LE REAZIONI AI VARI ATTACCHI NELLA PENISOLA SAUDITA ALL'ESPORTAZIONE DI PETROLIO
Non si può certo dire che l'attacco contemporaneo a ben quattro petroliere (di cui due saudite) a largo di un terminal petrolifero degli Emirati nel Golfo di Oman (quindi fuori da Hormuz) e l'attacco con droni a due stazioni di pompaggio a occidente di Ryadh, lungo l'oleodotto che conduce in Mar Rosso, hanno avuto scarsa rilevanza nel quadro dell'informazione italiana.
La cosa grave è che le milizie houthi dello Yemen non hanno assolutamente le capacità tecniche per condurre attacchi di questo tipo, per cui è evidente che dietro vi è l'Iran. Quell'Iran teocratico che negli Anni '80 attaccava sistematicamente i traffici nel Golfo, tanto che diversi paesi (Italia inclusa) inviarono unità navali per proteggere traffici fondamentali per l'economia mondiale.
Probabilmente l'Iran, in difficoltà nello Yemen, vuole ripetere la strategia, conducendo delle operazioni "cover", chiaramente riconducibili a quel regime.
La notizia che Trump fosse pronto ad inviare 120.000 militari nel Golfo, si è rivelata falsa ma l'Iran è preoccupato per sanzioni economiche che potrebbero rivelarsi pericolose per il regime, già in seria difficoltà anche perché le nuove generazioni iraniane sembrano molto poco vicine ai politici attualmente al potere e al potentissimo clero.
Rimane vergognoso che l'informazione non abbia messo nella giusta luce questi attacchi, continuando a far finta di niente. Intanto si cerca di capire la tecnica dei due attacchi, svolti con modalità molto differenti. E si stanno applicando urgenti contromisure mentre ci saranno riflessi anche nel conflitto nello Yemen.
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