giovedì 31 maggio 2018

ELIMINATI 70 CAPI TALEBANI


Nel periodo fra il 17 e il 26 maggio le forze statunitensi hanno eliminato circa 70 capi talebani, in particolare nel corso di alcune riunioni, a cui partecipavano anche personalità di rilievo. Per colpirli sono stati utilizzati sia velivoli con munizionamento di precisione che lanciarazzi. Sono state eliminate alcune figure importanti, grazie ad una precedente opera d'intelligence. E stato un lavoro difficile perché i talebani utilizzano sistemi di comunicazioni antichi ma al riparo dallo spionaggio elettronico. 
I capi eliminati provenivano da diverse zone del paese e la loro uccisione creerà vari problemi dopo le pesanti perdite subite nell'attacco alla città di Farah. La situazione nel paese mostra ancora diversi problemi e bisognerebbe mettere a punto una strategia vincente.

mercoledì 30 maggio 2018

BREAKING NEWS


LA COALIZIONE SI AVVICINA AL PORTO YEMENITA DI HODDEIDA
LE MILIZIE HOUTHI IN GRAVE DIFFICOLTA'



Praticamente nessun organo d'informazione, presi come sono dalle vicende italiane, vi dirà che le forze della coalizione a guida saudita sono giunte a 15/18 chilometri dal principale porto yemenita sul Mar Rosso, vale a dire Hoddeida e sembra che si siano accesi combattiumenti intorno all'aeroporto della città mentre i capi Houthi stanno abbandonando il centro abitato. Da quella distanza l'artiglieria della coalizione può già tranquillamente colpire la città, da cui la popolazione stava fuggendo già da alcuni giorni, temendo uno scontro urbano. Le forze della milizia Houthi erano già in crisi da diversi giorni e il fronte era stato rotto. L'offensiva viene alimentata con mezzi anfibi navali che giungono da Assab (in Eritrea) ed è appoggiata dall'aria.
Gli Houthi stanno finendo le risorse per una resistenza convenzionale in una zona pianeggiante. Se il porto cedesse, sarebbe un duro colpo per le milizie houthi che stanno vedendo ridursi i tratti costieri sotto il loro controllo, rendendo sempre più difficile l'arrivo di armi e rifornimenti da parte dell'alleato iraniano. Il conflitto, dopo tre anni, sembra vicino a una svolta importante. Le truppe del presidente Hadi sono all'offensiva anche nel tratto costiero vicino all'Arabia Saudita, in una sorta di manovra a tenaglia.
In prospettiva la resistenza houthi potrebbe proseguire nelle zone montuose ma anche il destino della capitale sarebbe segnato anche perché la popolazione civile è in una situazione sempre più difficile. L'Arabia Saudita e i suoi alleati sembrano decisi a saldare nel paese il conto con l'Iran, da anni all'offensiva per destabilizzare i paesi a maggioranza sunnita.

martedì 29 maggio 2018

ELEZIONI IN LIBIA


I rappresentanti di molte delle principali fazioni  presenti in Libia, hanno raggiunto un accordo per lo svolgimento di elezioni generali il prossimo 10 dicembre. Si tratta di un accordo verbale e abbiamo visto naufragare moltissimi accordi, per cui la situazione rimane assolutamente incerta. Una soluzione è complicata anche dalla lunga e grave crisi politica italiana, con i trafficanti impegnati a mandare in mare il massimo dei clandestini prima che un nuovo esecutivo italiano possa prendere misure per bloccare questi traffici.
Intanto si combatte alla periferia di Derna fra forze del maresciallo Haftar e milizie integraliste che ricevono rifornimenti via mare dalla Turchia, un canale che si proverà a bloccare anche con il nuovo pattugliatore ex irlandese, giunto a Bengasi e in fase di armamento.
ALTA TENSIONE IN MEDIO ORIENTE


Per gran parte della notte la situazione a Gaza e nelle limitrofe aree israeliane è rimasta di grande tensione, con lanci di razzi e azioni condotte da forze israeliane sul piccolo territorio, dove la vita in simili circostanze diviene molto difficile, nonostante non si tratti di una novità.
E' chiaro che l'Iran ha voluto aprire un nuovo fronte visto che si trova in una situazione delicata in Siria, dove i suoi miliziani e quelli di Hetzbollah sono sotto tiro da parte di Israele.
Potrebbe riscaldarsi anche il confine fra Giordania e Siria se le forze di Damasco lanceranno un attacco contro le zone sotto il controllo dei ribelli nell'area.
TORNA L'INCUBO TERRORISMO IN BELGIO


Un musulmano in permesso dal carcere, ieri  ha ucciso a Liegi due poliziotte e un passante prima di essere neutralizzato, Ovviamente la vicenda ha lasciato pesante strascichi polemici perché non era il primo permesso fuori dal carcere concesso ad un soggetto che si era radicalizzato. L'uomo, pregiudicato per reati comuni, si è rifugiato in una scuola e ha preso in ostaggio una donna ma è stato colpito prima che potesse commettere altri danni. Certo la paura è stata grande perché poteva prendere in ostaggio una scolaresca, armato con le pistole delle due poliziotte uccise.
Il Belgio si trova in una situazione molto delicata per la grande concentrazione di immigrati in alcune zone, finite praticamente fuori controllo anche se ora si tenta di correre ai ripari.
Il terrorista è indagato anche per altri reati accaduti il giorno prima su cui si vuole fare luce.

VENTI DI GUERRA A GAZA

VENTI DI GUERRA A GAZA - AGGIORNAMENTI

Questa mattina dalla striscia di Gaza sono partiti alcuni missili e colpi di mortaio verso il territorio israeliano. Più volte nel corso della mattinata sono suonate le sirene di allarme israeliane che invitavano i cittadini a trovare riparo. L'esercito israeliano ha risposto con colpi di cannone verso le postazione di Hamas. Non si escludono ulteriori schermaglie mentre sullo sfondo continuano le proteste lungo la barriera che divide Gaza da Israele.


AGGIORNAMENTO DELLE ORE 15.00
 La situazione si è fatta ancora più calda a Gaza. L'Aeronautica israeliana ha colpito varie istallazioni a Gaza e distrutto un tunnel molto lungo che per 900 si spingeva anche in Israele, pur avendo uno sbocco in Egitto. Colpiti anche vari obiettivi mentre la tensione è alle stelle anche in mare, con le unità israeliane impegnate a largo di Gaza.
Le sirene d'allarme sono risuonate più volte con alcuni razzi che sono riusciti a sfuggire al sistema IRON DOME  forse grazie a nuovi accorgimenti. 
Nelle prossime ore forniremo ulteriori aggiornamenti.

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 23.30
Da Gaza prosegue il lancio di razzi da Gaza verso Israele. I sistemi IRON DOME intercettano altri razzi ma è palese che siamo di fronte a un lancio molto alto di razzi che tende a saturare le difese.  Da segnalare anche limpiego di mortai pesanti. Un battello palestinese è stato catturato da unità israeliane. Probabilmente sarà una notte di scontro con Israele che utilizza anche mezzi aerei e navali. Hetzbollah minaccia razzi su Israele da Libano e Siria, cosa che porterebbe sicuramente ad un conflitto vasto e pieno di rischi, con l'Iran che si muove dietro le quinte ma che potrebbe diventare bersaglio per nuove azioni. E' stata chiesta la riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza.
Probabilmente siamo di fronte ad una escalation molto pericolosa e carica di rischi. L'Iran e i suoi alleati si sono trovati sotto tiro in Siria mentre Israele sembra essere riuscito ad ottenere una scelta di Russia e Siria circa la riduzione della presenza iraniana in Siria, fattore scatenante di questa nuova fase in medio oriente.
 

lunedì 28 maggio 2018

AGGIORNAMENTO DELLA SITUAZIONE IN SIRIA


Sono sei i russi rimasti uccisi in recenti combattimenti. Mosca conferma solo quattro nomi ma due potrebbero essere dei contractors, con cui il Ministero della Difesa non ha rapporti ufficiali. I 4 militari uccisi facevano parte di una batteria russa che è stata attaccata di sorpresa nella notte, forse da miliziani di Daesh. Ci sono stati anche diversi feriti.
Nell'aria di Raqqa si registrano problemi fra la componente kurda e quella araba, proseguendo uno stato di tensione registrato già in precedenza anche se nelle Forze Democratiche Siriane si trovano vari combattenti arabi anche se i kurdi hanno ruoli apicali e costituiscono la maggioranza del personale.
Sale la tensione nella Siria meridionale, dove le forze di Assad potrebbero lanciare azioni contro le forze ribelli che però hanno l'appoggio di paesi occidentali e della Giordania.
Non si riesce invece a capire che fine hanno fatto i miliziani di Daesh che hanno abbandonato l'ultima sacca che ancora resisteva a Damasco, dopo aver raggiunto un accordo.

domenica 27 maggio 2018

CAOS LIBIA: COLPO DI STATO A TRIPOLI?

CAOS LIBIA: COLPO DI STATO A TRIPOLI?

Nella ultime ore si sono succedute voci di un possibile colpo di stato a Tripoli. Per quanto non vi sia stata alcuna conferma a tal proposito, con il governo Serraj che ha protamente smentito tale ipotesi, sembra comnque che qualcosa si stia muovendo. Milizie di misurata starebbero infatti attaccando posizione governative nei sobborghi di Tripoli, mentre la branca libica dell'ISIS sembra aver ripreso forza dopo le dure sconfitte degli ultimi mesi.


sabato 26 maggio 2018

NUOVO INCONTRO TRA KIM E MOON

NUOVO INCONTRO TRA KIM E MOON

La notizia di un nuovo incontro sul confine tra le due corre tra il presidente sud coreano Moon e Kim Jong-Un giunge al termine di una difficile settimana in cui i negoziati con la Corea del Nord sembravano inevitabilmente giungere ad una prematura conclusione. Non è ancora se il summit tra Kim e Trump si terrà come era stato programmato dopo l'acceso confronto verbale che sembrava averlo fatto naufragare, ma l'incontro odierno tra Kim e Moon riaccende le speranze per il proseguimento delle trattative.

SCONTRO TRA SOLDATI USA E MERCENARI RUSSI IN SIRIA

SCONTRO TRA SOLDATI USA E MERCENARI RUSSI IN SIRIA

Il New York Times ha rivelato che lo scorso febbraio forze governative siriane composte da un totale di 500 uomini, compresi alcuni mercenari russi, avrebbero ingaggiato un combattimento di oltre 4 ore con truppe americane nell'est della Siria. Non ci sarebbe stato nessun ferito tra le forze statunitensi mentre tra gli attaccanti ci sono state dozzine di vittime. Mosca ha confermato che quattro cittadini russi sono stati uccisi durante l'attacco.

