesi scorsi sono state ricostruite le piste e ammodernati alcuni impianti ed è stata appena riaperta. Qui i russi avevano sequestrato decine di caccia ucraini quando, nel marzo del 2014, avevano occupato la base.
La Crimea, essendo in gran parte pianeggiante e in una posizione strategica, dispone di numerose basi aeree militari, con piste anche molto lunghe, adatte anche ai bombardieri. Fra ka'ltro le condizioni invernali della penisola sono più favorevoli alle operazioni aeree e pr questo vi si svolgevano molte attività di addestramento.

sabato 22 dicembre 2018

DOMANI CONTE A TRIPOLI E BENGASI
 
 
Secondo fonti libiche, domani il presidente del Consiglio Conte dovrebbe essere prima a Tripoli e poi a Bengasi, per incontrare le due personalità più in vista del paese, nel tentativo di trovare una soluzione alla lunga crisi che attanaglia il paese dal 2011. 
Se a Bengasi la situazione è abbastanza chiara, con il generale Haftar in grado di gestire la situazione, a Tripoli Sarraj non è un leader con un reale potere nelle sue mani, alle prese anche con gruppi estremisti, appoggiati dalla Turchia.
L'Italia deve trovare assolutamente una soluzione e ci sembra in buona posizione per svolgere al meglio questo compito.

6 MORTI IN KASHMIR 


Nel Kashmir, regione di confine fra Pakistan e India, praticamente si combatte dalla fine del 1947.
Oggi, durante una vasta operazione di polizia a sud del capoluogo, sono stati uccise sei persone. Subito dopo sono iniziate manifestazioni per le vie della città e la tensione è salita con il rischio di disordini e nuove vittime.
L?india ha anche accusato le forze regolari pachistane di aver aperto il fuco dalle loro posizioni sula linea del cessate il fuoco.
SEQUESTRATO IN LIBIA UN CARICO 
DI 4,2 MILIONI DI COLPI
 
 
Un mercantile con a bordo un carico di 4,2 milioni di colpi, è stato bloccato in amre e dirittotato sul porto di  Al-Khums. I documenti indicano che proviene dalla Turchia ed era diretto alle milizie di Tripoli dato che a suon di sparare in modo spesso inutile e sconsiderato, sono riuscite a esaurire le immense riserve di colpi che erano state accumulate in zona dal regime di Gheddafi. Parte delle scorte sono state distrutte dai velivoli della NATO nel 2011.
E' noto che Turchia e Qatar appoggiano gruppi libici che fanno riferimento anche alla Fratellanza Musulmana.
PROSEGUE L'AFFLUSSO DI RINFORZI
 GOVERNATIVI VERSO L'EUFRATE
prosegue l'afflusso di rinforzi governativi lungo la sponda occidentale dell'Eufrate. Fra le forze arrivate anche una componente della Forza TIGRE che praticmaente ha partecipato a tutte le principali offensive delle forze di Assad e dei suoi alleati. In parte servono per terminare la campagna contro l'ultima sacca di Daesh su questa riva del fiume (che si spinge molto a occidente) ma Damasco vuole essere pronta ad intervenire se i turchi attaccassero le posizioni kurde nel nord, lungo il confine, dopo l'annunciato ritiro statunitense. Restano sul campo però le forze francesi e britanniche oltre ai velivoli e senza la protezione aerea, è praticamente impossibile attraversa il fiume con i veicoli. Precedenti tentativi sono finiti male.


TENSIONE IN MARE FRA USA E IRAN


Durante l'esercitazione navale iraniana GRANDE PROFETA 12, ha lanciato un missile in direzione della portaerei a propulsione nucleare J.STENNIS, settima unità della Classe "Nimitz". La nave non era il bersaglio ma la tensione è salita mentre l'arma veniva avvistata e seguita con estrema attenzione.
Erano diversi anni che questa portaerei non operava in queste acque. L'unità, quando si è avvicinata a Hormuz, è stata seguita da navi e velivoli iraniani, incluso un UAV.
Sembra che l'US Navy abbia messo a punto un piano (ma probabilmente sono più di uno) nel caso che l'Iran tenti di bloccare lo stretto di Hormuz
DUE ARRESTI PER I DRONI A GETWICK
 
 
La Polizia britannica ha arrestato due arresti per i ripetuti sorvoli con droni dell'aeroporto londinese di Getwick che hanno portato più volte al blocco dei voli, provocando grandissimi disagi ad oltre 100.000 passeggeri. E questi ritardi in un periodo come l'attuale, porteranno ad ulteriori disservizi.
Ancora non si hanno informazioni precise ma sembra che l'azione sia stata condotta da estremisti ecologisti. Bisogna però anche pensare a cosa potrebbe accadere nel caso di attacchi con droni da parte di terroristi.

