sabato 21 luglio 2018

CONTINUA L'EVACUAZIONE DELL'AREA DI KUNEITRA


Ieri 2.500 persone, fra cui 1.500 miliziani, hanno lasciato con pullman l'area di Kuneitra mentre altri miliziani stanno distruggendo l'equipaggiamento pesante prima di essere trasportati anche loro nel nord del paese dove, oramai da mesi, arrivano gli oppositori ad Assad che sono costretti ad abbandonare aree che controllavano in precedenza. 
Questa situazione rinforza le forze dell'opposizione nella parte settentrionale della Siria, una sorta di spartizione di fatto. Tutta l'area riceve rifornimenti dalla Turchia e siccome vi sono problemi fra Ankara e paesi come l'Arabia Saudita, i gruppi che ricevevano appoggio dalle monarchie del Golfo, sono svantaggiati.
Intanto le forze di Assad stanno attaccando la sacca di Daesh che è presente da anni sul Golan, a ridosso delle posizioni israeliane e sono in corso combattimenti di una certa intensità. Lo strano di questa sacca è che i miliziani integralisti non hanno mai attaccato le posizioni israeliane che pure erano alla loro portata né gli israeliani hanno colpito posizioni di un gruppo assolutamente integralista. Una delle tante "anomalie" del Medio Oriente.La sacca ha attualmente una superficie di circa 10 x15 km e ben scarse possibilità di resistere ad un attacco.
La situazione in Siria è tutt'altro che stabilizzata nonostante le forze di Assad abbiano conseguito, con l'aiuto russo e iraniano, importanti successi. Mancano le risorse umane per controllare il territorio che resta esposto anche all'azione di Daesh, sempre attivo e con ancora delle sacche di resistenza.
Vi sono problemi per la presenza iraniana e degli Hetzbollah libanesi in Siria, con Israele che sembra deciso a non consentirne l'installazione.
Comunque la componente sunnita in Siria è stata drasticamente ridimensionata e la mancanza di una dirigenza capace e comune, ha condotto le forze ribelli a durissime sconfitte, così come Daesh ha visto dissolversi i suoi segni di califfato, cosa di cui si lamentano in pochi.
Gli equilibri regionali sono stati sconvolti, dato che alle vicende siriane bisogna affiancare anche quelle irachene.
Passando alle potenze coinvolte in questi conflitti, l'interventismo di Mosca ha portato a risultati, seppur faticosi mentre l'era Obama ha lasciato grossi problemi, un mezzo disastro che non sappiamo se Trump saprà gestire con i suoi metodi meno ideologici ma a volte sbadati e fin troppo ruvidi.
La Turchia occupa sostanzialmente una parte consistente della Siria, Né ci sembra intenzionata a ritirarsi e le monarchie del Golfo pagano errori di vario tipo, avendo ora problemi nella campagna nello Yemen. L'Iran ha tratto dei vantaggi dal grosso impegno profuso, ha ottenuto risultati positivi ma lo sforzo economico che sostiene ha creato vivo malcontento all'interno.

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