LA NATO NON INTENDE CESSARE IL SUPPORTO ALL'UCRAINA

LA NATO NON INTENDE CESSARE IL SUPPORTO ALL'UCRAINA

Nonostante la domanda dell'Ungheria che, attraverso una lettera del governo, avrebbe chiesto che la NATO interrompesse il supporto all'Ucraina nella guerra contro i separatisti filo-russi, i vertici dell'organizzazione atlantica hanno confermato il proseguimento del supporto al governo di Kiev. 
Dall'inizio della presidenza Trump si è intensificato il supporto che i paesi occidentali danno all'Ucraina, con gli stessi Stati Uniti che hanno autorizzato la vendita di armi, come i missili Javelin consegnati, e recentemente testati, all'esercito ucraino.

ATTENTATO BENGHAZI

ATTENTATO BENGHAZI

Un auto bomba è esplosa a Benghazi, in Libia. Le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza mostrano come l'auto abbia sfrecciato per una delle via del centro cittadino per poi farsi esplodere. 
Le autorità libiche hanno riferito che le vittime sarebbero sette, oltre a 20 feriti. Ancora nessun gruppo ha rivendicato il gesto.

giovedì 24 maggio 2018

AGGIORNATO



ESPLOSIONI NELL'AEROPORTO DI HOMS


Una forte esplosione si è udita nell'aeroporto di Homs in Siria. Potrebbe trattarsi di un nuovo attacco israeliano contro bersagli in cui sono presenti forze iraniane o di Hetzbollah, oppure entrambi. Oramai siamo di fronte ad una vera e propria campagna, seppur di intensità relativamente ridotta, volta a far ripiegare le forze iraniane dalla Siria. Non crediamo che questo possa avvenire facilmente. I mezzi d'informazione di Damasco hanno detto che è intervenuta la difesa aerea e l'attacco è stato respinto ma alte fiamme si levano dalla struttura. Sembra che la base sia stata colpita da sei missili.
Le difese russe non sono intervenute e ora è chiaro cosa è andato a fare a Mosca il primo ministro israeliano, formalmente presente per la parata sulla Piazza Rossa.
Ulteriori notizie indicano come al momento dell'attacco sul Libano si trovassero vari velivoli israeliani.
Intanto viene riportata attività irachena sul confine con la Siria, all'altezza dell'Eufrate, per colpire, anche con velivoli F-16, le milizie di Daesh che tentano di penetrare in Iraq.

SALTA (PER ORA) IL VERTICE USA-COREA DEL NORD



Il presidente Trump ha annullato il vertice fra il suo paese e il dittatore nord coreano Kim. La situazione è nuovamente cambiata ma non  escludiamo assolutamente che fra una settimana, o meno, possa ricambiare totalmente. Ieri vi era stata, alla presenza di un gruppo di giornalisti stranieri, il primo atto dello smantellamento del sito nucleare per i test. Oggi, forse, avrebbero arrestato tutti per spionaggio. 
Cosa volete attendervi da uno come Kim? Probabilmente vuole alzare la posta economica in cambio di una politica meno aggressiva e non resta che stare a vedere. Tutti i momenti vi può essere una novità, buona, meno buona o pessima.
Intanto a Tokio ci si prepara a superare nuove crisi, potenziando l'apparato difensivo e anche a Seoul non ci si fanno soverchie illusioni. Cosa accadrà lo scopriremo solo vivendo ma ci sembra che un atteggiamento prudente e un adeguato strumento militare, sia saggia politica.
LA RUSSIA RESPONSABILE PER L'ABBATTIMENTO DEL
VOLO DI LINEA MALESE


La commissione internazionale che per quasi quattro anni ha investigato sull'abbattimento del volo di linea malese mentre transitava sopra il Donbas, è giunto alla conclusione che la responsabilità è della Russia, a cui apparteneva i missile e il suo sistema di scoperta e tiro. Per la verità questa era l'ipotesi evidente fin dal primo momento. I satelliti mostravano come il sistema SA-11 giunse dalla Russia, con personale specializzato per l'impiego dell'arma e come iniziasse ad essere utilizzato contro i velivoli ucraini, in particolare biturbina Antonov che facevano da ponte radio. Nessuno dette l'allarme pur sapendo i rischi che i velivoli di linea correvano, e si giunse al tragico epilogo, con quasi 300 morti.
Mosca dice che si tratta di un complotto ma la dinamica dell'abbattimento è molto chiara. Il velivolo proveniva dal territorio ucraino e a terra si pensò che si trattasse di una qualche missione militare. Il risultato fu di 298 persone uccise, con responsabilità anche dell'Agenzia per il controllo del traffico aereo perché da alcuni giorni si sapeva che i cieli del Donbas si erano fatti molto pericolosi, data la presenza di potenti missili antiaerei. Pochi giorni prima, era stato abbattuto un Antonov a oltre 5.000 metri di quota, per cui era proprio il caso  di spostare le rotte commerciali. La batteria di SA-11 individuata, apparteneva al 53° Reggimento Russo Missili Contraerei, di base a Kursk, che dopo la tragedia è rientrato nei confini nazionali, vista la tragedia avvenuta. Sic conoscono i nomi di tutti gli ufficiali responsabili e presto si avranno ulteriori sviluppi dato che vi sono responsabilità, a nostro avviso perfino più gravi a livello politico.
RAIDS era nel Donbas proprio in quei giorni e fu subito evidente cosa fosse accaduto ma Mosca ha continuato a negare nonostante tutte le evidenze, ricordando che all'epoca nei cieli dell'area di scontro non operassero velivoli russi o con le insegne dei filo-russi. A noi risulta che il punto di lancio e i responsabili, fosse stato individuato dalla ricognizione strategica statunitense che sorvegliava l'area con grande attenzione.
E' stato possibile rilevare la matricola del missile responsabile dell'abbattimento ed è risultato essere stato costruito in Unione Sovietica nel 1986, rimanendo in forza successivamente a reparti russi. Mosca sapeva benissimo che sul Donbas transitava traffico aereo commerciale internazionale e doveva avvisare del pericolo.
DUE ELICOTTERI COBRA DONATI DALLA GIORDANIA ALLE FILIPPINE


La Giordania ha deciso di cedere due elicotteri d'attacco AH- COBRA alle Filippine, allo scopo di maggiorare il suo potenziale contro i guerriglieri che operano nella parte meridionale dell'immenso arcipelago. Si tratta di macchine della versione E o F ma ancora in grado di essere utilizzati validamente contro gruppi di miliziani. La Giordania ha da poco ceduto tre di queste macchine al Kenia dopo averne ricevuto 14, più moderne, da Israele. Probabilmente è Washington che pilota queste cessioni, pensando che il Kenia, per esempio, deve affrontare i guerriglieri integralisti di Boko Haram, in Kenia e in Somalia.
Pensiamo che quando saranno sostituiti gli AW-129, con i nuovi AW-249, i MANGUSTA, in fase di sviluppo, saranno molto richiesti sul mercato.

mercoledì 23 maggio 2018

I RISULTATI DELLE ELEZIONI IN VENEZUELA


In mezzo ad accxuse fortissime sia all'interno che sul piano internazionale, si sono svolte le elezioni presidenziali in Venezuela, boicottate dalle opposizioni. Elezioni la cui validità non è stata riconosciuta né dall'Unione Europea, né dalla maggioranza dei paesi latino americani né dagli Stati Uniti.
A votare si è recato (sembra, ma il dato è contestatissimo) il 47% di coloro che ne avevano diritto. Maduro ha ottenuto il 67%, al termine di una campagna elettorale dove i media di regime controllavano tutto e si è arrivato perfino ad offrire soldi in cambio di voti, quasi si trattasse di un gesto generoso.
Con il paese oramai in bancarotta e in mano ad un gruppo di autocrati e "sfascisti", l'economia è del tutto al collasso e mancano i generi alimentari. Maduro rischia sanzioni internazionali ancora più forti e un isolamento rotto però dall'appoggio di Cuba e Russia. Il braccio di ferro fra regime e opposizione proseguirà e potrebbe avere tragiche conseguenze mentre un flusso di persone continua a dirigersi verso la Colombia. Chi può fugge anche perché spira aria di scontro aperto anche se le opposizioni frenano per evitare un bagno di sangue.
Il caso Venezuela mostra come un paese con risorse importante, possa avere l'economia distrutta da una gestione politica pazzesca. Per chi abbia dubbi, consigliamo di vedere alcuni video della campagna elettorale di Maduro. Il dittatore tiene in pugno il paese utilizando la propria milizia, reclutata appositamente per puntellare il regime, ricorrendo all'uso sistematico della violenza.
ATTACCO DI DAESH VICINO A PALMIRIA


Miliziani di Daesh hanno attuato una imboscata ad un convoglio delle forze governative di Damasco, causando significative perdite. Si parla di una trentina di vittime e diversi feriti. L'imboscata, avvenuta a oriente di Palmiria, è inizta con una serie di esplosioni lungo la strada e il successivo attacco. Ancora nell'area operano forze fedeli al califfato, che non hanno armi pesanti ma tentano di organizzare una guerriglia nel vasto territorio riconquistato dai governativi in questi due anni e mezzo.
Sarebbe un grave errore pensare che il conflitto in Siria sia terminato perché la situazione sul terreno è sempre complessa anche se le forze di Damasco i i suoi alleati hanno ottenuto molti successi.

SCONTRO NAVALE NELLO YEMEN


Due imbarcazioni utilizzate dalle milizie Houthi per impieghi militari, sono state affondate, nel primo pomeriggio di oggi,  da una unità navale della Marina degli Emirati Arabi Uniti, in un piccolo ma significativo scontro navale, probabilmente un segnale di un blocco sempre più stretto per non far giungere armi alle forze houthi, in un conflitto che dura dal 2015.
ATTACCO AEREO NELLA ZONA DI DEIR EZ ZOR


All'alba velivoli non identificati hanno colpito postazioni nell'area di Deir-ez-Zor, Siria orientale, tenute dalle forze di Assad e dai loro alleati. Potrebbe essere stato un'azione statunitense o un nuovi raid di velivoli israeliani (magari F-35), destinato a colpire reparti di Pasdaran iraniani che operano con le forze di Damasco insieme a miliziani sciiti di Hetzbollah.
La situazione rimane di grande tensione anche perché la contraerea non sembra in grado di apporsi a questo genere di operazioni. Probabilmente si vuole mandare messaggi (cinetici!) all'Iran che voleva prendere un ruolo importante in Siria.
PRESSIONE UCRAINA SUL FRONTE DEL DONBAS


Le forze ucraine stanno premendo in alcuni settori e sembra che siano avanzate di un paio di chilometri sfruttando il fatto che i separatisti hanno risorse umane limitate, nonostante l'apporto di specialisti e ufficiali provenienti dalle file russe. Si tratta di 400 chilometri fronte, senza molti ostacoli artificiali, per cui non facili da difendere. Come si vide chiaramente nella II G.M. e anche nelle precedenti operazioni nel Donbas, chi ha l'iniziativa ha in genere un vantaggio. I separatisti e i loro potenti alleati, erano avanzati anche dopo gli accordi di Minsk e ora  che hanno forze adeguate, gli ucraini vogliono dimostrare che possono ingaggiare l'avversario con successo.
Del resto tutti i giorni vi sono decine di incidenti con l'impiego anche di armi pesanti. Kiev ha proposto lo schieramento di una forza di pace ma non ha avuto risposta favorevole da parte dei suoi avversari. Un contingente di pace opererebbe anche sul confine con la Russia, da dove giungono armi e rifornimenti senza cui i separatisti non potrebbero resistere.
Le attività di Kiev ora sono coordinate dalle Forze Armate e non più dal Ministero dell'Interno nell'ambito di una "Attività di Forze Congiunte", visto i mezzi in campo e l'entità dello scontro-
PROBABILE UN ATTACCO A DERNA


Le forze dell'Esercito Nazionale Libico (ENL) del maresciallo Haftar potrebbero attaccare la città di Derma, dal 2011, in mano a gruppi integralisti, dopo che sono fallite delle trattative per trovare una soluzione. Le forze dell'ENL sono quasi sull'orlo dell'altopiano che domina la città costiera. Potrebbe essere una dura battaglia e si volevano evitare perdite alla popolazione. Il pattugliatore giunto a Bengasi da pochi giorni, potrebbe condurre il blocco navale, dopo che sarà armato. Nei giorni scorsi degli UAV hanno colpito delle posizioni mentre potrebbero intervenire i velivoli a turbina per l'attacco al suolo AT-802, già utilizzati in operazioni precedenti, sfruttando il loro munizionamento guidato.
I combattimenti urbani sono sempre problematici e di non facile soluzione se si è davanti a combattenti decisi, come in questo caso. Del resto il governo che controlla la Cirenaica e molte altre zone del paese, non poteva trascinare all'infinito questa situazione.


