QUALI PROSPETTIVE PER LA SIRIA?
In Siria non siamo vicini alla pace ma la diminuzione dell'intensità dei combattimenti rende meno complesso fare il quadro della situazione.
Diciamo che grosso modo le forze governative hanno attualmente il controllo di meno dei 2/3 del territorio, tenendo ben presente che un conto è controllare una grande città, seppur gravemente danneggiata, e altro è avere il controllo di un'area praticamente desertica.
L'intervento di russi, iraniani e hetzbollah libanesi, ha ribaltato la situazione sul campo ma ora, salvo il caso delle due sacche di Daesh, per andare avanti dovrebbero affrontare direttamente i paesi che appoggiano i gruppi dell'opposizione. Nella parte nord occidentale un insieme molto variegato di gruppi (non di rado in lotta fra di loro) di formazioni anti-Assad, che ha sempre avuto (in misura diversa) l'appoggio della Turchia, che ha dislocato forze pesanti sul terreno, realizzando dei "posti di osservazione", in realtà vere basi fortificate.
A oriente, grosso modo oltre il corso dell'Eufrate, vi sono le Forze Democratiche Siriane, a maggioranza kurda, che hanno l'appoggio diretto (seppur con numeri limitati) delle forze statunitensi, francesi, inglesi e di altri paesi. Queste a loro volta devono fronteggiare l'ostilità della Turchia, da decenni in lotta contro i kurdi. Vi è una terza grande sacca entro i confini siriani, corrispondenti all'aerea dove s'incontrano i confini di Iraq, Siria e Giordania.
Il gruppo di Daesh, drasticamente ridimensionato, ha tre sacche, una - più piccola - sulla sponda orientale dell'Eufrate, a ridosso del confine con l'Iraq; una nelle aree desertiche a occidente dell'Eufrate; una - piccola - vicino al confine con la Giordania (quasi interamente eliminata). Inoltre il movimento integralista ha cellule sparse sul territorio.
Quando, su pressioni iraniane, le forze di Damasco hanno provato a conquistare altre aree, come intorno a Deir-ez-Zor - sono state colpite dai velivoli e dall'artiglieria statunitense.
E per completare il quadro complessivo, non si può fare a meno di rilevare che Israele, rimasto praticamente quasi inerte per anni, ora lancia attacchi (aerei e con missili) contro la presenza iraniana e hetzbollah in Siria.
Il quadro del paese è di immani distruzioni e milioni di profughi. Il fronte corre ancora alla periferia di Aleppo e interi quartieri di Damasco sono stati distrutti.
Gli iraniani pretenderebbero che lo scontro proseguisse ma praticamente sono gli unici con simili intenzioni, insieme a Daesh (che oramai conta poco e ha sofferto perdite enormi). Teheran fornisce aiuti militari ed economici così come fa la Russia ma Mosca vorrebbe smettere di spendere grosse cifre in un momento di crisi economica propria.
Erdogan non vuole certo perdere la faccia ed è intervenuto direttamente in Siria in modo crescente, avendo vissuto anche una fase di non ostilità verso daesh (in chiave anti Assad e Arabia Saudita). Con Putin ha relazioni altalenanti anche perché a lui non piace l'espansionismo russo anche in Mar Nero, dichiarando che non riconoscerà mai l'annessione a Mosca della Crimea.
Il campo di Assad, che grazie agli aiuti ricevuti ha ribaltato la situazione sul campo, è stremato, manca di uomini per controllare il territorio e di risorse per coprire le spese del conflitto.
Si tratta su più livelli (dai meeting di Astana fino a trattative segrete), ma trovare una soluzione che soddisfi tutti è veramente difficile.
Le Nazioni Unite sul piano politico sono "splendidamente" assenti mentre vi lasciamo immaginare che peso può avere in un quadro pesantissimo come questo la Mogherini.
I Siria si giocano più partite, come lo scontro fra sunniti e non sunniti (sciiti, alawiti ecc.), lo scontro fra Iran e Israele, quello fra Iran e quasi tutte le monarchie del Golfo, il confronto fra Turchia e Russia, quello fra Stati Uniti e Russia, Stati Uniti e Iran e via proseguendo.
Mentre si avvicina l'ottavo anniversario dell'inizio del conflitto, si stenta a vedere delle soluzioni possibili nonostante lo stato di prostrazione generale. Un primo passo, certo non risolutivo, sarebbe l'eliminazione delle ultime sacche di Daesh che gioca contro tutti e in Medio Oriente, ha rischiato di ottenere un successo clamoroso. Mosca e Damasco vorrebbero togliersi di torno gli iraniani, anche per evitare di dare agli israeliani l'occasione d'intervenire in Siria, ma è dura in quanto gli iraniani hanno avuto un ruolo importante insieme al loro "braccio armato" libanese, che hanno avuto però non poche perdite.
Trovare la quadra di tutto questo insieme di fattori è difficile ma il Medio oriente, insieme a tanti problemi, ci ha fatto vedere in passato anche soluzioni improvvise.
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