Speciale Guerra in Ucraina
IL PROBLEMA DEL MUNIZIONAMENTO
Un conflitto convenzionale su larga scala come quello conseguente l'invasione russa in Ucraina richiede enormi rifornimenti di ogni tipo, dai carburanti, ai mezzi fino alle munizioni. Al tempo del confronto NATO-PATTO DI VARSAVIA, vi erano grosse scorte ed enormi capacità produttive, ridottesi entrambe, seppur in misura diversa, dopo il 1990. Il problema è particolarmente sentito in Ucraina anche perché parte delle armi fornite dopo il 24 febbraio 2022 non erano nelle dotazioni ucraine per cui non vi erano scorte, giusto per ricordare l'aiuto reale fornito dalla NATO in precedenza.
Realizzare colpi da 155 mm o bombe da mortaio oppure razzi da 122 mm non è certo un problema tecnico ma bisogna vedere quali industrie possono produrne e a che ritmi. Bisogna vedere se si lavora su un turno, due turni o tre turni, elemento che può, all'incirca raddoppiare o triplicare la produzione ma che comporta nuove assunzioni. Poi bisogna vedere chi paga questo sforzo industriale. Intanto i russi da tempo hanno avviato una produzione di guerra, su tre turni e massicce assunzioni.
Alcuni paesi occidentali si sono adeguati o si stanno adeguato all'esigenze del conflitto. Possiamo citare fra i produttori di munizionamento:
- Stati Uniti (con massicci investimenti anche a medio termine)
- Finlandia
- Svezia
- Norvegia
- Germania (la Rheinmetall ha acquistato fra l'altro il ramo munizioni per artiglieria della RUAG svizzera)
- Francia
- Polonia
- Repubblica Ceka
- Romania
- Bulgaria
Alcuni di questi paesi producono calibri di origine sovietica.
Anche per questo ci si è rivolti ad altri paesi, dal Pakistan alla Repubblica di Corea, fino al Marocco e all'Egitto.
Per l'Estonia bisogna prevedere l'acquisto di 1 milione di proiettili da 155 mm, per un valore di circa 4 miliardi di Euro, ovviamente con la clausola che se il quadro del conflitto mutasse, si potesse rallentare gli acquisti spalmandoli nel tempo, a costi inferiori, reintegrando le scorte a livelli adeguati. Questo significa che un colpo costa intorno a 4.000 Euro. Se si vuole "risparmiare", si può passare alle catapulte, che non inquinano, ma che hanno una gittata inferiore!
Vi è poi il capitolo del munizionamento di precisione, che costa ancora di più ma, stante i risultati registrati, risulta micidiale, in particolare per i mezzi corazzati e meccanizzati, infilati anche in una buca distante dal fronte, dove un tempo erano considerati invulnerabili se non all'attacco da parte di velivoli.
L'Italia può dare un contributo importante nel settore in quanto ha vari centri di produzione facenti capo in primo luogo a Leonardo e alla francese Nexter che anni fa ha acquistato il sito produttivo di Colleferro (già SIMMEL, già BPD, già SNIA).
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