AGGIORNAMENTO DELLE 21.30 

Nel pomeriggio asi sono accesi violenti combattimenti nella zona del vecchio aeroporto, sul margine dell'altopiano dopo che è iniziato un attacco dell'Esercito Nazionale Libico, appoggiato anche dall'aria e dall'artiglieria.

martedì 22 maggio 2018

COLPITA UN MERCANTILE TURCO DAVANTI ALLE COSTE YEMENITE


Incominciano a trapelare delle informazioni circa un episodio accaduto in Mar Rosso lo scorso 10 maggio, in serata, quanto sulla nave da carico turca INCE NEBOLY ha registrato una esplosione sul lato sinistro dell'unità che ha aperto uno squarcio di circa 5 metri quadrati. I sauditi danno la colpa alle forze houthi mentre le medesime danno la colpa ai sauditi. L'esplosione ha squarciato la fiancata dall'interno ma potrebbe essere stato un proiettile semi-perforante, che non esplode subito all'impatto ma quando penetra all'interno. I danni non sono stati gravi ma evidentemente in conflitto infuria anche sul mare.
Fra sauditi, Emirati Arabi e altri paesi del Medio oriente, i rapporti con la Turchia non sono buoni, ad eccezione che con il Qatar e il Sudan.
BREAKING NEWS

DEBUTTO OPERATIVO DELL'F-35 ISRAELIANO



In un twitter l'Aeronautica israeliana ha annunciato che i suoi F-35 ADIR (questa la denominazione locale) hanno compiuto le prime due missioni operative. Potremmo sbagliarci ma questo annuncio potrebbe riferirsi alle esplosioni avvenute recentemente all'interno di basi siriane, di cui abbiamo dato notizia nei giorni scorsi. Avevamo pochissimi dubbi sul fatto che Israele avrebbe utilizzato in azione i suoi F-35, il cui il ruolo principale resta l'attacco. La mancanza di reazione contraerea potrebbe indicare che i velivoli F-35 non sono stati avvistati dai radar, un elemento che costituirebbe un elemento di valore non indifferente per la valutazione del nuovo velivolo.
Non si può nemmeno escludere che i radar, in particolare quelli del contingente russo, abbiano fatto finta di non vedere i velivoli, per non svelare le loro capacità reali, in un gioco molto complesso. Comunque l'impressione è che gli F-35 abbiano caratteristiche "stealth" molto avanzate e siano in grado di portare a termini missioni particolarmente difficili. I velivoli F-35 A dell'Aeronautica israeliana sono in forza al 140° Stormi AQUILE D'ORO e sono giunti in Israele nei giorni in cui il primo esemplare italiano è arrivato sulla base di Amendola.
Se avremo ulteriori informazioni sull'argomento (che riguarda direttamente anche l'Italia, dato che è in fase di consegna ad Aeronautica e Marina), informeremo subito i le nostri lettori.

Damasco completamente riconquistata dai governativi

SGOMBERATA L'ULTIMA SACCA RIBBELLE A DAMASCO



Il governo siriano di Bashar Al-Assad ha ufficialmente dichiarato completamente libera Damasco, la capitale, e tutti i dinotrni. Con la chiusura dell'ultima sacca di resistenza a sud di Damasco si conclude dopo sette anni di guerra la contesa della capitale. Camion di guerriglieri dell'ISIS, che ancora resistevano nell'ultima sacca assediata dai governativi, sono stati evacuati dalla ormai ex zona di guerra, dove ormai rimangano un impressionante numero di macerie e mezzi distrutti, circondati da una desolante devastazione.

lunedì 21 maggio 2018

Espolosioni presso base aerea russa in Siria

 ATTACCO A BASE AEREA IN SIRIA


Un attaco condotto da droni di origine non identificata ha causato 4 esplosioni nella base aerea di Khmeimim, nei pressi della cittadina di Jablah, a sud di Latakia. La contraerea russa si è attivata ed ha abbattutto i droni responsabili dell'attacco.
POSTAZIONI IRANIANE COLPITE A DEIR-EZ-ZOR


Velivoli non identificati hanno colpito oggi una parte dell'aeroporto di Deir-Ez-Zor dove si trovavano militari iraniani. Non si hanno altre notizie ma è facile ipotizzare che si trattasse di velivoli israeliani. In questo modo si è probabilmente voluto dimostrare che si possono colpire i militari iraniani anche a grande distanza da Israele. In questo contesto potrebbero essere riviste anche le cause delle cinque grandi esplosioni che hanno devastato ieri un parte dell'aeroporto militare di Hama. La parte orientale della Siria, sconvolta dalla guerra e occupata per anni da forze anti-Assad, ha una difesa antiaerea molto debole, almeno rispetto a quelle intorno a Damasco e lungo la costa siriana, dove si sono salvate diverse postazioni missilistiche fisse.

domenica 20 maggio 2018

OFFENSIVA NEL DISRTETTO DU GHAZNY IN AFGHANISTAN


Sempre nel quadro dell'offensiva primaverile, i talebani hanno lanciato una offensiva nella parte occidentale del distretto di Ghazny. Kabul ha deciso l'immediato invio di rinforzi mentre è intervenuta l'Aeronautica a dare appoggio. In altre zone li reparti afghani sono all'offensiva per prevenire iniziative avversarie. Ovviamente i talebani lanciano i loro attacchi dove pensano d'incontrare meno resistenza.
Nel Parlamento di Kabul ci si è ufficialmente lamentati perché i contingenti internazionali si sono enormemente ridotti mentre non sono stati forniti ai reparti locali mezzi per sostituirli. Un paio di parlamentari hanno proposto di rompere i patti che erano stati siglati anni or sono, in vista proprio del ritiro internazionale. Il problema è anche per formare il personale più qualificato, per esempio piloti per aerei ed elicotteri.
La situazione rimane complessa e, con senso pratico, bisognerebbe pensare ad alcune soluzioni, non solo di tipo militare. Comunque basterebbe uno sforzo internazionale per relativamente ridotto per  permettere una svolta nelle operazioni.
ELEZIONI FARSA IN VENEZUELA

Oggi si svolgono l'elezioni presidenziali in Venezuela. Il dittatore Maduro, visto lo stato in cui ha ridotto il paese, ha pensato bene di neutralizzare tutti i possibili oppositori, visto che non  ha l amaggioranza parlamentare, arretandoli o impedendone la partecipazione al processo elettorale.  Ovviamente l'opposizione ha denunciato questi atti liberticidi e il paese è ai margini del contesto internazionale, mantenendo l'appoggio di paesi come Cuba (a cui fornisce petrolio a prezzi estremamente bassi, furoi mercato) e la Russia.
I rischi di uno scontro armato crescono per il semplice fatto che l'economia del paese, un tempo florida, è stata devastata da scelte pazzesche, che hanno portato, da molto tempo, alla mancanza di generi primari. Ora Maduro spera che la risalita del prezzo dei prodotti petroliferi dia ossigeno alla devastata economia ma crescono i pericoli per uno scontro armato.

sabato 19 maggio 2018

DAESH ABBANDONA DAMASCO


Alla fine, come a Raqqa, i miliziani di Daesh sono venuti a compromesso! Bombardati intensamente in una piccola area nella parte meridionale della città, alla fine hanno deciso di accogliere la trattativa, per i miliziani e per i civili che vorranno seguirli. Ora bisogna vedere dove andranno perché in Siria sono rimaste solo due sacche sotto il controllo di Daesh, di cui una a ridosso delle linee israeliane sul Golan, dove non sarebbero certo accolti bene.

venerdì 18 maggio 2018

ARRIVATA UN PATTUGLIATORE A BENGASI


Qualcuno ha detto che era un dragamine libico, altri hanno fatto altre ipotesi ma in realtà l'unità giunta a Bengasi ieri è l'ex pattugliatore d'altura irlandese AISLING, 1.150 tonnellate, 65 metri di lunghezza, 18 nodi, in origine armato con un pezzo da 40 mm, 2 cannoncini da 20 mm e mitragliatrici di calibro minore (12,7 mm). E' stato in servizio dal 1980 al 2016, per poi essere venduto per 150.000 Sterline ad una società olandese che lo ha rivenduto per 750.000. Ora è giunto in Libia, disarmato, come disarmato lo era al tempo della dismissione.
Ora il generale Haftar dispone di una unità con cui stringere il blocco su Derna. Probabilmente sarà riarmato con armi prese da vecchie unità libiche, per esempio pezzi da 40 mm e mitragliatrici binate da 23 mm, reperibili sul posto, prelevate da qualche vecchia unità. Le forze del generale Haftar avevano e hanno bisogno di unità navali a costo di trasformare unità civili. Fino a ieri era abbastanza semplice per i contrabbandiere di armi giungere a Derna o in altri luogo, magari operando di notte.
A Bengasi era stato catturata una fregata classe "Koni" ma non era operativa così come un sommergibile. Era bisogna vedere che armi saranno installate sull pattugliatore, facile da mantenere operativo, ricordando che in questi anni sulle navi libiche si sono visti perfino cannoni senza rinculo M-40 da 106 mm. Ovviamente alla Marina libica servono altre unità ricordando che l'Italia si è adoperata e si adopera anche oggi per sostenere le forze navali di base in Tripolitania.
LA SITUAZIONE A FARAH


