venerdì 19 marzo 2021

PARTE LA NUOVA MISSIONE IN MALI

 

Il 10 marzo è partito il primo contingente per la nuova missione delle forze speciali italiane in Mali, nell'ambito della missione TAKUBA, in atto dal 2015 ma bisognosa di rinforzi e mezzi, visto che si svolge in un territorio immenso. Da poche settimane era rientrato un team da ricognizione e ora si entra nella fase operativa, ricordando che già avevamo nel paese una piccola missione d'addestramento. Della missione faranno parte anche gli elicotteri, in particolare gli NH-90 e anche gli AW-129 MANGUSTA, nella misura di 3 e 5 velivoli, oltre a 20 mezzi terrestri per un totale di 200 militari circa fra elicotteristi (equipaggi e specialisti a terra) e personale del COFS.

Ovviamente il personale opererà a stretto contatto con le forze del Mali, anche per ovvi problemi di lingua, anzi, di dialetti. L'inizio della missione è stata ritardata dal COVID ma ora tutto dovrebbe entrare in funzione, con piena operatività entro l'estate.

Per l'AW-129 MANGUSTA sarà l'ennesima missione (si iniziò nel 1993 con la Somalia) e probabilmente i velivoli opereranno con serbatoi ausiliari vista l'estensione del territorio e le alte temperature, che richiedono potenza supplettiva e consumi incrementati. Per eventuali azioni a fuoco il cannoncino dovrebbe bastare alle necessità. In teatro vi sono già i TIGRE francesi e tedeschi (3 quelli di Berlino) mentre la RAF ha schierato CH-47, sempre molto utili. Gli elicotteri sono importanti anche per eventuali CASEVAC ma non molti paesi hanno componenti di questo tipo, magari inviando solo veicoli terrestri.

Per la logistica, su Gao, probabile base arretrata, possono giungere i C-130 J dall'Italia, magari facendo scalo in Algeria, paese che concede il permesso di sorvolo, a cui possiamo aggiungere i KC-767 e i voli civili (oggi i costi di un charter sono minimi in quanto gran parte del traffico aereo è bloccato causa virus. Per gli elementi più pesanti, si può chiedere in ambito NATO oppure noleggiare velivoli ucraini. I porti atlantici sono lontani ma il percorso è decisamente migliore che non quello dal Pakistan all'Afghanistan, per cui si può sfruttare anche quella via logistica.

Consigliamo di far giungere una trivella (quele da 70 metri di profondità) in quanto l'acqua in profondità esiste (il Niger è addirittura navigabile), con un sistema d'imbottigliamento dell'acqua in pratici contenitori tetrapak, facilmente impilabili. L'acqua potabile serve non solo al personale della missione ma è un bene prezioso e richiestissimo dalle popolazioni. Magari anche qui si potrebbero installare nei villaggi dei pozzi con pompe a mano che ci dovrebbero guadagnare molte simpatie, così come i cicli medici e veterinari che abbiamo visto in altri teatri.

L'Italia ha una missione anche nel confinante Niger che però è solo addestrativa, almeno per ora. 

Nessun commento:

Posta un commento