martedì 18 febbraio 2020

ENNESIMA CASTRONERIA:
LA GUERRA IN LIBIA CONDOTTA
CON LE ARMI ITALIANE 



"Diciamo la verità! La guerra in Libia è condotta con le armi italiane!". Questa la perentoria affermazione fatta da un signore su una rete RAI, noto e spesso presente in video per essere un sociologo.
Noi pensavamo  di essere abbastanza dentro all'argomento e invece ci voleva il suo arguto spirito di ricerca per scoprire che i carri T-55 sono fatti a Viareggio (e pensare che noi pensavamo che a Viareggio vì facessero solo i carri per il carnevale), le binate da 23 mm ZU-23-2 sono realizzate a Campione d'Italia, e i pezzi D30 da 122 mm escono da una fabbrica in caverna sulla Sila e il munizionamento viene prodotto a Lamporecchio, con le bombe che escono da impianti in Alto Adige, vanto degli altoatesini di lingua tedesca, notoriamente esperti nel settore.
Certo, a noi che siamo stati sul posto, non ci è sfuggito la presenza delle M12 di quando Moro aveva rapporti anche con Gheddafi (ante 1975), che ci sono i rimasugli di 200 semoventi PALMARIA giunti successvamente, ma affermare che in Libia ci si affronta con armi italiane è una roboante castroneria.
Figuriamoci se il sociologo ha idea delle navi turche che sbarcano armi pesanti a Tripoli, del flusso di aeei da trasporto e via proseguendo. Per qualcuno dei nostri compatrioti, rimaniamo una "potenza coloniale", popolata da "mercanti di morte", mentre Cina, Russia, Corea del Nord, Cuba e compagnia cantante, esportano solo prodotti umanitari.

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