OSSERVATORI ONU NELLO YEMEN?


Iniziano a circolare voci secondo cui le Nazioni Unite potrebbero inviare nello Yemen, sconvolto da anni di guerra civile, dei propri osservatori. Non è assolutamente detto che questo porti alla soluzione del conflitto ma è un segnale che si stanno trovando i primi accordi. 
Le forze che, appoggiate dall'Iran, si battono contro il presidente Hadi e la coalizione di paesi musulmani che lo appoggia, sono in difficoltà per la grave mancanza di rifornimenti. Possono resistere nelle zone più impervie ma la popolazione, seppur abituata a vivere con poco, è in seria difficoltà. 
Gli iraniani vorrebbero che lo scontro proseguisse ma ora non riescono più a rifornire i loro alleati locali. Certo per la politica espansionistica del regime teocratico, sarebbe un duro colpo.

LIBERATA NAVE ITALIANA


Personale dello Speicial Boat Squadron ha ripreso il controllo  ieri sera, intorno alle 23.00,  della porta container italiana GRANDE TEMA, mentre l'unità si trovava nell'estuario del Tamigi. La nave, con 27 persone a bordo, era stata sequestrata da 4 clandestini che probabilmente erano saliti a bordo durante lo scalo in Nigeria. Non vi sono stati feriti e i quattro sequestratori sono stati arrestati. Molto probabilmente non avevano compreso neppure dove si trovavano altrimenti avrebbero provato a scendere a terra.

venerdì 21 dicembre 2018

ANCORA PROBLEMI A GATWICK


Anche ieri pomeriggio l'aeroporto londinese di Gatwick è stato chiuso per circa 70 minuti , dopo che era stato avvistato un drone. Il traffico aereo di questo importante aeroporto è stato sconvolto in questi tre giorni dall'apparire di uno o più UAV di piccole dimensioni.
Addirittura è stato chiesto l'intervento dell'Esercito e intanto sono stati schierati agenti di polizia armati di fucile a canna liscia calibro .12 ed è giunta una prima apparecchiatura per la scoperta e il disturbo elettronico.
E' evidente come tutte le strutture critiche (aeroporti, centrali nucleari, depositi, uffici con VIP) dovranno in futuro essere protette.
CONTRATTACCO DI DAESH 


Mentre Trump parla di vittoria e ritiro dalla Siria, Daesh ha lanciato un contrattacco nell'area di Hajin, dove si svolgono furibondi combattimenti da divrsi giorni. I reparti kurdi potrebbero essere indotti a lasciar perdere l'azione contro l'ultima sacca di daesh sulla riva orientale del fiume per prepararsi allo scontro contro i turchi, dato che hanno promesso di sconfiggere le forze dell'EPY, accusato di avere contatti con le milizie del PPK in Turchia.

IL MINISTRO DELLA DIFESA BRITANNICO  
A BORDO DI UNA UNITA' UCRAINA IN MAR NERO

Il ministro della Difesa britannico, Gavin Williamson, ha effettuato una navigazione in Mar Nero, a bordo di una motocannoniera ucraina. Il gesto è stato fatto ovviamente per sostenere il diritto di navigazione con il Mar d'Azov, dopo il recente incidente avvenuto con delle piccole unità di Kiev che si volevano dirigere verso quelle acque. Su questo punto Londra, sembra piuttosto decisa anche perché si creerebbe un pericoloso precedente alla libera navigazione. 
Il ministro si è poi recato su di un cacciamine della Royal Navy appena giunto in Mar Nero.