La città di Farah è stata completamente ripulita dai miliziani talebani che erano penetrati al suo interno. I difensori, dopo aver ricevuto rinforzi, hanno contrattaccato e l'Aeronautica di Kabul, insieme a quella statunitense, hanno inflitto severe perdite alla forza attaccante che includeva oltre 1.000 miliziani, che prima dell'attacco non hanno utilizzato le radio e hanno infiltrato propri distaccamenti all'interno della città.
I comandi in Afghanistan dichiarano che l'intensificarsi dell'attività talebana nella regione è frutto anche di un certo appoggio iraniano. Prima del 2001 l'Ira (sciita) e i talebani (sunniti) erano ai ferri corti e vi erano stati incidenti di frontiera. Oggi la situazione potrebbe essere diversa ed è possibile che a Kabul si abbiano prove precise di questa collaborazione.
PROSEGUONO I COMBATTIMENTI INTORNO A DERNA


Le forze dell'Esercito Nazionale Libico, premono sempre intorno a Derna e hanno guadagnato terreno, catturando un T-55 e 6 ruotati 8x8 BTR-60, tutti per altro giù fuori combattimento. Il cerchio si sta stringendo sulla città, dal 2011 nelle mani di gruppi integralisti. Sembra che dall'alto sia intervenuto anche un UAV, distruggendo postazioni dei difensori. Intorno alla città le forze del generale Haftar hanno concentrato carri, blindati, artiglieria e lanciarazzi. Il centro abitato è dominato dal retrostante altopiano da dove provengono anche le riserve idriche.
PROSEGUE L'AVANZATA VERSO IL PORTO DI HODDEIDA


Anche oggi sta proseguendo l'avanzata delle forze yemenite, in particolare di reparti della Guardia Repubblicana che, con l'appoggio aereo saudita, stanno avanzando verso il porto di Hoddeida, distante ancora 50/60 km dopo che sono state occupate alcune località in prossimità della costa. La popolazione civile sta abbandonando la città portuale prevedendo un possibile attacco.
ESPLOSIONE NELLA BASE AEREA DI HAMA


Intorno 13,30 ora italiana, vi è stata una serie di enormi esplosioni, almeno cinque, all'interno della base aerea di Hama in Siria, situata a occidente della città. Non sappiamo se si è trattato di un incidente o di un atto ostile. I soccorritori sono bloccati dalla ricaduta di grossi frammenti. I danni sono sicuramente ingenti.

AGGIORNAMENTI

E' stata diffusa la notizia ufficiale (ma amnca una valutazione esterna) che un ordigno a caduta libera è esploso provocando altre esplosioni e distruggendo tre deposti di bombe. Gravi i danni ma non si hanno notizie circa le vittime. Frammenti hanno sicuramente investito aerei ed elicotteri parcheggiati in aeroporto, danneggiandoli. L'episodio influenzerà parte delle future operazioni aeree.

giovedì 17 maggio 2018

ASSAD INCONTRA PUTIN


Il presidente siriano Assad ha incontrato a Soci, sul Mar Nero, il presidente Putin per valutare le ultime operazioni militari e valutare la strategia futura. Assad è preoccupato per l'interventismo israeliano, che mostra come non si voglia permettere l'insediamento in Siria di ulteriori componenti iraniane e filo-iraniane. Ha impressionato l'efficacia dell'azione israeliana e il fatto che i Russia non abbiano fatto niente per ostacolarla. Assad è in Russia pochissimi giorni dopo la visita del primo ministro Netayahu. Preoccupa anche il modo deciso con cui gli Stati Uniti sono intervenuti lungo il corso dell'Eufrate quando le forze di Assad hanno attaccato le Forze Democratiche Siriane, bloccandole sul nascere.
La Siria è in condizioni economiche disastrose e in pratica sopravvive solo con gli aiuti economici russi e iraniani, paesi che hanno però i loro problemi. Le distruzioni sono state immense così come le perdite, con circa 400.000 morti e milioni di profughi. Anche le truppe di Assad sono stanche e ora anche disperse su un grande territorio. Una tregua, che escluda Daesh, è la richiesta primaria, ora che i fronti si sono ridotti. Gli iraniani spingono per una vittoria totale ma  la situazione del paese impone soluzioni pratiche.
Anche Putin vorrebbe iniziare iniziare il ritiro dal paese, dopo averlo annunciato due volte ma dovendolo annullare il programma, in quanto la situazione sul terreno non lo consentiva. Putin è rimasto impressionato dalla facilità con cui gli israeliani hanno colpito il sistema difensivo siriano, incluso la distruzione dei sistemi SA-22, uno dei più recenti.

ALLARME SUL GOLAN,
INTERCETTATO UN RAZZO


Le sirene d'allarme hanno suonato nel pomeriggio sulle alture del Golan sotto controllo israeliani. Sembravano dei falsi allarmi poi, in serata, il sistema antirazzo IRON DOME ne ha colpito uno. Probabilmente si tratta di un'arma lanciata dalla milizia Hetzbollah e la cosa potrebbe avere ulteriori conseguenze.
Intanto la tensione rimane alta in tutto il Medio Oriente. Israele sembra deciso a bloccare l'espansionismo iraniano in Siria, prima che sia troppo tardi. Anche il mondo sunnita arabo è preoccupato e vuole chiudere la partita nello Yemen. Per Teheran si tratta di troppi fronti e di troppi nemici, considerando anche i  non buoni rapporti con la Turchia.
19 TERRORISTI ELIMINATI NEL SINAI


Prosegue l'intenso impegno egiziano contro i terroristi, in particolare contro quelli che operano nel Sinai settentrionale. Oggi le forze di sicurezza ne hanno eliminati 19 e sembrano assolutamente decisi a eliminare questo problema che ha causato già molte vittime. Si pensa che armi ed esplosivi arrivino anche dall'Iran , che utilizza l'appoggio di Hamas che controlla la striscia di Gaza. Fra Gaza e l'Egitto si costruiscono in continuazioni tunnel clandestini che alimentano il contrabbando di armi nelle due direzioni.
Il possidente al-Sisi è impegnato in prima linea nella lotta contro il terrorismo integralista e svolge un ruolo importante anche in teatri come la Libia e lo Yemen.
DAESH ARRIVA ANCHE IN NIGERIA


Bisogna segnalare che Daesh è da qualche tempo attivo anche in Nigeria. Con questa milizia sono passati alcuni gruppi un tempo attivi don Boko Haram, attualmente in una fase critica. Ovviamente bisogna prendere subito provvedimenti a livello internazionale per stroncare questa presenza, Per ora hanno effettuato piccole azione ma sappiamo con quanta rapidità questi fenomeni possono espandersi e diventare problemi consistenti. Non è solo un problema della Nigeria perché i miliziani operano anche nei paesi confinanti, in particolare in Niger dove mancano forze per un adeguato contrasto.
LA SITUAZIONE A FARAH


I soliti "male informati" avevano annunciato la caduta di Farah ma la situazione, alla luce dei fatti, è ben diversa. L'offensiva è stata respinta, dopo alcune esitazioni connesse alla sorpresa iniziale. Quando nella notte fra il 17 e il 18 maggio, le milizie talebane hanno provato a sganciarsi, sono intervenuti droni armati e velivoli, con bombe guidate e missili HELLFIRE, che hanno inflitto serie perdite. Impressionanti le immagini che mostrano i talebani che marciano in gruppo e vengono colpiti di sorpresa; oppure che in tre, probabilmente sentendo il rumore del velivolo, cercano rifugio in una piccola struttura agricola che viene subito dopo centrata. In un caso un missile HELLFIRE è diretto e colpisce un singolo combattente.
La scorsa notte, vi sono stati rinnovati attacchi da parte dei talebani, per favorire lo sganciamento dei talebani che loro pensavano ancora bloccati in città ma che in realtà, spesso, erano già stati eliminati. Questi attacchi, fuori dalla città, intorno a caposaldi più a nord, sono stati respinti con ulteriori perdite. I moderni strumenti, come le camere termiche, consentono questi risultati.
A questo punto, approfittando delle perdite inflitte, sarebbe il caso di riportare sotto controllo tutta la zona, già problematica all'epoca dello schieramento italiano in città. E nel centro abitato si sono registrati alcuni danni, dovuti allo scambio di colpi di armi da fuoco.
L'attacco a Farah è per ora stato l'azione più importante della consueta offensiva di primavera dei talebani. Nel resto del paese hanno ottenuto dei successi ma anche subito delle sconfitte.
Il Ministero della Difesa italiano non ha emesso nessuna notizia su quanto dovuto, dato che ancora è in vigore la politica della Pinotti di tacere su tutto quello che riguarda le molteplici attività operative dei contingenti italiani all'estero, dalla Turchia alla Libia, da Gibuti all'Afghanistan, assolutamente non compatibile con un ambito democratico e di libertà d'informazione. L'auspicio è che il prossimo ministro attui una politica più consona a un paese come l'Italia, magari anche evitando di fare eccezioni solo per certi giornalisti, scelti con criteri di opportunità politica. Se l'avesse fatto un altro esecutivo sarebbero insorti in tanto e ci chiediamo come mai certe realtà, a parole amanti dell'informazion "libera e plurale", sono rimaste assolutamente mute.


AGGIORNAMENTO
Le informazioni e il video messo in rete indicano come una parte dei micidiali attacchi aerei condotto contro le milizie talebani nell'area di Farah sono state condotte dai nuovi A-29, armati con ordigni a guida laser GBU-59 da 113 kg di massa, in modo da ridurre il rischio di danni collaterali e ricordando che si tratta di colpire milizie appiedate. La resa operativa nelle azioni notturne è stata molto buona. L'Aeronautica Afghana si sta notevolmente potenziando proprio per le operazioni di appoggio al suolo, con un velivolo potente ma economico come il turboelica A-29, versione del brasiliano Embraer TUCANO, utilizzato dagli Stati Uniti per l'addestramento iniziale ma disponibile anche in versione armata. Il velivolo partecipa anche al concorso per un velivolo d'attacco al suolo leggero indetto dall'USAF.
In ambito internazionale, viene fatto notare che in questo momento tutti i sei corpi d'armata di Kabul sono all'offensiva e stanno ottenendo risultati positivi pur dovendo affrontare non poche difficoltà.

mercoledì 16 maggio 2018

ALTA TENSIONE IN MEDIO ORIENTE


Gli incidenti, con un pesante bilancio, sul confine fra Gaza e Israele, hanno fatto salire la tensione in Medio Oriente. La Turchia ha espulso l'ambasciatore israeliano e Israele ha effettuato un provvedimento simile, con effetto immediato, cosa che avviene in genere solo in rari casi.
Alcuni paesi musulmani hanno però ben presente il fatto che Hamas ha cercato deliberatamente l'incidente, cercando di forzare i confini, sapendo bene quale sarebbe potuta essere la risposta, ricordando che insediamenti civili israeliani si trovano a breve distanza. Sembra che, approfittando della confusione, elementi di Hamas abbiano provato ad infiltrarsi oltre il confine, venendo però eliminati prima di raggiungerlo.
SGOMBERATA LA SACCA FRA HOMS E HAMA


La grande sacca che le forze ribelli controllavano fra le città di Homs e Hama è stata interamente sgomberata, dopo un accordo garantito dalla Russia. I miliziani e le loro famiglie sono stati tutti trasferiti nel nord della Siria, dove i rispettivi movimenti controllano ancora vaste aree.
Resiste ancora la sacca di Daesh a sud del centro di Damasco, nonostante i bombardamenti e i combattimenti. Qui non ci sarà evacuazione e e la lotta andrà avanti fino all'eliminazione dei miliziani, a meno che (siamo in Medio oriente), non spunti fuori anche qui un accordo. Non sappiamo dove queste milizie potrebbero trovare rifugio. L'unica sacca di Daesh di uncerta consistenza ((quella fra Palmiria e l'Eufrate è in pieno deserto), si trova a ridosso delle alture del Golan e confina con le linee israeliane. Dubitiamo molto che sarebbe permesso far affluire da quelle parti centinaia di miliziani fanataci di Daesh.
Intanto l'Esercito turco continua a erigere posti d'osservazione fortificati lungo le linee fra forze ribelli e sostenitori del presidente Assad. Questo elemento potrebbe portare a pericolosi incidenti internazionali.
SULL'ISOLA DI SOCOTRA ARRIVANO I SAUDITI 
E PARTANO LE FORZE APPARTENTI AGLI E.A.U.


