Speciale Guerra in Ucraina
GAS DALLA RUSSIA;
ALLA FINE LA RUSSIA HA CHIUSO LE FORNITURE
La storia delle vicende delle forniture di gas dalla Russia è finita come era facile immaginarsi. La Russia ha chiuso le forniture. Chiunque avesse un minimo di visione della situazione se lo aspettava. I "guasti" che Mosca dichiarava, erano tutte scuse e quando le cose hanno iniziato a mettersi male sul piano militare, Putin ha deciso di giocare anche questa carta.
Si discute molto dell'effetto delle sanzioni e delle loro ripercussioni.
A nostro avviso una cosa deve essere chiara; le guerre non si vincono con le sanzioni, specialmente se le si applicano a paesi come la Russia, enormi e con risorse primarie. Certo, l'industria russa si è trovata, per esempio, senza centraline di tiro per i suoi nuovi carri T-90 che erano prodotte in Francia. Proverà a sostituirle con prodotti autarchici o, più rapidamente, si rivolgerà a Pechino. Lo stesso avverrà per altri manufatti e servizi. Per esempio per i tanti velivoli di linea civili e proverà a procurarsi pezzi di ricambio tramite triangolazioni. Senza le entrate dei prodotti energetici verso l'Europa, saranno tempi duri anche da quelle parti. Uno slogan degli Anni '80 diceva: "Il metano ti dà una mano" ma oggi paghiamo una eccessiva dipendenza dal metano anche perché dopo le evidenti avvisaglie del 2014, nessuno ha fatto niente per prepararsi.
L'Europa dovrà affrontare non pochi problemi. Ci spaventa la burocrazia europea e certi egoismi, oltre a fesserie ideologiche. Noi, per esempio, avremmo riaperto i pozzi italiani che non risolvono certo il problema ma danno una mano. L'idroelettrico ha ancora margini di sviluppo importanti anche per regolare le portate dei corsi d'acqua (eccessiva in autunno/inverno e scarsa in estate). L'idroelettrico va sfruttato meglio, ricordando che oggi una persona in un ufficio può gestire decine di piccoli impianti che forniscono energia anche quando è notte o vi è bonaccia. Va ripensato il nucleare, ovviamente in chiave moderna ma qui la vedo più dura visto che perfino una nave per rigassificare porta la gente in piazza. Sarà necessario anche riaprire qualche impianto a carbone per questa emergenza.
Ci sapremo ingegnare e passeremo anche questa, ricordando che il problema non sono le lampadine ma l'industria e il riscaldamento. Per questo, per il prossimo governo, serve un commissario all'energia, in grado di prendere provvedimenti rapidi, magari evitando attentamente di metterci un imbecille o uno "troppo furbo".
Bisogna poi assicurare fonti alternative. Lasciamo perdere per carità di patria l'era Di Maio e Di Stefano (andatevi a a vedere cosa diceva il secondo a Russia Unita nel 2016). Anche qui ci vogliono persone capaci, sia per i rapporti europei che per quelli con altri paesi, ad iniziare "dalle Libie". E se qualche predone della guerra non vuole comprenderlo, bisognerà che lo capisca con le buone o con sistemi più cinetici.
Quanto alla gestione del conflitto, serve un cambio di passo radicale. Si discute molto di armi all'Ucraina ma noi che sappiamo abbastanza bene cosa è stato promesso e cosa è giunto realmente (dalla parte di Kiev abbiamo buone fonti) possiamo dirvi che si tratta di troppo poco, perfino in campo sanitario. Qualcuno, anche abbastanza attento, ha messo addirittura 5 semoventi PzH.2000 ma non è assolutamente vero. Si tratta dei 5 mezzi "palettati" a Caserta perché la ditta che li trasportava aveva dei problemi con gli autisti. E' giunto poco e molto lentamente, con qualcuno che sperava che la guerra finisse prima di dover andare avanti su questa strada, ostaggio dell'alleanza con personaggi come Frattoianni. Orbene, purtroppo (ma era abbastanza facile immaginarlo) non finirà a breve e bisogna proseguire e rafforzare certe scelte. Ovviamente non abbiamo le scorte di equipaggiamenti di altri paesi ma nei magazzini vi sono ancora vari materiali che potrebbero tornare utili per Kiev e guasterebbero i sogni di gloria di qualcuno. E non bisogna solo pensare a quanto in forza all'Esercito. E poi vi è l'industria, con alcuni prodotti molto interessanti e perfino qualcuno disposto a contribuire o accollarsi le spese.
Noi, subito prima del conflitto, avevamo scritto a lettere chiarissime che Putin faceva meglio a tenersi lontano da certe tentazioni. Non ha voluto darci ascolto e ora ne pagherà le conseguenze, incluso i danni che ci causa. Non sarà semplice né veloce ma abbiamo la forza per tagliargli le unghie. Ci vuole solo la volontà politica, fattore già presente in vari paesi europei ma anche in Australia, Nuova Zelanda e Giappone.
Bisogna sapersi organizzare e rinunciare a qualcosa.
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