CONTROFFENSIVA TURCA IN SIRIA
Dopo
che l'ultima salva di bombardamenti sulla provincia di idlib ha causato
33 vittime tra i soldati turchi stanziati nei pressi della cittadina
siriana, il governo di Ankara ha annunciato di aver attaccato oltre 200
obbiettivi appartenenti all'esercito Siriano.
L'impennata
di violenza rischia non solo di allargare la portata degli scontri, già
ai massimi negli ultimi mesi, ma porta con sè il rischio di uno scontro
diretto tra Turchia e Russia, i due maggiori player internazionali
operanti in Siria su parti contrapposte.
Le
due potenze per il momento hanno evitato il peggio grazie ad una serie
di accordi al vertice ma, con la caduta sul campo di soldati turchi, il
rapporto diretto tra Ankara e Mosca potrebbe non bastare.
Il
rischio di un conflitto tra Turchia e Russia è ulteriormente
preoccupante soprattuto se si considera la posizione che dovrebbero
assumere gli alleati turchi, soprattutto nell'ambito NATO: se la Turchia
si appellase all'Articolo 5 della carta Atlantica e non dovesse
ricevere il supporto chiesto (opzione tutt'altro che improbabile visto
lo stato dei rapporti transatlatici), verrebbe meno tutto l'impianto su
cui si regge la NATO. Per questo è indispensabile evitare l'escalation
in Siria, possibilmente con un intervento di più ampio respiro
internazionale possibile, in modo da contenere il più possibile azioni
unilaterali che rischirebbero di allargare il conflitto.
Un
ulteriore strumento con cui la Turchia sta mettendo pressione ai suoi
alleati europei è quello dei migranti: ancora una volta la Turchia
minaccia di lasciar passare milioni di rifugiati presenti sul suo
territorio verso la UE, in contravvenzione dell'accordo firmato nel
2016.
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