Dopo un meeting a tre fra rappresentanti yemeniti, degli Emirati e Sauditi, è stato deciso che sulla grande isola di Socotra arriveranno militari sauditi per assicurarne la sicurezza mentre si ritireranno le forze degli Emirati Arabi Uniti, arrivate pochi giorni prima. Comunque l'isola rimarrà presidiata per evitare qualche colpo di mano da forze che la vorrebbero occupare, come si era prospettato. L'isola ha una notevole importanza strategica per la sua posizione.

martedì 15 maggio 2018

LA BATTAGLIA DI FARAH

La battaglia che è in corso da oltre 24 ore all'interno di Farah, ci ricorda un episodio di giusto 50 anni fa, quando le forze comuniste vietnamite (in primo luogo reparti regolari proveniente dal Nord Vietnam), nel gennaio del 1968 attaccarono le città di Saigon e Hué, nell'allora Vietnam del Sud. L'attacco è scattato alle 02.00 locali, investendo in primo luogo il lato nord e occidentale delle difese della città, e ha potuto avvalersi di milizie talebane concentratesi nella zona e di reparti infiltrati in città. La sorpresa ha consentito di avere ragione della resistenza di alcune posizioni ma i problemi maggiori sono nati per la presenza di forti nuclei di talebani all'interno della città. Vi è da dire che la situazione nella regione era problematica da tempo, in primo luogo perché alle forze di polizia e ai reparti della 2a Brigata del 207° Corpo d'Armata che vi ha il comando, giungono scarsi rifornimenti e pochi rimpiazzi.
I talebani hanno cercato di ottenere un grosso successo anche dal punto di vista mediatico, occupando una città importante invece che i soliti villaggi sperduti. Il capo della polizia locale è rimasto ucciso nei combattimenti mentre il suo vice è stato ferito ma anche le perdite dei talebani sono state alte. Il palazzo del Governatore è rimasto nelle mani delle forze di Kabul, così come l'antica cittadella, ma i talebani sono entrati fin nel centro della città, poi contrattaccati dai reparti dell'ANA appoggiati anche  dall'aria da elicotteri e da velivoli statunitensi A-10, ricordando che siamo in ambito urbano, con la popolazione rimasta intrappolata dai combattimenti, per cui bisogna operare con grande attenzione. La base militare, dove erano alloggiati anche i reparti italiani, è saldamente nelle mani dell'ANA, vedendo la presenza anche di una piccola componente statunitense per alcune funzioni.
Stamani stanno affluendo altri rinforzi, inclusi elementi delle forze speciali statunitensi e si stanno svolgendo aspri combattimenti casa per casa, con rinforzi afghani giunti anche da Herat grazie agli elicotteri. I talebani hanno conquistato il carcere alla periferia della città, liberando circa 250 detenuti, alcuni dei quali pericolosi criminali. Le forze di Kabul hanno mantenutoi il controllo del Comando della Polizia e dei servizi d'informazione, così come quello di altre aree della città.
Probabilmente, come a Hué nel 1968 e in altre circostanze, non sarà facile snidare i miliziani talebani dalle aree urbane, limitando i danni per la popolazione. Costretti a difendere delle posizioni e a concentrarsi, le milziie talebani divengono più vulnerabili e potrebbero subire forti perdite se si saprà rispondere rapidamente. A differenza del Vietnam, gli attaccanti non dispongono di mezzi pesanti e non hanno una foresta tropicale dove nascondersi, per cui potrebbero essere tagliate fuori dalle zone circostanti. Sicuramente però si faranno scudo della popolazione.
E il contingente italiano? Non vi sono reparti italiani in città e sembra che i nostri militari (oltre 800 militari a Herat, su base Brigata SASSARI) non siano intervenuti, almeno per ora. Certo impressiona che in via XX Settembre nessuno abbia pensato a mettere on line due righe, visto il grande impegno passato dei nostri militari in tutta la regione. Ma di Afghanistan non si parla da anni, per cui la strategia politica verte sul silenzio assoluto. Comunque siamo certi che i nostri reparti sarebbero pronti ad intervenire ma ogni decisione passa da scelte politiche e con un governo battuto alle elezioni e dimissionario, figuriamoci se qualcuno prende una parvenza di decisione operativa.
L'offensiva del Tet d'inizio 1968, fu una grave sconfitta militare delle forze comuniste in Vietnam ma si rivelò un grosso successo politico, per cui è importante respingere questo attacco, condotto con armi leggere, per cui quasi impossibile da individuare con mezzi tecnologici. Se bisogna appoggiare le forze di Kabul, bisogna farlo sempre, specialmente quando vi sono dei problemi, altrimenti serve a poco.
Ricordiamo che la presenza italiana include 4 elicotteri AW-129 MANGUSTA  e 4 elicotteri NH-90 oltre a velivoli telecomandati SHADOW 200. Oltre al 152° Reggimento SASSARI, ad Herat vi sono due compagnie di alpini, elementi del 5° Rgt. Genio e altre componenti, oltre ai reparti per l'addestramento e quello che segue alcuni dei reparti locali.Vi è anche una piccola componente forze speciali, non alle dirette dipendenze del comando italiano ma del comando delle forze speciali congiunto.


AGGIORNAMENTO DELLE 11.15 DEL 16 MAGGIO

Seguendo una loro strategia, le forze talebane, dopo un primo assalto, sembrano aver ripiegato, lasciando dietro di sé un bilancio di vittime decisamente pesante, dato che fonti ufficiali afghane, da verificare, parlano di "198 morti e dozzine di feriti". In effetti fonti della coalizione indicano elevato il numero delle vittime fra i miliziani, mentre le forze di Kabul avrebbero avuto fra fra 30 e 40 vittime, oltre ai feriti. I veicoli catturati alle forze di sicurezza sono stati tutti distrutti dall'alto e non si sono potuti allontanare dalla città. Prosegue l'inseguimento, in particolare dall'alto, dei miliziani in ritirata nelle campagne circostanti e si stanno bonificando i singoli edifici perché si sospetta che alcuni dei miliziani si sia nascosto nel centro abitato.
Ora bisognerà capire come mai l'attacco sia giunto di sorpresa mentre si indica nell'Iran il responsabile di una maggior attività talebana nell'aria, sviluppatasi in questi ultimi due anni.

PUTIN APRE IL PONTE FRA KUBAN E CRIMEA


Il presidente Putin ha inaugurato, alla guida di un autocarro pesante carico di operai, il nuovo ponte fra la penisola del Kuban e la penisola di Crimea annessa con la forza nel 2014 Ovviamente l'Ucraina ha protestato e si è è sentita perfino la flebile voce della Mogherini ma l'impressione è che il confronto sarà risolto solo con la forza. L'occupazione della Crimea non è riconosciuta dalla maggioranza dei paesi ma difficile che Putin giunga a più miti consigli, convinto di essere il più forte, una politica già vista in altre occasioni.
Potrebbe divenire anche una questione economica perché in caso di ulteriori crisi anche il consenso di Putin potrebbe vacillare. Comunque queste due aggressioni hanno allarmato molto diversi paesi che non sono proprio  ininfluenti e si stanno organizzando per bloccare certo espansionismo che puzza di vecchi sistemi sovietici.
DURI COMBATTIMENTI DENTRO FARHA



Da stamani si combatte duramente a Farha, in Afghanistan, dopo che le milizie talebani hanno lanciato una grande offensiva che ha colto di sorpresa le forze di polizia e i reparti della 2a Brigata del 207° Corpo d'Armata che la difendono. I talebani, che hanno lanciato l'attacco alle 24.00 ora locale, sono entrati nel centro della città, dopo essersi infiltrati ma poi sono stati contrattaccati, con l'intervento anche delle forze statunitensi. In azione anche gli elicotteri.
Daremo ulteriori notizie dopo che saranno disponibili e verificate. A Farah hanno operato per anni i militari italiani. Il grande coumpound della base è saldamente nelle mani delle forze afghane mentre non si hanno commenti da parte italiana, pur essendo un'area di cui ci dovremmo occupare. Ma la Pinotti non vuole che si parli di teatri di operazione, per cui non si hanno notizie ufficiali.


AGGIORNAMENTO DELLE ORE 18.00

I combattimenti proseguono all'interno di Farah ma i governativci, con l'appoggio statuntense, sono al contrattacco, In cielo operano anche gli A-10 con la loro potenza di fuoco.

lunedì 14 maggio 2018

52 MORTI A GAZA


Le manifestazioni di Hamas al confine fra Gaza e Israele hanno portato oggi ad un bilancio molto pesante, dopo violenti scontri e tentativi di sfondare le recinzioni, per un totale di 41 vittime e circa 2.00 feriti. Quando i tentativi di sfondamento si sono fatti concreti, gli israeliani hanno fatto ricorso alle armi da fuoco. Fra le vittime alcuni bambini che qualcuno, in modo sconsiderato, ha lasciato in posti pericolosissimi, visto i precedenti.
Ovviamente questo bilancio non abbassa la tensione nella zona, con l'Iran che soffia sul fuoco e, peggio, vi getta benzina.
Oggi è stata ufficialmente spostata l'ambasciata statunitensi a Gerusalemme e Hamas voleva contestare l'evento. Il problema è che manda la gente al massacro perché è arcinoto che i soldati israeliani non consentiranno l'attraversamento della linea di confine, temendo l'azione di terroristi contro i vicinissimi villaggi.

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 20.00

Il numero delle vittime è purtroppo salito a 52 e 2.400 feriti,  in quella che è la giornata più sanguinosa da decenni a questa parte nel travagliato confronto fra palestinesi e israeliani. L'impressione è che l'Iran voglia spingere in questa zona avendo subito un colpo in Siria.

