ASSOLTO MILITARE UCRAINO
La Corte di Cassazione ha assolto in modo definitivo il 9 dicembre Vitalay Markiv, sottufficiale della Guardia Nazionale ucraina, accusato di aver ucciso il fotogiornalista italiano Andrea Ronchelli, il 15 maggio 2014 a Slaviansk, nel Donbas.
Se i giudici di primo grado avessero almeno visitato il luogo dove il tutto avvenne, ora distante molte decine di chilometri dal fronte, avrebbe subito capito come stavano le cose e se lo abbiamo fatto noi lo potevano fare anche loro.
Anche se se ne è parlato tecnicamente molto poco, Ronchelli e il suo interprete furono uccisi da un colpo di mortaio, arma decisamente poco adatta per sostenere poi l'accusa di omicidio, specialmente se il tutto avviene ai piedi di una collina e sui suoi fianchi, al centro di furibondi combattimenti in quella primavera. Fra le tante incongruenze, l'accusato era distante dal luogo dove i due vennero colpiti e non lo poteva neppure vedere. Il fatto vero è che l'imputato, un italo-ucraino, era in contatto con due giornalisti italiani che poi riportarono il fatto e tanto bastò per giungere alla condanna in primo grado, poi annullata in appello data la manifesta inconsistenza delle accuse. Markiv venne arrestato durante una successiva visita in Italia alla madre che qui risiede.
Come non ci stancheremo mai di ripetere, un conto è identificare un giornalista come tale (si presume a pochi metri di distanza) e poi aprire il fuoco su di lui, su personale medico e via proseguendo. Ben altro è partecipare a combattimenti, sparare sul nemico, magari con armi a tiro indiretto, e colpire un giornalista di cui non si sospetta minimamente la presenza. Gli ucraini del resto combattevano i separatisti filo-russi e non avevano nessuna intenzione di recare offesa a giornalisti. Chi è pratico di queste cose e magari di colpi ne ha presi tanti nei vari conflitti, ha ben presente il problema.
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