Speciale Ucraina
MA QUALE EVACUAZIONE!
Per un po' siamo stati zitti ma ora si esagera. L'idea di avvisare i cittadini italiani di evacuare l'Ucraina ci sembra veramente fuori misura. Come? Mandano segnali simili anche diversi altri paesi? Sbagliano! A questi livelli dovremmo far evacuare i cittadini italiani e chiudere ambasciate in molti paesi (Iraq, Etiopia, Mali, Niger, Somalia, Pakistan, Kazakistan e via proseguendo in una lunga lista).
Il panico è stato diffuso dagli Stati Uniti, in particolare dalla Casa Bianca, alla ricerca di un successo diplomatico (in questo caso "salvare la pace in Ucraina") dopo il disastro Afghanistan. Fra qualche giorno ci diranno che non è successo niente perché Biden ha fatto un paio di telefonate a Putin, visitato anche da Macron e via proseguendo.
Nella realtà Putin sa benissimo che attaccare l'Ucraina oggi potrebbe portare ad un disastro militare ed economico, roba da scuotere il regime che conduce da oltre 20 anni in Russia. Se Kiev non era assolutamente preparata ad un attacco russo nel 2014, oggi la situazione è completamente diversa e non solo da punto di vista tecnico ma anche psicologico. Se 8 anni fa gli ucraini si fidavano del trattato firmato a Budapest con la Russia (garanti Londra e Washington), che "garantiva" i confini (e smantellarono il loro apparato militare ereditato dall'URSS, missili balistici nucleari inclusi!), oggi gli ucraini sanno di dover essere pronti a combattere per garantire la loro libertà, appoggiati da diversi paesi. Hanno forze efficienti e piani operativi anche per far fronte ad attacchi dalla Bielorussia (dove Lukashenko tenta di prolungare la sua dittatura, vecchia di 26 anni) e dal Mar Nero.
Qualche incapace si è spinto ad affermare che "Kiev" cadrebbe in due giorni. Nel 2014 i russi dicevano che sarebbero state necessarie due settimane. Noi pensiamo che in mezzo secondo potrebbero infilarsi in guai veramente grossi, ricordando che la Russia di oggi non è né quella di Stalin né quella di Breznev. Il potere effettivo, i famosi oligarchi, non vogliono ritrovarsi con i beni all'estero (tanti) bloccati ed economicamente messi al bando. Per cui faranno di tutto per evitare che qualche generale nostalgico dell'Armata Rossa scateni azioni scellerate.
Con 130.000 militari è dura attaccarne 260.000 più 80.000 della Guardia Nazionale. Certo, il Cremlino sa di avere vantaggi tecnologici, specialmente in aria e in mare ma qui non siamo di fronte ad un piccolo paese marginale, con poca industria e soprattutto gli ucraini sono pronti a combattere per i loro diritti.
Se non si comprendono certe situazioni si farebbe meglio a cambiar mestiere ma qui il discorso ci porterebbe lontano. Agli ucraini serve solo collaborazione sul piano tecnico oltre che appoggio politico. Alla Farnesina si parla di "riconoscimento dell'integrità ucraina", quella integrità che Putin volle violare nel 2014, forte della sua completa superiorità militare e della sorpresa, all'epoca. Riconosciamo perfettamente i problemi circa l'approvvigionamento dei prodotti energetici ma a questo punto ci chediamo cosa abbiamo fatto per stabilizzare la Libia, sconvolta da oltre 10 anni di conflittualità e ricca di risorse. Buoni propositi, somme affermazioni ma si tende a nascondere perfino la presenza dei militari italiani in loco. Serve un cambio non solo politico ma anche di atteggiamento complessivo, in una Italia che si accorge della politica estera solo quando, complice anche gli speculatori, i prodotti energetici schizzano alle stelle.
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