SALE A 59 IL NUMERO DELLE VITTIME
Il numero delle vittime degli scontri avvenuti ieri, è salito a 59 e la tensione è alle stelle anche perché oggi è il 70° anniversario dell'esodo palestinese da parte dei territori palestinesi. Hamas, etoro guidata dall'Iran, vuole spingere allo scontro i palestinesi. Anche oggi vi potrebbero essere altri scontri, in particolare dopo i funerali delle vittime. Israele ha dichiarato che i palestinesi hanno tentato più volte di forzare il confine, cosa che implica una reazione armata. Alta la tensione anche a livello internazionale

domenica 13 maggio 2018

TRUPPE SAUDITE SULL'ISOLA DI SOCOTRA


Dopo un incontro fra rappresentanti yemenite, degli Emirati Arabi Uniti e sauditi, sono giunte sull'isola di Socotra, in Oceano Indiano a largo della costa somala, dei militari sauditi. Questo allo scopo di non far pensare ad una occupazione da parte delle truppe degli Emirati. Del resto si temeva un colpo di mano da parte di milizie legati agli houthi, appoggiate da reparti iraniani, per il controllo di questa isola strategica, per ora rimasta fuori dalla guerra civile che sta squassando il paese dal 2015.
ONDATA DI ATTENTATI IN INDONESIA


L'Indonesia è stata funestata in queste ore da una serie di attentati suicidi, condotti anche da un intero nucleo familiare (bambini inclusi!) da parte di attentatori islamisti, condotti anche contro delle chiese e contro il quartier generale della Polizia (con una moto), saltata in aria al posto di blocco, uccidendo 7 persone. Il paese è il più popoloso fra quelli di fede islamica e non è nuovo ad  atti di questo tipo, attuati anche contro turisti stranieri. Il governo è impegnato contro questa minaccia che scoraggia anche investimenti stranieri e flussi turistici.
LIBERATO IL PORTO DI HADI


Le forze governative, appoggiate da quelle della coalizione, oggi hanno liberato il piccolo porto di Hadi, a sud di Hoddeida, procedendo sulla strada del principale porto yemenita sul Mar Rosso. Appoggiate dall'aria e dal mare, i reparti hanno preso il controllo dell'area e ora potranno far giungere ulteriori rinforzi via mare, dato che la viabilità è carente e problematica anche per i danni subiti nel conflitto.
Con tutta probabilità si vuole giungere a ridosso della città portuale di Hoddeida per ridurre la resistenza avversaria, avanzando nella pianura costiera.
ASSAB PUNTO NODALE DELLE OPERAZIONI NELLO YEMEN


Da quasi due anni gli Emirati Arabi Uniti lavorano alla realizzazione di una grande base aeronavale nella città eritrea di Assab, nei pressi dello strategico stretto di Bab-el-Mandeb, attraverso cui vi è un intensissimo traffico navale.
La base aerea vede la presenza di hangar per 12 velivoli da combattimento, che vanno dai turboelica d'attacco al suolo C-802 AIR TRACTOR ai reattori Mirage 2000. Vi sono stanzionati aerei da trasporto C-130 e altri turboeliche oltre ad una dozzina di elicotteri, fra cui CH-47 e AH-64 APACHE.
Il porto vede la presenza di molte unità fra navi degli Emirati, saudite ed egiziane, impegnate nel blocco navale delle zone costiere ancora sotto il controllo houthi. Da segnalare la presenza di varie navi da sbarco che caricano i rifornimenti che giungono in porto per poi trasportarli nello Yemn, sbarcandoli anche in piccoli ancoraggi. Probabilmente da qui si appoggerà la possibile offensiva su Hoddeida delle forze della coalizione.

sabato 12 maggio 2018

ATTO TERRORISTICO A PARIGI


Intorno alle 02.15 un uomo, un ceceno di 21 anni. ha accoltellato alcuni passanti, causando almeno un morto e alcuni feriti. L'uomo era armato di coltello ed è stato ucciso dalla reazione delle forze di polizia. Probabilmente si trattava di un elemento isolato.
I terroristi individuali sono i più difficili da individuare perché mancano quei collegamenti su cui si può lavorare per l'individuazione.
OPERAZIONE PER LA SICUREZZA DEI CAMPI PETROLIFERI 
NEL DELTA DEL FIUME NIGER
 
 
Le forze di sicurezza nigeriane, già duramente impegnate contro i terroristi musulmani di Boko Haram nel nord-est del paese, hanno lanciato una operazione per migliorare la sicurezza dei giacimenti petroliferi e degli oleodotti del grande delta del fiume Niger. Questi impianti sono attaccati da guerriglieri mentre la popolazione buca gli oleodotti per spillarne petrolio, causando gravi danni, con forte inquinamento.
L'operazione è stata apprezzata dall'Agip Nigeria che opera nel paese da quasi 60 anni e che stava subendo forti danni economici, per non parlare dell'inquinamento, dato che questi prelievi abusivi causa grossi sversamenti che sì immettono nella rete fluviale.

ATTACCO IN SUD SUDAN



I ribelli che combattono in Sud Sudan hanno lanciato un attacco contro la cittadina di Guta, venendo però respinti. Questo mentre dovrebbe partire un altra sessione dei colloqui di pace fra i protagonisti dello scontro in Sud Sudan , lo stato che ha ottenuto l'indipendenza solo nel 2011, dopo una lunghissima lotta.



BENE LE ELEZIONI IN IRAQ


Considerando che il paese è paiono di armi e quanto ha appena vissuto, con ampie zone del paese nelle mani del cosiddetto ISIS, sono andate bene l'elezioni irachene. Vi è solo stato un attacco di sostenitori del califfato nell'area di Kirkuk, dove ancora operano alcuni gruppi integralisti, che ha causato sei vittime ma per il resto è filato via tutto abbastanza tranquillo. Speriamo che l'Iraq ritrovi la sua stabilità e possa riprendere la ricostruzione.
Alle urne si sono visti molti leader di questi anni e capi di potenti milizie. Ora non resta che attendere i risultati. Imponente il controllo delle forze di sicurezza.
PEROSPETTIVE DI ACCORDO CON LA COREA


Era fra le ipotesi che avevamo fatto. Dopo aver fatto la voce grossa e aver speso risorse per missili e ordigni nucleari, il dittatore comunista nord coreano Kim, ha cambiato registro e il 12 giugno si incontrerà con Donald Trump. Magari si arriverà ad un accordo, con un accordo economico segreto che consentirà vantaggi per il regime che proverà ad andare avanti. Ovviamente Pechino ha dato il suo appoggio, dopo aver fatto pressione sul suo fedele alleato.
Inatnto Trump, utilizzando anche il responsabile della CIA Panetta, ha ottenuto il rilascio di tre cittadini americani che, con fantasiose scuse, erano stati arrestati in Corea del Nord. Si tratta di un periodo favorevole al presidente statunitense, sotto pressione per varie vicende, incluso il solito scandalo a sfondo sessuale, non con una ragazzina ma con una signora che all'epoca dei fatti (2007) aveva 28 anni, non proprio una ingenua collegiale, essendo nmolto nota nel cinema hard core.
FORZE TEBU ATTACCANO SHEBA MA POI VENGONO RESPINTE


Membri della tribù Tebu hanno attaccato di sorpresa la cittadina su Sheba (nota anche come Marzuch) occupandone una parte prima che venissero contrattaccati e respinti dalle forze del generale Haftar. Lo scontro verte sulla gestione dei traffici, in particolare quello dei clandestini. Haftar lo vuole bloccare mentre i Tebu (che vivono nel deserto al confine fra Algeria e Niger, zone desertiche) ne ricavavano introiti e vorrebbero che proseguissero.
Questo scontro s'inquadra nello stato di confusione che continua ad affliggere la Libia che, prima o poi bisognerà far finire.
DUE Tu.95 RUSSI INTERCETTATI A LARGO DELL'ALASKA


Due vecchi bombardieri turboelica Tupolev Tu.92 (BEAR in codice NATO) sono apparsi a largo delle coste dell'Alaska, venendo intercettati da due F-22 RAPTOR statunitensi, circa 150 km a largo della costa. I caccia statunitensi hanno seguito i velivoli russi fino a quando non si sono allontanati. Niente di particolare ma era dal 2017 che non avveniva.
La flotta dei bombardieri strategici di Mosca è vecchia e non molto numerosa, nonostante abbia ripreso, dopo 15 anni di interruzione, voli di questo tipo.
SI RIDUCE LA SACCA DI DAESH LUNGO L'EUFRATE


La sacca di Daesh lungo l'Eufrate è in fase di riduzione. Le orze Democratiche Siriane (FDS, a maggioranza kurda) l'hanno tagliata fuori dal confine con l'Iraq (operazione Cizire Storm) e collaborano con i militari iracheni per evitare che i miliziani nemici filtrino attraverso le linee. Personale della 29a Brigata irachena è penetrato in Siria per colpire le forze avversarie, disponendo anche di veicoli pesanti che difettano alle FDS. All'interno di questa sacca si pensa si trovino alcuni importanti elementi dell'organizzazione e diverse delle loro famiglie. Forse qui si trova anche al Baghdadi, l'autoproclamato califfo. Le perdite di Daesh sono elevate, colpiti anche dalle forze aeree della coalizione internazionale. Sull'altra riva del fiume operano invece le forze di Damasco che invece ora sono impegnate a eliminare la grande sacca nel deserto a occidente di Deir-ez-Zor.
Daesh ovviamente prova anche a condurre attività terroristica. Oggi vi è stata una esplosione a Raqqa, causata da una macchina con esplosivo a bordo.

SI PREPARA LO SGOMBERO DELLA SACCA FRA HOMS E HAMA


Oltre 100 autobus sono appena arrivati dalla grande sacca fra Homs e Hama nei territori della Siria settentrionale, ancora sotto il controllo delle forze ribelli, nell'ambito dell'ennesimo accordo di questo tipo. I ribelli stanno distruggendo armi pesanti e munizioni prima della ritirata finale.
Giunge notizia che le forze ribelli si stanno riorganizzando nell'area che hanno sotto il loro controllo che include anche l'estrema periferia occidentale di Aleppo, ricevendo armi ed equipaggiamenti attraverso la Turchia. Le armi pesanti sono indispensabili per fronteggiare eventuali offensive governative.
Si combatte ancora a Damasco, nell'ultima, piccola sacca sotto controllo di Daesh. I combattimenti sono durissimi e l'avanzata lenta. ma oramai l'annientamento dei miliziani sarebbe questione di giorni.

