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L'UCCISIONE DEL CAPO DEI
SEPARATISTI
DEL DONBAS
Alexander Zaharchenko, il presidente dell'autoproclamata Repubblica Popolare di Donietsk, creata dai separatisti filo-russi nel Donbas nel 2014, è saltato in aria in un bar (il Separ) nel centro di Donietsk ieri, mentre era in compagnia di un altro capo delle milizie locali, il ministro delle finanze Aleksandr Timofeyevche, che è rimasto ferito. Chi ha agito voleva far fuori anche lui, altra figura chiave a Donietsk. In città sono apparsi mezzi blindati e molti posti di blocco anche nella regione e dopo le 19.00 sono stati chiusi gli accessi alla città.
Le fonti dei separatisti locali hanno parlato di "sabotatori ucraini" ma come nel caso di altri capi locali filo-russi, con molta probabilità si è trattato dell'ennesimo regolamento di conti fra miliziani se non la decisione di Mosca di cambiare (in modo cruento) il capo locale. Prima di lui, spesso proprio con attentati esplosivi, sono stati uccisi molti capi separatisti, fra cui "Motorola" e altri, tutte figure decisamente opache e coinvolte in vari traffici.
La cosa impressionante è che tutti questi capi separatisti hanno un profilo personale mediocre, poco istruito e per niente consono a certi livelli. Lo scorso anno, per la parata dell' 8 maggio, Zaharchenko (un ex elettricista nelle miniere (!), nato il 26 giugno 1976) si era presentato sul palco palesemente alterato dall'alcool, dovendosi appoggiare ad un bastone.
Sentendo i discorsi pubblici che teneva, si rimaneva decisamente sorpresi per la pochezza del linguaggi e i temi utilizzati. Secondo lui la Repubblica Popolare di Donietsk era "più ricca degli Emirati Arabi Uniti", affermazione che fa sorridere tutti, eccetto i suoi abitanti, alle prese con una crisi gravissima.
Mosca, per bocca del portavoce del ministro degli esteri, ha subito accusato Kiev dell'accaduto ma questi eventi vanno avanti da anni senza che mai si arrivi alla soluzione delle indagini né tanto meno elementi che possono tirare in causa i servizi segreti ucraini.
Sentendo i discorsi pubblici che teneva, si rimaneva decisamente sorpresi per la pochezza del linguaggi e i temi utilizzati. Secondo lui la Repubblica Popolare di Donietsk era "più ricca degli Emirati Arabi Uniti", affermazione che fa sorridere tutti, eccetto i suoi abitanti, alle prese con una crisi gravissima.
Mosca, per bocca del portavoce del ministro degli esteri, ha subito accusato Kiev dell'accaduto ma questi eventi vanno avanti da anni senza che mai si arrivi alla soluzione delle indagini né tanto meno elementi che possono tirare in causa i servizi segreti ucraini.
Le informazione in nostro possesso indicano che praticamente tutti i capi separatisti sono pesantemente coinvolti in una serie di attività illegali che vanno dalla spartizione dei denari che provengono da Mosca (assolutamente indispensabili per tutte le attività quotidiane) al contrabbando, alla vendita di aiuti umanitari.
Fonti bene informate che conoscono la realtà dei separatisti, indicano in due i possibili autori dell'omicidio:
- i servizi segreti di Mosca, che controllano tutto nelle aree sotto controllo dei separatisti e che così si sbarazzano di personaggi difficili da gestire che sanno troppe cose.
- qualche "concorrente" che vuol prendere il controllo di traffici molto lucrosi.
Almeno per ora al posto dell'ucciso è stato nominato Dmitry Trapeznikov, classe 1981, un ex maneger della squadra della squadra dello Shaktar Donietsk, nato in Russia, a Krasnodar, nel Kuban, una regione del Caucaso.
Da notare il basso profilo avuto dall'attentato in Italia. L'ucciso non era certo un possibile Lenin (la cui statua troneggia sempre nella piazza principale di Dinietsk, ma il conflitto in Ucraina riguarda pur sempre un pezzo di Europa, dove vi è in corso un conflitto dal 2014.
Da notare il basso profilo avuto dall'attentato in Italia. L'ucciso non era certo un possibile Lenin (la cui statua troneggia sempre nella piazza principale di Dinietsk, ma il conflitto in Ucraina riguarda pur sempre un pezzo di Europa, dove vi è in corso un conflitto dal 2014.
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