martedì 15 maggio 2018

LA BATTAGLIA DI FARAH

La battaglia che è in corso da oltre 24 ore all'interno di Farah, ci ricorda un episodio di giusto 50 anni fa, quando le forze comuniste vietnamite (in primo luogo reparti regolari proveniente dal Nord Vietnam), nel gennaio del 1968 attaccarono le città di Saigon e Hué, nell'allora Vietnam del Sud. L'attacco è scattato alle 02.00 locali, investendo in primo luogo il lato nord e occidentale delle difese della città, e ha potuto avvalersi di milizie talebane concentratesi nella zona e di reparti infiltrati in città. La sorpresa ha consentito di avere ragione della resistenza di alcune posizioni ma i problemi maggiori sono nati per la presenza di forti nuclei di talebani all'interno della città. Vi è da dire che la situazione nella regione era problematica da tempo, in primo luogo perché alle forze di polizia e ai reparti della 2a Brigata del 207° Corpo d'Armata che vi ha il comando, giungono scarsi rifornimenti e pochi rimpiazzi.
I talebani hanno cercato di ottenere un grosso successo anche dal punto di vista mediatico, occupando una città importante invece che i soliti villaggi sperduti. Il capo della polizia locale è rimasto ucciso nei combattimenti mentre il suo vice è stato ferito ma anche le perdite dei talebani sono state alte. Il palazzo del Governatore è rimasto nelle mani delle forze di Kabul, così come l'antica cittadella, ma i talebani sono entrati fin nel centro della città, poi contrattaccati dai reparti dell'ANA appoggiati anche  dall'aria da elicotteri e da velivoli statunitensi A-10, ricordando che siamo in ambito urbano, con la popolazione rimasta intrappolata dai combattimenti, per cui bisogna operare con grande attenzione. La base militare, dove erano alloggiati anche i reparti italiani, è saldamente nelle mani dell'ANA, vedendo la presenza anche di una piccola componente statunitense per alcune funzioni.
Stamani stanno affluendo altri rinforzi, inclusi elementi delle forze speciali statunitensi e si stanno svolgendo aspri combattimenti casa per casa, con rinforzi afghani giunti anche da Herat grazie agli elicotteri. I talebani hanno conquistato il carcere alla periferia della città, liberando circa 250 detenuti, alcuni dei quali pericolosi criminali. Le forze di Kabul hanno mantenutoi il controllo del Comando della Polizia e dei servizi d'informazione, così come quello di altre aree della città.
Probabilmente, come a Hué nel 1968 e in altre circostanze, non sarà facile snidare i miliziani talebani dalle aree urbane, limitando i danni per la popolazione. Costretti a difendere delle posizioni e a concentrarsi, le milziie talebani divengono più vulnerabili e potrebbero subire forti perdite se si saprà rispondere rapidamente. A differenza del Vietnam, gli attaccanti non dispongono di mezzi pesanti e non hanno una foresta tropicale dove nascondersi, per cui potrebbero essere tagliate fuori dalle zone circostanti. Sicuramente però si faranno scudo della popolazione.
E il contingente italiano? Non vi sono reparti italiani in città e sembra che i nostri militari (oltre 800 militari a Herat, su base Brigata SASSARI) non siano intervenuti, almeno per ora. Certo impressiona che in via XX Settembre nessuno abbia pensato a mettere on line due righe, visto il grande impegno passato dei nostri militari in tutta la regione. Ma di Afghanistan non si parla da anni, per cui la strategia politica verte sul silenzio assoluto. Comunque siamo certi che i nostri reparti sarebbero pronti ad intervenire ma ogni decisione passa da scelte politiche e con un governo battuto alle elezioni e dimissionario, figuriamoci se qualcuno prende una parvenza di decisione operativa.
L'offensiva del Tet d'inizio 1968, fu una grave sconfitta militare delle forze comuniste in Vietnam ma si rivelò un grosso successo politico, per cui è importante respingere questo attacco, condotto con armi leggere, per cui quasi impossibile da individuare con mezzi tecnologici. Se bisogna appoggiare le forze di Kabul, bisogna farlo sempre, specialmente quando vi sono dei problemi, altrimenti serve a poco.
Ricordiamo che la presenza italiana include 4 elicotteri AW-129 MANGUSTA  e 4 elicotteri NH-90 oltre a velivoli telecomandati SHADOW 200. Oltre al 152° Reggimento SASSARI, ad Herat vi sono due compagnie di alpini, elementi del 5° Rgt. Genio e altre componenti, oltre ai reparti per l'addestramento e quello che segue alcuni dei reparti locali.Vi è anche una piccola componente forze speciali, non alle dirette dipendenze del comando italiano ma del comando delle forze speciali congiunto.


AGGIORNAMENTO DELLE 11.15 DEL 16 MAGGIO

Seguendo una loro strategia, le forze talebane, dopo un primo assalto, sembrano aver ripiegato, lasciando dietro di sé un bilancio di vittime decisamente pesante, dato che fonti ufficiali afghane, da verificare, parlano di "198 morti e dozzine di feriti". In effetti fonti della coalizione indicano elevato il numero delle vittime fra i miliziani, mentre le forze di Kabul avrebbero avuto fra fra 30 e 40 vittime, oltre ai feriti. I veicoli catturati alle forze di sicurezza sono stati tutti distrutti dall'alto e non si sono potuti allontanare dalla città. Prosegue l'inseguimento, in particolare dall'alto, dei miliziani in ritirata nelle campagne circostanti e si stanno bonificando i singoli edifici perché si sospetta che alcuni dei miliziani si sia nascosto nel centro abitato.
Ora bisognerà capire come mai l'attacco sia giunto di sorpresa mentre si indica nell'Iran il responsabile di una maggior attività talebana nell'aria, sviluppatasi in questi ultimi due anni.

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