ANCORA POLEMICHE SULLE DIMISSIONI 
DEL GENERALE MATTIS
 
 
Le dimissioni del segretario alla Difesa Mattis, un militare stimato a tutti i livelli, stanno generando un'ondata di polemiche, aggravate dal fatto che il presidente Trump ha anche annunciato il dimezzamento del contingente statunitense in Afghanistan, volendolo far passare da 14.000 a 7.000 unità.
Trump è rimasto vittima della sindrome del Vietnam, dove a un innalzamento spaventoso della presenza statunitense (circa mezzo milione di militari presenti nel 1968, poi fece seguito una smania irrefrenabile di ritrarsi, con l'esito catastrofico di avere perdite forti, spendere una massa enorme di denari e perdere la guerra!

USA: SI DIMETTE MATTIS 


Il segretario alla Difesa statunitense James Mattis ha rassegnato le sue dimissioni, in seguito a contrasti con il presidente Trump. Il particolare lui, come molti altri, ritiene sbagliata la decisione di abbandonare la piccola presenza in Siria, decisa dal presidente. 
In effetti, specialmente attuata con questi tempi e modalità, si tratterebbe di un grave errore., tanto che Francia e Regno Unito, che pure hanno una presenza in Siria (seppur quantitativamente minore) non la condividono.
Ovviamente molto preoccupate sono altre componenti locali, come le Forze Democratiche Siriane, a maggioranza kurda. Ora temono un attacco in grande stile da parte turca e fanno notare che quando Daesh era rampante, l'atteggiamento statunitense era ben diverso.
I kurdi ricordano ancora le promesse fatte loro durante la I Guerra Mondiale e non mantenute, e quelle fatte nel 1991 per l'insurrezione contro Saddam Hussein, venendo poi abbandonati a lungo al loro destino.

giovedì 20 dicembre 2018

ARMI LEGGERE CEKE PER L'UNGHERIA


L'Esercito ungherese ha ricevuto il primo lotto delle armi leggere realizzate dalla CZ nella Repubblica Ceka.
Si tratta dei fucili d'assalto BREN Mk.2 in 5,56 mm, della pistola mitragliatrice SCORPION EVO 3 in 9x19 mm e delle pistole P-07 e P-09 anch'esse in 9x19 mm.
Budapest in questo modo inizia la transizione fra le armi in calibro sovietico in quelle in calibro standard NATO, cosa che consentirà una migliore integrazione con i vari eserciti alleati.  
In particolare le nuove armi, oltre a calibri standard, dispongono di slitte per l'applicazione di vari accessori.
Per la CZ si tratta di un importante successo in un mercato molto competitivo.
BLOCCATI TRE GRUPPI DI SABOTATORI 
RUSSI IN UCRAINA


Il controspionaggio ucraino, l'SBU, ha individuato e bloccato tre gruppi di sabotatori che facevano capo allo spionaggio russo. Il personale aveva il compito di raccogliere informazioni ma anche essere pronto a effettuare azioni di sabotaggio.
Si sapeva che Mosca aveva agenti in territorio ucraino, magari arruolati da molti anni, ma non è facile individuarli.
Domani l'SBU dovrebbe tenere una conferenza stampa dove verranno forniti ulteriori particolari.

NUOVA BASE UCRAINA NEL MARE DI AZOV
 
 
Il Ministero della Difesa ucraina ha deciso di creare una base navale nel Mare di Azov, dove fino ad oggi aveva solo installazioni civili. Ricordiamo che già sono giunte in quelle acque unità trasportate va terra e in settembre erano giunte, attraverso lo stretto di Kerch, e senza problemi, una piccola cannoniera e un rimorchiatore. 
Il punto strategico fondamentale è che l'Ucraina, che dispone di una notevole industria missilistica, sta mettendo a punto un nuovo missile antinave, lanciabile anche da postazioni mobili terrestri, con un raggio operativo di circa 300 km. In questo modo potrebbe colpire unità ostili in tutto il Mare di Azov, potendo ingaggiare anche bersagli  a largo di Sebastopoli, cosa che ovviamente preoccupa la Flotta Russa del Mar Nero, fino ad oggi forte della sua assoluta superiorità in unità navali.