venerdì 11 maggio 2018

UN COMMENTO ALLE OPERAZIONI NEI CIELI DELLA SIRIA


L'incursione dei velivoli israeliani contro l'antiaerea di Damasco e le postazioni iraniane, ha messo in evidenza come Israele abbia ancora la netta superiorità aerea israeliana in quella zona. La prima fase dell'attacco ha visto la distruzione di postazioni di missili antiaerei. Per l'esattezza sono state colpite le direzioni di tiro di armi come i grandi missili SA-2 e SA-5. Quest'ultimi, anche se molto vecchi, possono ingaggiare velivoli a lunghissimo raggio, su distanze, teoriche, di fino a 300 km. Uno di questi missili potrebbe essere stato il responsabiule dell'abbattimento di un F-16 israeliano, lo scorso 17 febbraio (primo aereo abbattuto in combattimento dal 1983!). L'arma potrebbe ingaggiare anche i radar volanti  G-550 CAEW che in genere orbitano sul Mediterraneo, a largo della costa.
Durante gli attacchi sono stati distrutti anche sistemi di guida per i vecchi missili SA-2 ma anche dei più moderni sistemi mobili SA-17 GRIZLY (su scafo cingolato, eredi degli SA-6) e dei recenti SA-22 PANTSIR-S1, uno dei sistemi antiaerei russi più moderni, con 12 missili a guida maser e 2 cannoncini da 30 mm , il tutto assistito da un sistema di scoperta e tiro radar e da un apparato optronico. La versione ceduta alla Siria è quella su autocarro a 4 assi, pur essendo disponibile anche quella su veicolo cingolato.
L'impressione è che si sia voluto mandare un energico avvertimento a Damasco mentre si colpivano alcune basi dove vi è la presenza di iraniani e miliziani libanesi di Hetzbollah. I russi sono stati "amichevolmente" invitati a rimanerne fuori e così hanno fatto, tanto che pochi giorni dopo il primo ministro israeliano era fra gli ospiti ufficiali della parata per la vittoria nella guerra del 1941-45 a Mosca.
L'ultima cosa che Assad vuole fare è scontrarsi con Israele perché il paese è in larga misura distrutto, con le attività produttive sconvolte anche se si cerca di ripartire. L'Iran spinge per una vittoria militare totale, che passa per l'attacco alle zone sotto controllo turco e degli alleati di Ankara e soprattutto per l'attacco alle zone sotto il controllo delle forze legate all'occidente, in particolare le Forze Democratiche Siriane, a maggioranza kurda. Ma questo significherebbe una ulteriore guerra e la Siria è terribilmente a corto di uomini. Tanti si sono rifugiati all'estero e tanti sono morti e mutilati. Le forze di Assad hanno dovuto far ricorso agli iraniani e a miliziani stranieri, sempre coordinati da Teheran, in primo luogo hetzbollah libanesi. Sono stati loro, inviati di rinforzo anche nelle sacche isolate, uno dei fattori decisivi della controffensiva dei governativi. 
L'Iran evidentemente vuole assumere un ruolo fondamentale anche in Siria e questo gli israeliani non lo possono permettere. Il presidente statunitense Trump è dalla loro parte e, con l'attacco missilistico dello scorso 7 aprile, anche Londra e Parigi hanno inviato un messaggio chiaro. "Rumoroso" più che concreto ma molto chiaro.
Forse le trattative di pace ad Astana prenderanno forza proprio da questi fatti anche perché le casse siriane sono completamente vuote e le rovine hanno risparmiato solo la fascia costiera. Molti bersagli intorno a Damasco sono addirittura a portata dei missili campali a lunga gittata israeliani, precisi nel colpire come hanno dimostrato giorni or sono. Ora un conto è affrontare miliziani con poche armi e ben altra situazione è fronteggiare uno strumento bellico moderno. Putin questo lo ha capito e ora si darà da fare come mediatore anche perché si è stufato di pagare gli alti costi dell'intervento in Siria, Solo nell'ultima settimana ha perso un velivolo Sukhoi Su.30 e un moderno elicottero d'attacco Kaman Ka.52 ALLIGATOR, con la morte dei quattro membri d'equipaggio. Dal Bosforo continuano a passare navi russe dirette in Siria, uno sforzo non leggero (si parla di una nave ogni 3/4 giorni) ma questo sforzo non può essere all'infinito, avendo lui già annunciato due volte la "vittoria" e il conseguente ritiro dalla Siria.
DUE ATTACCHI TALEBANI NELLA PROVINCIA DI FARAH


La scorsa notte miliziani talebani hanno attaccato due posizioni delle forze di sicurezza afghane nella provincia di Farah. In un primo attacco è stata attaccata una posizione della Polizia, con il pesante bilancio di 34 morti e 10 feriti. Nel secondo attacco sono stati uccisi 9 militari.
Evidentemente qualcosa non ha funzionato anche se le perdite dei talebani ammontano ad alcune decine di miliziani. Forse, specialmente nel caso della polizia, non sono state rispettate tutte le norme di sicurezza, in quanto il presidio era abbastanza grande e poteva difendersi. Bisogna essere in grado di respingere questi attacchi anche se tutto sembra calmo. E proprio in questi momenti, quando la guardia viene abbassata, che può scattare l'attacco.
Le varie polizie spesso risultano l'obiettivo più facile e forse sarebbe il caso di operare in stretta cooperazione con gli uomini dell'Esercito, in genere più reattivi.
Anche nell'area di Farah è partita l'annuale offensiva di primavera talebana a cui bisogna subito dare una risposta adeguata, sfruttando il vantaggio tecnologico. Le province orientale devono poi ricevere adeguato appoggio e rinforzi, in genere concentrati nella parte orientale del paese.
L'UCRAINA CHIEDE L'INTERVENTO DEI CASCHI BLU


Il presidente ucraino Poroshenko ha chiesto nei colloqui avuti con la signora Merkel e Macron, l'intervento dei Caschi Blu per porre fine allo scontro con la Russia nel Donbas. Si parla del dispiegamento di 10/20.000 militari, in primo luogo per il controllo del confine fra Russia e regione del Donbas. La missione  OSCE in atto dal 2014, non è sufficiente, in quanto 800 persone devono controllare un territorio vastissimo e la notte si ritirano nei loro alloggiamenti "per motivi di sicurezza". Non è la prima volta che Kiev chiede l'intervento dell'ONU ma fino ad oggi le Nazione Unite non hanno fatto niente.
Dubitiamo fortemente che Mosca accolga questa proposta in quanto diverrebbe evidente l'invio di armi ed equipaggiamenti da parte russa oltre confine, cosa che attualmente viene negata in modo sfacciato, dato che tutti sanno da dove sono arrivati centinaia di carri e mezzi blindati, cannoni e razzi e chi fornisce l'appoggio logistico, l'addestramento e via proseguendo.
Sul fronte a giorni relativamente tranquilli, con 30/40 scontri, magari con l'intervento dell'artiglieria, si alternano altri con più combattimenti, morti e decine di feriti.
Intanto nella parata dell'8 maggio a Donetsk sono stati mostrati dei razzi che si è detto di fattura locale ma che a un occhio esperto appaiono come dei simulacri fatti per giustificare eventuali tiri di razzi a lunga gittata.
IMMAGINI DELLA DISTRUZIONE DI UN SISTEMA SA 22 IN SIRIA



Israele ha rilasciato un video in cui si vede un semovente di costruzione russa PANTSIR S1, appartenente all'Esercito siriano, distrutto da un missile DALILAH lanciato dall'Aeronautica israeliana nella notte fra il 9 e il 10 maggio, nel corso di una serie di attacchi che hanno distrutto 60 bersagli. Il DALILAH è un'arma di precisione, con gittata di circa 250 km, con cerchio di errore probabile di appena un metro, quindi adatto a colpire bersagli puntiforme 
Il sistema contraereo siriano è stato pesantemente intaccato, in modo da creare dei corridoi di penetrazione, per colpire bersagli a maggior distanza.

giovedì 10 maggio 2018

YEMEN: OCCUPATA MAWZA


Le forze governative e i loro alleati hanno preso il controllo della città di Mawza, da cui hanno scacciato i miliziani houthi che l'occupavano, dopo aver sfondato le loro linee. E' chiaro che l'offensiva vuole tagliare un saliente che potrebbe ostacolare e rendere pericolosa l'avanzata lungo la costa del Mar Rosso, dove si materializzerà l'offensiva principale. Non importa che i reparti raggiungano Hoddeida ma basterebbe giungere a distanza di tiro dei pezzi a lunga gittata, riducendo il tratto costiero ancora in mano alle forze appoggiate dall'Iran.
L'Arabia Saudita e i suoi alleati vogliono chiudere la questione che si protrae dal 2015. Gli houthi potrebbero continuare a resistere nelle aree montuose ma senza rifornimenti avrebbero grosse difficoltà per condurre la lotta.

mercoledì 9 maggio 2018

OPERAZIONE ANTITERRORISMO IN ITALIA


E' in corso una operazione antiterrorismo in Italia che ha condotto all'arresto di 14 persone, estremisti islamici, fermati in varie regioni d'Italia, dalla Sardegna alla Lombardia. E' chiaro che gli estremisti operano anche in Italia anche se per ora non hanno agito, avendo a che fare con un contrasto probabilmente con capacità superiore rispetto ad altri paesi, grazie all'esperienza accumulata contro il terrorismo decenni or sono.
Gli indagati sarebbero legati al movimento al-Nusra, attivo in Siria e il gruppo, composto da marocchini, avrebbe movimentato cifre ingenti, destinate anche all'acquisto di armi.
Rimane comunque il problema dell'arrivo di masse di clandestini all'interno delle quali si può trovare di tutto., come è già stato dimostrato.
BREAKING NEWS !


NOTTE DI FUOCO SULLA SIRIA


La situazione sta precipitando in Siria. Nella notte, dopo le ore 01,30 italiane, razzi sono arrivati sul Golan occupato dagli israeliani. La risposta è stata immediata, sia con razzi che con missili lanciati da velivoli e sono stati colpiti decine di obiettivi, fra cui rampe di lancio dei missili, aeroporti e postazioni missilistiche dell'antiaerea, non solo intorno a Damasco ma anche nell'area di Homs. Secondo un comunicato israeliano, sono stati colpiti "dozzine di bersagli". Secondo il portavoce militare israeliano, dei 20 razzi sparati dalla Siria, 16 sono caduti in territorio siriano e 4 sono stati intercettati dal sistema antirazzo IRON DOME. Risultano colpite postazione di missili antiaerei SA-2, SA-5, SA-17 e SA-22, vale a dire le armi più potenti dell'antiaerea siriana. Sembra che 28 velivoli israeliani abbiano lanciato 60 missili, compreso armi anntiradar. Non si conosce il nuymero di missili antiaerei sparati dalle forze di Damasco.
Le informazioni stanno affluendo in queste ore ma si è trattato del maggior scontro che ha coinvolto Israele nella zona dai tempi del conflitto in Libano nel 2006. Israele ha colpito qualcosa come 30 bersagli e i danni sono in corso di valutazione.
Ovviamente informeremo i nostri lettori circa l'evolversi della situazione. Sicuramente si tratta di un salto della crisi molto importante, proprio nelle ore in cui gli Stati Uniti hanno deciso di non rinnovare il trattato sul nucleare con l'Iran e il primo ministro israeliano era alla parata per l'8 maggio a Mosca. Gli attacchi israeliani non hanno coinvolto il contingente russo ma si sono incentrati contro le postazioni dell'antiaerea e contro luoghi in cui sono presenti elementi iraniani e di Hetzbollah.

