venerdì 9 settembre 2022

Speciale Guerra in Ucraina

 

 GRAVI CARENZE RUSSE


L'immagine della vetustà dell'apparato militare russo la fornisce il suo ministro della difesa che si presenta davanti alle telecamere leggendo da un foglio di carta piegato in due, per essere sicuro di non sbagliare, una scena che a noi ci ricorda la trasmissione di alfabetizzazione "Non è mai troppo tardi" dei primi Anni '60. Le Forze Armate russe sono ancora impregnate di spirito sovietico, non solo perché sventolano bandiere rosse, falci e martelli (cosa che provoca un brivido d'orgoglio a qualche politico italiano ma anche un brivido di tutt'altro tipo a tanti cittadini europei!) ma perché, accanto a masse enormi di mezzi (anche datati) ne hanno mantenuto la rigidità, pensando che il "rullo compressore" che identificava l'Armata Rossa, potesse rinverdirne i fatti (dimentichi delle altissime perdite subite e del fatto che gli odiati "yankee" fornirono 20.000 (ventimila!) carri a Stalin e molto altro).

Erano convinti  di dover fronteggiare la controffensiva ucraina su Kherson e si erano preparati per quello, spostando unità in quella direzione, alle prese con una scarsità di uomni per un fronte immenso. Sono bastati pochi lanciarazzi campali moderni che battono i punti  di attraversamento sul Dnipro per fargli venire il mal di testa. Comunque l'avanzata ucraina era contenuta e il piano strategico sembrava reggere.

Poi vi è stata l'offensiva ucraina dove non era attesa, dove le truppe erano rade e dove, all'improvviso, probabilmente le frequenze radio hanno trasmesso solo rumori inquietanti. Qualcuno si sarà lamentato della qualità degli apparati ma poi si è sentito sparare, non solo dalla direzione dove doveva trovarsi il nemico ma da tutte le parti. Quello è un territorio piatto, intervallato da boschi e anche dai palazzi, non si vede niente. L'unico rilievo di una certa consistenza è quello dove si trova Izyum, guarda caso aspramente contesa durante la II Guerra Mondiale. Per questo è importante essere stati sul posto dato che si tratta di  teatri di operazioni molto particolari

A questo punto è stato il panico. Rinforzi non se ne vedevano, mancava l'appoggio aereo, assenza clamorosa, e in tanti hanno deciso che l'unica cosa da fare era fuggire verso est. Infatti non si sono avuti neppure grossi combattimenti. Un pezzo di fronte è colassato e perfino a Mosca hanno parlato di "alcuni problemi"! Ora se in un regime come quello di Putin si parla pubblicamente di "alcuni problemi" è segno che è successo qualcosa di grave o almeno un mezzo disastro. "I piani proseguono regolarmente" ripetono le fonti russe, solo che sono quelli del nemico! E potrebbero sorgere grossi problemi di tenuta psicologica, come sta accadendo con i coscritti a forza del Donbas, evidentemente utilizzati come "carne da macello".

La guerra non è finita ma di sicuro la massa di commentatori italici che pronosticava l'inevitabile vittoria di Putin, dovrà darsi una regolata. Era già accaduto 30 anni fa, all'epoca del conflitto nella ex Jugoslavia, dove i rigidi reparti di Belgrado, che avevano una grande superiorità tecnica, erano stati sconfitti da reparti magari con generali che erano stati sottufficiali in occidente (famosi gli ex legionari). Qui, moltiplicato per 10 ma con ben altro appoggio dall'estero, vedrete che succederà lo stesso.

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