GRAVI DISORDINI IN SUDAN 


Gravi disordini ovvi sono scoppiati nella capitale sudanese, quando reparti militari hanno affrontato forze di polizia e dei servizi segreti che avevano aperto il fuoco su una folla di contestatori. Si è sparato ma ancora non si ha il bilancio delle vittime.
Questo scontro all'interni di apparati sudanesi è decisamente preoccupante,





LA FRANCIA RIMANE IN SIRIA
 
 
Dopo la notizia del futuro ritiro statunitense dalla Siria, la Francia ha fatto sapere, tramite il suo ministro degli esteri, che intende mantenere la sua presenza nella missione internazionale. 
Questa dichiarazione ci sembra più in linea con l'esigenze del teatro operativo, non dando punti di riferimento ai possibili avversari. Parigi ha impegnato in Siria velivoli da combattimento, forze speciali e artiglieria, autocannoni CAESAR da 155 mm per l'esattezza.

mercoledì 19 dicembre 2018

POLEMICHE CIRCA L'ANNUNCIATO 
RITIRO DALLA SIRIA 


Una volta, in tempi oramai molto lontani, i politici i politici erano assillati dalla e politiche di conquista. Oggi lo sono dalle politiche del ritiro. Ci ricordiamo quello dal Vietnam ma anche quello dall'Afghanistan e via proseguendo. Perfino uno come Putin ha annunciato quello dalla Siria, in fase di attuazione solo ora, dopo anni.
 La notizia che Trump vuole ritirare almeno una parte dei 2.000 militari schierati in Siria, sta sollevando forti polemiche anche al Pentagono. Intanto Daesh non è sconfitto ancora. Poi rimangono attive chissà quante cellule clandestine. ;a soprattutto preoccupa i vertici militari, e non solo loro, la presenza di iraniani e russi in Siria. La presenza, seppur (giustamente) contenuta in Siria, interrompe il cosiddetto "corridoio iraniano", che dall'Iran giunge fino al Mediterraneo, con tutto quello che ne consegue. Non solo verrebbero ritirati i militari nella parte nord-orientale del paese ma anche quelli nella zona meridionale della Siria, dove vi è ancora una grossa sacca con forze della resistenza , lungo il confine fra Siria, Giordania e Iraq.
L'impressione che questo annunciato ritiro costituisca anche una sorta di via libera ad una massiccia azione turca in Siria, abbandonando al loro destino i kurdi, che si sono battuti con coraggio contro Daesh, quando in tanti tagliavano la corda, magari raggiungendo la Germania.
Più accorti, Francia e Regno Unito, che pure hanno contingenti nella stessa zona, mantengono un forte riserbo e fanno parlare i fatti. Può essere poi che, come Putin, all'annuncio del ritiro non facciano seguito passi concreti, se non in misura alquanto ridotta. 

PERSONALE DELL'OSCE SULLE UNITA' 
UCRAINE DIRETTE NEL MAR D'AZOV



Fonti ucraine indicano che nel prossimo tentativo di far giungere navi ucraine  nel Mar d'Azov a bordo delle unità ucraine potrebbe trovarsi del personale dell'OSCE ovviamente per garantire l'andamento della navigazione. Ancora non sappiamo se si tratta di una decisione presa dall'organizzazione internazionale, in precedenza decisamente "timida" (non effettua servizio nelle ore notturne!) oppure di una richiesta ucraina da valutare.
IL RITIRO STATUNITENSE DALLA SIRIA
 
 
Ha fatto un certo scalpore la notizia che, una volta sconfitto il cosiddetto Stato Islamico, le forze statunitensi saranno ritirate dalla Siria. Che questo sarebbe avvenuto lo si era capito da tempo ma è stato subito precisato che certi assetti rimarranno: addestratori, intelligence, copertura aerea e via proseguendo. Del resto Washington si trova in una situazione delicata in quanto i suoi militari si trovano in Turchia così come con le Forze Democratiche Siriane, a maggioranza kurda, quei kurdi che sono in pessimi rapporti con la Turchia.
Le forze statunitensi hanno svolto un ruolo anche per stemperare le tensioni fra turchi e kurdi in certe zone della Siria settentrionale dove in pratica le due realtà si fronteggiano.
In ogni caso bisognerà prima eliminare la sacca residua di Daesh lungo l'Eufrate, operazione che sta procedendo ma lentamente stante la resistenza opposta dai miliziani e la mancanza di mezzi pesanti, come i carri.

