venerdì 11 maggio 2018

UN COMMENTO ALLE OPERAZIONI NEI CIELI DELLA SIRIA


L'incursione dei velivoli israeliani contro l'antiaerea di Damasco e le postazioni iraniane, ha messo in evidenza come Israele abbia ancora la netta superiorità aerea israeliana in quella zona. La prima fase dell'attacco ha visto la distruzione di postazioni di missili antiaerei. Per l'esattezza sono state colpite le direzioni di tiro di armi come i grandi missili SA-2 e SA-5. Quest'ultimi, anche se molto vecchi, possono ingaggiare velivoli a lunghissimo raggio, su distanze, teoriche, di fino a 300 km. Uno di questi missili potrebbe essere stato il responsabiule dell'abbattimento di un F-16 israeliano, lo scorso 17 febbraio (primo aereo abbattuto in combattimento dal 1983!). L'arma potrebbe ingaggiare anche i radar volanti  G-550 CAEW che in genere orbitano sul Mediterraneo, a largo della costa.
Durante gli attacchi sono stati distrutti anche sistemi di guida per i vecchi missili SA-2 ma anche dei più moderni sistemi mobili SA-17 GRIZLY (su scafo cingolato, eredi degli SA-6) e dei recenti SA-22 PANTSIR-S1, uno dei sistemi antiaerei russi più moderni, con 12 missili a guida maser e 2 cannoncini da 30 mm , il tutto assistito da un sistema di scoperta e tiro radar e da un apparato optronico. La versione ceduta alla Siria è quella su autocarro a 4 assi, pur essendo disponibile anche quella su veicolo cingolato.
L'impressione è che si sia voluto mandare un energico avvertimento a Damasco mentre si colpivano alcune basi dove vi è la presenza di iraniani e miliziani libanesi di Hetzbollah. I russi sono stati "amichevolmente" invitati a rimanerne fuori e così hanno fatto, tanto che pochi giorni dopo il primo ministro israeliano era fra gli ospiti ufficiali della parata per la vittoria nella guerra del 1941-45 a Mosca.
L'ultima cosa che Assad vuole fare è scontrarsi con Israele perché il paese è in larga misura distrutto, con le attività produttive sconvolte anche se si cerca di ripartire. L'Iran spinge per una vittoria militare totale, che passa per l'attacco alle zone sotto controllo turco e degli alleati di Ankara e soprattutto per l'attacco alle zone sotto il controllo delle forze legate all'occidente, in particolare le Forze Democratiche Siriane, a maggioranza kurda. Ma questo significherebbe una ulteriore guerra e la Siria è terribilmente a corto di uomini. Tanti si sono rifugiati all'estero e tanti sono morti e mutilati. Le forze di Assad hanno dovuto far ricorso agli iraniani e a miliziani stranieri, sempre coordinati da Teheran, in primo luogo hetzbollah libanesi. Sono stati loro, inviati di rinforzo anche nelle sacche isolate, uno dei fattori decisivi della controffensiva dei governativi. 
L'Iran evidentemente vuole assumere un ruolo fondamentale anche in Siria e questo gli israeliani non lo possono permettere. Il presidente statunitense Trump è dalla loro parte e, con l'attacco missilistico dello scorso 7 aprile, anche Londra e Parigi hanno inviato un messaggio chiaro. "Rumoroso" più che concreto ma molto chiaro.
Forse le trattative di pace ad Astana prenderanno forza proprio da questi fatti anche perché le casse siriane sono completamente vuote e le rovine hanno risparmiato solo la fascia costiera. Molti bersagli intorno a Damasco sono addirittura a portata dei missili campali a lunga gittata israeliani, precisi nel colpire come hanno dimostrato giorni or sono. Ora un conto è affrontare miliziani con poche armi e ben altra situazione è fronteggiare uno strumento bellico moderno. Putin questo lo ha capito e ora si darà da fare come mediatore anche perché si è stufato di pagare gli alti costi dell'intervento in Siria, Solo nell'ultima settimana ha perso un velivolo Sukhoi Su.30 e un moderno elicottero d'attacco Kaman Ka.52 ALLIGATOR, con la morte dei quattro membri d'equipaggio. Dal Bosforo continuano a passare navi russe dirette in Siria, uno sforzo non leggero (si parla di una nave ogni 3/4 giorni) ma questo sforzo non può essere all'infinito, avendo lui già annunciato due volte la "vittoria" e il conseguente ritiro dalla Siria.

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