domenica 11 settembre 2022

 Speciale Guerra in Ucraina


IL PUNTO DELLA SITUAZIONE


Vediamo di fare il punto della situazione del conflitto, stante le informazioni disponibili.

Probabilmente oggi le forze ucraine ritorneranno sul confine internazionale nell'area di Kharkiv fino al fiume Oskol, dietro cui si sono attestate le forze di Mosca. Il territorio è molto vasto ma qui tutto è vastissimo. I russi hanno perso vari prigionieri (incluso un generale), molti mezzi (magari perché in quel momento non in condizioni di marcia) e molte munizioni. In linea di massima sono riusciti a ripiegare seppur in modo confuso, con al seguito alcuni civili. E qui vi sono alcuni elementi interessanti perché alcuni dei capi dei filo russi hanno addirittura abbandonato il Donbas, attualmente non sotto attacco, facendo capire lo stato d'animo da quelle parti, dove ancora vi sono le statue a Lenin.

Sicuramente una grande vittoria ottenuta con perdite veramente ridotte. Una spinta veramente forte per il morale ucraino e un brutto colpo per quello dei russi. I territori liberati sono poco popolati e non hanno attività di rilievo ma ora Kiev può riutilizzare la statale M-03 e soprattutto è bloccata l'offensiva russa nel Donbas. I russi vogliono mantenere almeno il controllo dell'intero Oblast di Lughansk e bisognerà vedere se ce la faranno. Certo la fuga è stata rapida ed è stato abbandonato, incredibilmente intatto, anche materiale tecnologicamente sensibile, come un grande radar per l'artiglieria ZOOPARK, che ovviamente vede già qualcuno con l'accento del Nebraska intento a studiarlo! E qui si vede l'inefficienza di un complesso militare perché se lo si doveva abbandonare, era imperativo distruggere o smontare alcune componenti altamente sensibili.

Ma in questi giorni il punto nodale resta sul Dnipro. Qui Putin ha sulla riva destra almeno 25.000 uomini e ha grossi problemi per rifornirli. Questi sono territori a maggioranza ucraina ma ora è un problema anche far ripassare il fiume a queste unità, in particolare ai tanti mezzi che vi sono stati schierati per far fronte alla tanto annunciata offensiva ucraina che, in realtà, è stata una trappola in cui Mosca è caduta con tutte le gambe, non capendo che con i lanciarazzi statuntensi il passaggio del grande fiume sarebbe divenuto un incubo. La testa di ponte è grandissima, in linea d'aria circa 150 chilometri  lungo il fiume, per una profondità massima di circa 40 chilometri, divisa in due dal fiume Inhulets, i cui punti di passaggio sono sotto tiro.  Per distribuirvi i rifornimenti servono mezzi e carburante considerando che solo i lancirazzi da 300 mm possono dare un certo appoggio rimanendo sulla sponda sinistra del Dnipro. Tutto il resto ha bisogno di un mare di carburante, munizioni e viveri, senza contare le necessità della popolazione civile, trasportato oltre il grande fiume. E quando diciamo grande fiume non dobbiamo pensare al Po (recentemente in secca storica) ma ad un corso d'acqua largo almeno 4/500 metri. Per di più vi sono alcune unità di coscritti del Donbas, il cui morale è a terra e che vogliono rientrare nei loro territori dato che si teme che gli ucraini sfondino ancora in quella zona. 

Qualcuno vagheggia l'arrivo dei militari di leva, magari i soliti sfigati delle repubbliche asiatiche; i ceceni ringhiano come al solito e si farà correre la voce che i comunisti coreani sono già per la strada, ma questa è una sacca sostanziale e con le notizie che circolano il morale è calato in modo pauroso. Alcune unità sulla sponda occidentale sono ad organici ridotti, poco sopra il 50% degli organici e l'efficacia delle armi della NATO fa paura perché se ne sono visti gli effetti. Il "Sentiero di Zelensky" dalla Polonia (ma anche il ramo romeno), lavorano a pieno ritmo perché servono anche tante munizioni. Stanno giungendo anche colpi da 122 mm di costruzione pakistana ma fanno paura sopratutto i semoventi da 155 mm e i lanciarazzi statunitensi, in grado di distruggere con precisione una base nel centro di Kherson, senza danni collaterali, grazie alla loro precisione.

Si parla addirittura di trattative ma Mosca deve fare qualcosa per uscire da questa scomodissima situazione in cui si è gettata senza aver riflettuto su quato poteva accadere.

 

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