domenica 21 agosto 2022

 IL PUNTO SULLA SITUAZIONE DELLA

CONFLITTO FRA RUSSIA E UCRAINA


Siamo a sei mesi dall'inizio del conflitto per cui si possono fare alcune osservazioni e delle previsioni.

Intanto dobbiamo dire che è successo quello che "non doveva succedere". Il paese più vasto del mondo, una delle principali potenze, ha invaso un suo vicino, con cui esisteva uno stato di conflitto fin dal 2014. Ma tutti avevano minimizzato anche quando, ad iniziare dal luglio 2014, per evitare la sconfitta dei separatisti Putin aveva inviato nel Donbas unità regolari con armi pesanti. Elemento che avrebbe dovuto far riflettere ma che in tanti  hanno minimizzato, preferendo continuare a fare affari con Mosca. 

Putin, che già aveva occupato due porzioni importanti della Giorgia, si è convinto di poter agire in modo ancor più spregiudicato, dovendo affrontare solo il biasimo occidentale.

Sembra che questa volta abbia fatto male i conti e si trova impantanato in uno scontro grande e non facile da gestire. Gli ucraini che in tanti (ad iniziare dall'intelligence russo) davano come facilmente sconfitti, hanno tenuto duro e sembrano fermanente decisi a farlo, avendo ricevuto aiuto da diversi paesi (oltre 30). Sono state applicate anche sanzioni, progressive, ma tentare di mettere in difficoltà economiche un paese come la Russia, è un discorso molto difficile (si veda le conseguenze a carico dei sanzionanti) e lungo.

I russi erano avanzati fino alla periferia di Kiev ma si sono dovuti ritirare, guadagnando molto terreno a sud, riuscendo addirittura a passare il Dnipro, collegando poi la Crimea via terra, avendo ragione dell'accanita resistenza di Mariupol. Le perdite non sono state leggere, anzi, per cui si è passati ad una tecnica convenzionale nel Donbas, dove l'artiglieria ha avuto un ruolo determinante, ricordando che Mosca ha un enorme parco di pezzi e munizioni in quantità enorme, tutto lascito dell'URSS. In questo modo hanno guadagnato terreno nel Donbas e nell'est dell'Ucraina.

Poi sono giunte le armi occidentali, non solo dagli Stati Uniti ma anche da altri paesi, inclusi quelli scandinavi (con Svezia e Finlandia che stanno entrando nella NATO, un colpo duro per Putin). Non molte ma hanno avuto un peso così come le armi risalenti al Patto di Varsavia arrivate da alcuni paesi amici, indispensabili per affrontare un avversario numeroso e con molti mezzi pesanti. Si parla anche di aerei occidentali e di altre armi moderne, non solo di anziani pezzi. Un paio di batterie di moderni semoventi PzH.2000 o 16 lanciarazzi campali M-142 HIMARS, hanno fatto sentire il loro peso e ora l'antiaerea russa deve fronteggiare droni anche su Sebastopoli, mentre "qualcosa" ha devastato la base di Saki e circa 35 grandi depositi di munizioni.

L'impressione è che Putin a questo punto vorrebbe una tregua, prima che la situazione peggiori, magari barattando i territori che ora controlla sulla sponda occidentale del Dnipro con il Donbas che ancora non è riuscito a conquistare.

Si profila una difficile fase invernale del conflitto ma gli ucraini non sembrano voler mollare anche perché hanno visto come si comportano i soldati di Putin spesso reclutati in remote zone dell'Asia per non intaccare la componente europea, già in grave crisi demografica. Se i rifornimenti verso Kiev proseguiranno la partita si riapre anche perché i militari ucraini hanno dimostrato d'imparare rapidamente ad utilizzare certi sistemi forniti loro. 

Il problema è che Putin non è uno che cerca il compromesso e può manovrare a piacimento una parte dell'opinione pubblica russa, controllando i media in modo totale. La sua speranza  è che la crisi economica legata in primo luogo al metano, possa spaccare il fronte occidentale, dove agiscono commentatori che appoggiano (per convinzione o convenienza) le sue posizioni, un lavoro sviluppato nel tempo. Vi è poi chi, davanti ad un'aggressione conclamata, balbetta le solite litanie sulla pace e il disarmo, musica per un raziatore come Putin, che è pronto ad avvicinarsi non solo a Pechino ma anche alla Corea del Nord pur di avere dei partner. invece è illuminante l'atteggiamento di paesi come la Svezia o la Norvegia, che non sono certo paesi dallo spirito "guerrafondaio" ma hanno compreso la minaccia e la strada per neutralizzarla. Perfino la Germania ha deciso di mutare politica, dopo decenni di arrendevolezza verso Mosca, in cambio di vantaggi economici, legandosi a filo doppio con Mosca sul piano economico (di cui Berlino è il primo partner commerciale!). 

In prospettiva si può dire che se il flusso dei rifornimenti proseguirà ad un certo livello (qualitativo ma anche quantitativo), per Putin potrebbero venire momenti difficili, come sono stati quelli dopo le prime azioni ucraine in Crimea. Se "il capo" vince, tutti l'applaudono ma se le cose vanno male il clima potrebbe mutare rapidamente, non tanto fra la gente più semplice (a cui si narrerà che: "è tutta colpa degli yankee"), quanto fra coloro che hanno qualcosa da perdere.

Le cose non vanno bene per Putin nei cieli e in mare e ora stanno giungendo armi più sofisticate, come i missili antiradar AGM-88, materiali tecnologici che sembrano mettere in crisi un apparato bellico russo roboante ma arretrato, a livello tecnologico (molto pochi sono i sistemi sviluppati dopo la fine dell'URSS) ma anche vecchio dal punto di vista dottrinale e ideologico, come testimonia lo sventolio di bandiere rosse con falci e martelli. I tedeschi cederanno anche 252 colpi da 155 mm Leonanrdo VULCANO, ad altissima precisione e lungo raggio, ottimi (tirano fno a 80 km!) ma da utiizzare veramente con il contagocce.

Quello che dev'essere chiaro è che bisogna che il flusso di mezzi e munizioni prosegua, così come altre componenti. Con 16 lancirazzi HIMARS o 12 PzH.2000, giusto per fare un esempio, bisogna coprire, insieme ad alri sistemi, qualcosa come 1.500 chilometri di linea di contatto, il che è molto complesso anche se si tratta di apparati con prestazioni superiori. Kiev ha ordinato 100 PzH.2000 ma l'ordine sarà evaso entro il 2026 mentre questi sistemi servivano per ieri! Per questo servono rapidamente altri sistemi, per esempio semoventi M-109 L da 155/39 mm e altri pezzi FH-70. In questo settore l'Italia potrebbe dare un apporto, con 20/30 pezzi per ognuno dei sistemi ma per ora sono giunti solo 3 FH-70, veramente pochi anche perché, guerra o non guerra, d'agosto in Italia si ferma quasi tutto. Per i semoventi il lavoro di ripristino è ovviamente più complesso. Se tutta la coalizione facesse uno sforzo comune, il flusso potrebbe essere più consistente, inducendo Putin a fare meglio i suoi conti. E bisognerebbe ordinare subito del munizionamento perché il consumo è elevato, con problemi per la doppia catena di alimentazione (quella con calibri e mezzi "sovietici" e calibri e mezzi NATO).

Qualcuno sembra aver capito le caratteristiche dello scontro mentre altri sono, per vari motivi, esitanti e il nuovo governo italiano dovrà subito decidere che linea seguire, ricordando che una sconfitta degli aggressori sarebbe una lezione per altri paesi con idee simili, ad iniziare da Pechino.


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