Israele probabilmente ha voluto inviare un segnale molto forte a Damasco, ora che le sue forze sono sempre molto deboli nella parte più sofisticata del dispositivo militare (velivoli e difese antiaeree) e serpeggia una crescente stanchezza per una guerra che dura da oltre sette anni. Non verrà tollerata l'insediamento di componenti iraniane in Siria oltre un certo limite. Per Assad il problema è che la capitale siriana è molto vicino alle postazioni israeliane sul Golan, a portata di tiro dei lanciarazzi campali e dell'artiglieria a lunga gittata (semoventi M-107 da 175 mm con munizionamento israeliano speciale). Nella capitale sono giunti molti rifugiati scappati davanti all'avanzata, a suo tempo, di Daesh e altri gruppi. Assad si era fatto riprendere alla guida di un veicolo per i viali di Damasco, circa un mese or sono, a voler dare un senso di normalità che ora è in dubbio.
Il ministro della Difesa israeliano Liberman, ha dichiarato che "non una singola proprietà in Israele è stata colpita, mentre noi abbiamo centrato quasi tutte le basi iraniane in Siria".
Lo sviluppo della situazione potrebbe portare anche a possibili soluzioni dello scontro in Siria in quanto il paese è assolutamente stremato e il numero dei morti a raggiunto quota 400.000, con diversi milioni di profughi all'estero oltre a quelli che si sono spostati all'interno del paese. L'Iran ha programmi diversi e ora bisogna vedere che cosa accadrà anche se Israele sembra deciso a contrastare la definitiva "conquista" della Siria da parte di Teheran.

AGGIORNAMENTO DELLE 09.20
Israele ha diffuso delle immagini in cui si vede un lancirazzi pesante da 300 mm, su camion a quattro assi, che vine colpito da un'arma guidata mentre si sta spostando su strada, neipressi di al-Kishwah, a sud di Damasco. Probabilmente l'arma doveva aprire il fuoco contro il territoriuo dove si trovavano israeliani. Evidentemente tutto era ben sorvegliato e l'intervento è stato rapido e preciso dato che il mezzo aveva percorso pochi chilometri dalla sua base. Si pensa che l'equipaggio fosse composto da iraniani.
SCAMBIO DI SALVE DI MISSILI


Decine di razzi sono giunti sul Golan occupato dalle forze israeliane e subito è partito il tiro di controbatteria. Questi sono lanciatori grossi e identificabili, non rampe improvvisate come in Libano. Sembra che la reazione israeliana abbia colpito alcuni bersagli.
La tensione nella zona si è di nuovo innalzata e i civili israeliani sono nei rifugi. L'impressione è che ci si trovi davanti ad un nuovo confronto, chissà quanto lungo.

martedì 8 maggio 2018

BREAKING NEWS !

ATTACCHI AEREI ISRAELIANI IN SIRIA


- Da 5 minuti, vale a dire dalle 21.45, sono in corso  attacchi aerei in Siria, contro postazioni delle forze di Damasco, Hetzbollah e iraniane, a sud-ovest di Damasco, nei pressi di Akbar Sourya. Da circa un ora si sentiva rumori di reattori nei cieli e vi era lo sgancio d'inganni infrarossi. Potrebbero essere anche entrati in funzione i lanciarazzi campali israeliani. Alcune fonti indicano come sia stata colpita una colonna in marcia di veicoli pesanti, in una zona a circa 10 km dal centro della capitale. L'antiaerea siriana è entrata in azione con cannoni e missili.
Aggiorneremo i nostri lettori con nuove informazioni non appena possibile.

Vi sono immagini di un convoglio di mezzi iraniani colpiti dall'azione israeliana. Evidentemente i mezzi ruotati erano sotto sorveglianza e sono stati colpiti quando si sono mossi. Sembra che a bordo vi fossero dei razzi. Sicuramente vi sono perdite fra in personale dei veicoli.

La notte ha visto vari voli di velivoli occidentali lungo il corso dell'Eufrate, mentre Damasco ha dato la notizia che nell'attacco aereo israeliano al convoglio di mezzi, sono rimasti uccisi anche due israeliani. Nella notte vi è stato anche un volo di un Tupolev Tu.154 da una base aerea vicino a Mosca e quello di un quadrireattore Iliushin Il.76 da trasporto dell'Aeronautica siriana dall'Iran, quasi con certezza con un carico di armi. Questi voli si sono intensificati in questi giorni.



TRUMP SI RITIRA DALL'ACCORDO SUL NUCLEARE CON L'IRAN


Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sha appena concluso il discorso in cui ha annunciato che gli USA escono dall'accordo sul nucleare firmato nel 2015 con l'Iran e che applicherà nuove sanzioni contro questo regime.
Il fatto determinante è che l'Iran avrebbe violato l'accordo e su questa violazione sono state raccolte precise prove. L'Europa è abbastanza scettica su questa posizioni, avendo anche importanti relazioni economiche con l'Iran, in buoni rapporti anche con la Russia. 
La tensione sale in tutta la regione anche perché giunge la notizia che gli Israeliani hanno aperto i rifugi blindati per la popolazione sulle alture del Golan , possibile prologo di eventuali iniziative militari, in quanto Israele sembra determinato per un attacco contro la presenza iraniana in Siria, affiancata a quella delle milizie Hetzbollah. E' stato detto ufficialmente che Israele non accetterà la presenza iraniana stabile in Siria.
Il regime teocratico aveva già minacciato gli Stati Uniti nel caso l'accordo fosse stato annullato, evidentemente innervosito dal fatto che circolino prove circa le sue attività nel settore nucleare.

SFONDATO IL FRONTE HOUTHI A OCCIDENTE DI TAIF


In queste ore la BRIGATA DEI GIGANTI, appoggiata dalle forze degli Emirati Arabi Uniti, ha sfondato il fronte delle milizie houthi, a occidente della città di Taif, puntando a Barah che dovrebbe essere stata conquista. Questo evento muove un fronte fermo da tempo e costringe i miliziani sciiti a cedere terreno, dopo aver subito perdite. Le forze governative e i loro alleati vogliano assicurarsi la zona montuosa che si snoda a oriente della pianura costiera, per poi avanzare in sicurezza verso Hoddeida, in principale porto ancora in mano alle milizie houthi appoggiate dall'Iran.
Probabilmente si vuole arrivare ad una svolta nelle operazioni per costringere gli sciiti a trattare anche se l'Iran farà di tutto per evitare una grave sconfitta strategica. Del resto la situazione per gli houthi è molto difficile, essendo a corto di rifornimenti ed esposti all'azione avversaria che ha già fatto rompere l'alleanza con alcune componenti. con cui si erano alleati.
DAESH RESISTE NELL'ULTIMA SACCA A DAMASCO


Probabilmente come a a Raqqa o a Mosul, i miliziani di Daesh che ancora resistono nella piccola sacca a circa 2 chilometri dal centroi di Damasco, combatteranno fino alla fine. Lo scontro è molto duro dato che è sempre difficile avanzare in ambito urbano fortificato. Fra le vittime degli scontri di queste ore vi è un colonnello in forza alla 10a Divisione.
Per stroncare le ultime resistenze si utilizzano anche le armi pesanti e gli attacchi aerei ma i radicali islamisti avevano realizzato tutta una rete di tunnel e trappole che non rendono semplice l'avanzata se si vogliono limitare le perdite. Ovviamente numerosi sono i civili uccisi in queste operazione.
Intanto è scatta da ieri una offensiva delle forze governative e dei loro alleati, contro l'ultima grande sacca in area desertica che Daesh manteneva a occidente del fiume Eufrate. Sono state occupate alcune piccole località e l'avanzata, appoggiata anche dall'aria, prosegue.

lunedì 7 maggio 2018

PRECIPITA UN ELICOTTERO RUSSO IN SIRIA


Questa sera è precipitato un elicottero d'attacco russo Ka.52 ALLIGATOR, mentre effettuava un volo operativo nella Siria orientale. I due membri d'equipaggio sono rimasti uccisi. Non è ancora chiaro se il velivolo sia precipitato per motivi tecnici o se sia stato vittima di azione nemica. I Kaman Ka.52 ALLIGATOR sono i più moderni elicotteri da combattimento in servizio con le forze russe e hanno avuto un ruolo importante nei combattimenti in Siria registrati dal 2015. Si tratta del primo Ka.52 perso dalle forze russe in Siria. In genere gli elicotteri d'attacco russi operano restando sul limite delle aree controllate dalle proprie forze terrestri, per ridurre i rischi del loro impiego. In questo caso la zona è contesa in quanto Daesh ha pubblicato un video in cui si vedono, senza ombra di dubbio, i resti dell'elicottero circondato da miliziani.
Pochi giorni or sono (il 3 maggio), a Latakia, era precipitato un velivolo biposto Su.30 M, con l'uccisione dei due membri dell'equipaggio. Le perdite di velivoli Mosca stanno crescendo nonostante l'occidente non abbia fornito missili antiaerei spalleggiabili alle forze ribelli, per il timore che finiscano nelle mani di terroristi.
I Ka.52 ALLIGATOR sono elicotteri d'attacco pesanti, con posti affiancati per l'equipaggio, muniti di blindatura e contromisure elettroniche. Attualmente ne sono in servizio alcune decine di esemplari.
Durante la giornata si erano avute varie missioni di appoggio aereo condotte dai velivoli russi e di Damasco e vi era stato anche un volo notturno logistico iraniano, condotto da un B-747 dell'Aeronautica iraniana.
Le informazioni successivamente pervenute, indicano come ai comandi del mezzo vi fosse il tenente colonnello Gushchin, anche vice comandante dello squadroni elicotteri d'attacco impegnato in Siria, mentre l'addetto all'armamento era un tenente, entrambi in Russia assegnati alla 18a Brigata Aerea dell'Aviazione dell'Esercito.

I PRIMI RISULTATI DELLE ELEZIONI IN LIBANO


Stanno arrivando i risultati delle elezioni in Libano, le prime dopo 9 anni, con una affluenza alle urne modesta che ha avvantaggiato il movimento Hetzbollah che ha mobilitato gli sciiti. Il partito del primo ministro uscente, il sunnita Hariri (figlio di un primo ministro, ucciso dai siriani con un attentato, nel 2006) ha perso circa 1/3 dei voti, passando da 34 a 21 deputati. Gli sciiti di Hetzbollah (Partito di Dio, alleato di Teheran) con i loro alleati (fra cui i cristiani dell'ex presidente ed ex generale Aoum) hanno ottenuto la maggioranza assoluta.
Questo risultato creerà dei problemi per lo stretto vincolo fra Hetzbollah e l'Iran, che fornisce loro ingenti somme e armi. Sicuramente la tensione salirà e vi sono segnali che Israele voglia entrare in azione in Siria contro la presenza di Teheran e dei suoi alleati, che hanno dato un contributo decisivo alla tenuta delle forze di Assad, pur pagando un grave pedaggio in fatto di perdite.
La situazione nel paese è da anni complicata dalla presenza di grosse masse di profughi dalla Siria, di differenti schieramenti. Vi erano giunti i miliziani di Daesh, che avevano costituito una piccola enclave, ma sono stati eliminati lo scorso anno.
I principali avversario di Hetzbollah sono le Forze Libanesi di Samir Geagea, che dopo la guerra civile (1975/90) fu detenuto per 11 anni in una cella senza finestre sotto il Ministero della Difesa.