PRESENZA ESTONE IN MALI
 
 
L'Estonia è un paese piccolo con piccole forze armate ma, anche in segno di gratitudine per la protezione offerta dalla NATO contro un vicino per niente tranquillo, ha voluto mandare un piccolo contingente in Mali, nell'ambito della missione internazionale per la stabilizzazione del paese e la lotta alle milizie integralisti.
Il contingente è sitemato a Gao, in una zona desertica ben diversa dalle foreste umide dell'Estonia ma i militari estoni si sono organizzati e sono ben addestrati ed equipaggiati.

CHE FORZA HA AL-SHABAB IN SOMALIA


Stime realistiche statunitensi indicano che la milizia integralista somala  Al-Shabab potrebbe contare ancora fra i 3.000 e i 7.000 combattenti. Probabilmente il valore più alto è quello che si avvicina maggiormente alla realtà ma quello che stupisce è la mobilità di queste forze. Secondo fonti di Mogadiscio, l'arrivo di mezzi e il processo di addestramento dei militari locali, dovrebbe portare ad un miglioramento della situazione ad iniziare dal 2019. I miliziani integralisti si sono scontrati in questi giorni anche con le truppe etiopi nell'area di confine fra i due paesi, ricordando che nell'Ogaden etiopico vi è una maggioranza somala e comunque musulmana. Corre voce, ma non abbiamo riscontri certi, che un qualche aiuto giungo ai miliziani da un paese dell'area, che vuol creare problemi proprio ad Addis Abeba. Vedremo di raccogliere ulteriori informazioni.
Certo è che la Somalia deve assolutamente tornare ad una vita normale dopo decenni d'immani distruzioni e all'impoverimento generale nonché a grossi problemi scolastici.
IL CONFRONTO USA-RUSSIA SULL'UCRAINA
 
 
Sono circolate voci circa l'ipotesi di una base statunitense in Ucraina e da Mosca si assicura "una risposta".
Il fatto è che la NATO era stata assolutamente prudente circa la realizzazioni di base nei paesi dell'Europa dell'Est, proprio per non urtare certa sensibilità e poi perché non ve ne era bisogno. Le cose sono cambiate dopo l'occupazione di due ampie regioni della Giorgia e, soprattutto, dopo quella della Crimea e di parte del Donbas, con una sceneggiata circa la responsabilità dell'accaduto fin troppo simile a quelle di quando l'URSS interveniva nel mondo (Angola, Etiopia, Cecoslovacchia, Afghanistan e via proseguendo). 
Visto il ritorno a vecchi sistemi, nonostante la prudenza dimostrata e i tentativi di mediazione, si sta sviluppando una reazione e si potrebbe avere in futuro una base statunitense in Europa, dato che il baricentro dell'attenzione è tornato, seppur parzialmente, verso oriente.
Si parla di una base statunitense in Polonia e potrebbe essere raggiunto un accordo fra Stati Uniti e Ucraina. La nostra impressione è che il presidente Putin con le azioni del 2014 abbia innescato un meccanismo molto pericoloso (violando un preciso accordo del 1994, che pochissimi citano) abbia innescato un processo molto pericoloso che potrebbe costarli caro. Non solo deve mantenere uno strumento militare sempre dispiegato e mantenere i territori occupati, dove l'economia è stata devastata, ma dovrà affrontare la reazione, in primo luogo ucraina, che non è proprio uno piccolo stato e poi di altri paesi nonché le sanzioni.
Inizia a correre voce che, per migliorare il sistema di difesa aerea di Kiev, Washington potrebbe cedere degli F-16 e alcuni piloti ucraini hanno già iniziato a familiarizzarsi con i velivoli occidentali, così diversi da quelli concepiti in epoca sovietica.  Questo elemento imporebbe altre spese militari a Mosca che oggi deve pensare anche ad altre priorità rispetto a quello che avveniva all'epoca dell'URSS.

martedì 18 dicembre 2018

MUORE IL CAPO DELLA SICUREZZA DI TRIPOLI


Il capo della sicurezza di Tripoli è morto presso l'Ospedale Militare del Celio a Roma, per le conseguenze di colpi di arma da fuoco. Era stato trasportato d'urgenza in Italia per essere curato ma non è stato possibile curare le gravi ferite.
Sono giorni di quiete relativa a Tripoli ma qualcuno ne approfitta sempre per regolare certi conti. 
Al Celio sono stati curati molte centinaia di libici provenienti da tutte le parti del paese, civili e militari. Ricordiamo che a Misurata opera una struttura sanitaria italiana.