LETTERA DEL GENERALE CORNACCHIONI AL
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CONTE
Presidente,
ho
appena visto, sul sito della Presidenza, il video del suo intervento a
Rondine Cittadella della Pace (Arezzo) e Le esprimo tutto il mio
disappunto. Mai avrei pensato di giungere a questo e di sentire il
bisogno forte di manifestarlo pubblicamente, non fa parte della cultura
di chi ha prestato -come me- giuramento alla Repubblica!
Ho
servito in uniforme il mio Paese per quasi 44 anni. Avendo iniziato la
professione militare negli anni ‘70, sono abituato da sempre a
registrare le critiche e le avversioni da ogni parte politica alla mia
scelta di servire in uniforme; me ne sono sempre fatto una ragione in
quanto, come recita un nostro motto, “uso a obbedir tacendo”. Ma oggi
no. Dopo aver visto il Suo sorriso e sentito le espressioni ironiche da
Lei pronunciate, sto tradendo per la prima volta quel motto.
Io
ho avuto l’onore, e il profondo dolore, di accompagnare in Italia
dall’Iraq e dall’Afghanistan le bare di molti nostri caduti in quelle
terre. Ho visitato e incontrato in ospedale e fuori tanti nostri feriti e
mutilati in maniera grave e permanente, inchinandomi sempre davanti al
loro senso del dovere, all’accettazione serena di ogni menomazione
convinti e orgogliosi di averlo fatto per l’Italia. Non parlavano di
guerra, non si esaltavano al ricordo degli scontri a fuoco, erano
convinti -come me, loro Comandante- di aver fatto quello che il Paese
voleva da loro, con paura certo, ma con grande coraggio!
Io
penso che oggi Lei li abbia profondamente offesi, la sua frase detta
sorridendo e sollevando le risate della platea “andranno nelle retrovie a
parlare di pace” non può essere accettata, nemmeno in campagna
elettorale.
Voglio
chiudere con un riferimento personale. Nelle settimane scorse ero negli
USA e mi è capitato più volte di qualificarmi come “veteran” ma
italiano, senza grado o altre qualifiche, ogni volta venivo
immancabilmente ringraziato -con mio grande imbarazzo- con la mano sul
cuore per il servizio reso al mio Paese. Altra cultura, altro senso
dello Stato espressi dai semplici cittadini che mi trovavo di fronte.
Generale di Corpo d’Armata (riserva) Giorgio Cornacchione, 152° Corso dell’Accademia Militare di Modena
già Consigliere Militare del Presidente del Consiglio (2012-2014)
Conosciamo
il generale Cornacchioni da oltre 20 anni e ce lo ricordiamo a Timor
Est e in Iraq. E' sempre stato noto per essere un persona misurata e
riflessiva. Se ha scritto questa lettera è segno che la misura è colma.
Conte, in piena campagna elettorale, va a fare un comizio e asserisce di
rinunciare a cinque fucili (presupponiamo d'assalto, più pericolosi che
queli "da difesa") della fornitura in corso. "Vorrà dire che se
resteranno disarmati cinque militari rimarranno nelle retrovie a parlare
di pace", questo il suo commento alla "storica" decisione.
Questo
anonimo professore (prima di essere stato "miracolato" da scelte
improvvide) si permette di fare delle battute su persone che non vanno
in giro nei peggio posti del mondo scortato ben bene, come avviene a
lui, che si guarda bene comunque dal prendersi certi rischi. Cerca di
recuperare consensi in certi ambienti non andando a dire che rinuncia a 5
F-35, sapendo quello che poi passerebbe, ma sbandierando una rinuncia
minima, demagogica e furbetta, giusto per far notare il suo "impegno per
parlare di pace". Quanto possa contare lui per la pace (insieme ad
altri, come la Mogherini, giusto per ricordarlo) lo si è visto anche in
questi giorni quando Haftar e Sarraj sono venuti in Italia.
Questa
è gente del tutto impreparata che cerca di tirare a campare con
affermazioni prive di sostanza. Forse il pubblico di Arezzo sarebbe
pronto, ovviamente disarmato, a fare scudo con i loro corpi per far
cessare i combattimenti in Libia. Peccato che restino qui e ai fini
della pace in Libia, quella vera, non servano a niente. E probabilmente è
lo stesso peso che ha Conte su queste vicende. E sul tema pace
ricordiamo quante volte mediazioni e trattati abbiano portato a
catastrofiche conseguenze.
Ovviamente
il ministro Trenta deve pensarla come lui dato che non ha fatto
commenti. Stiamo a vedere cosa accadrà fra una settimana ma questi
individui inadeguati al loro ruolo, prima tolgono il disturbo e meglio
è.
Benissimo
ha fatto il generale Cornacchioni a far sentire il suo pensiero a cui
diamo la nostra completa adesione, stufi di essere trattati in questo
modo da chi non ha la minima idea di come funziona il mondo. E il
ministro non ci venga a raccontare che lei è stata in missione, in
quanto si è sempre mossa ben scortata mentre noi, con qualche collega,
le cose siamo andate a vederle molto più vicino, magari da soli e senza
scorta. Per non parlare di chi tutti i giorni usciva ed esce in luoghi
molto pericolosi, contando anche sull'efficacia delle proprie armi. Se
poi qualcuno rimane nelle retrovie, beato lui che prende l'indennità di
missione (magari per parlare di pace) e non ha bisogno di armi.