sabato 18 maggio 2019

 LETTERA DEL GENERALE CORNACCHIONI AL
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CONTE


Presidente,

ho appena visto, sul sito della Presidenza, il video del suo intervento a Rondine Cittadella della Pace (Arezzo) e Le esprimo tutto il mio disappunto. Mai avrei pensato di giungere a questo e di sentire il bisogno forte di manifestarlo pubblicamente, non fa parte della cultura di chi ha prestato -come me- giuramento alla Repubblica!
Ho servito in uniforme il mio Paese per quasi 44 anni. Avendo iniziato la professione militare negli anni ‘70, sono abituato da sempre a registrare le critiche e le avversioni da ogni parte politica alla mia scelta di servire in uniforme; me ne sono sempre fatto una ragione in quanto, come recita un nostro motto, “uso a obbedir tacendo”. Ma oggi no. Dopo aver visto il Suo sorriso e sentito le espressioni ironiche da Lei pronunciate, sto tradendo per la prima volta quel motto.
Io ho avuto l’onore, e il profondo dolore, di accompagnare in Italia dall’Iraq e dall’Afghanistan le bare di molti nostri caduti in quelle terre. Ho visitato e incontrato in ospedale e fuori tanti nostri feriti e mutilati in maniera grave e permanente, inchinandomi sempre davanti al loro senso del dovere, all’accettazione serena di ogni menomazione convinti e orgogliosi di averlo fatto per l’Italia. Non parlavano di guerra, non si esaltavano al ricordo degli scontri a fuoco, erano convinti -come me, loro Comandante- di aver fatto quello che il Paese voleva da loro, con paura certo, ma con grande coraggio!
Io penso che oggi Lei li abbia profondamente offesi, la sua frase detta sorridendo e sollevando le risate della platea “andranno nelle retrovie a parlare di pace” non può essere accettata, nemmeno in campagna elettorale.
Voglio chiudere con un riferimento personale. Nelle settimane scorse ero negli USA e mi è capitato più volte di qualificarmi come “veteran” ma italiano, senza grado o altre qualifiche, ogni volta venivo immancabilmente ringraziato -con mio grande imbarazzo- con la mano sul cuore per il servizio reso al mio Paese. Altra cultura, altro senso dello Stato espressi dai semplici cittadini che mi trovavo di fronte.
 Generale di Corpo d’Armata (riserva) Giorgio Cornacchione, 152° Corso dell’Accademia Militare di Modena
già Consigliere Militare del Presidente del Consiglio (2012-2014)

Conosciamo il generale Cornacchioni da oltre 20 anni e ce lo ricordiamo a Timor Est e in Iraq. E' sempre stato noto per essere un persona misurata e riflessiva. Se ha scritto questa lettera è segno che la misura è colma. Conte, in piena campagna elettorale, va a fare un comizio e asserisce di rinunciare a cinque fucili (presupponiamo d'assalto, più pericolosi che queli "da difesa") della fornitura in corso. "Vorrà dire che se resteranno disarmati cinque militari rimarranno nelle retrovie a parlare di pace", questo il suo commento alla "storica" decisione.
Questo anonimo professore (prima di essere stato "miracolato" da scelte improvvide) si permette di fare delle battute su persone che non vanno in giro nei peggio posti del mondo scortato ben bene, come avviene a lui, che si guarda bene comunque dal prendersi certi rischi. Cerca di recuperare consensi in certi ambienti non andando a dire che rinuncia a 5 F-35, sapendo quello che poi passerebbe, ma sbandierando una rinuncia minima, demagogica e furbetta, giusto per far notare il suo "impegno per parlare di pace". Quanto possa contare lui per la pace (insieme ad altri, come la Mogherini, giusto per ricordarlo) lo si è visto anche in questi giorni quando Haftar e Sarraj sono venuti in Italia.
Questa è gente del tutto impreparata che cerca di tirare a campare con affermazioni prive di sostanza. Forse il pubblico di Arezzo sarebbe pronto, ovviamente disarmato, a fare scudo con i loro corpi  per far cessare i combattimenti in Libia. Peccato che restino qui e ai fini della pace in Libia, quella vera, non servano a niente. E probabilmente è lo stesso peso che ha Conte su queste vicende. E sul tema pace ricordiamo quante volte mediazioni e trattati abbiano portato a catastrofiche conseguenze.
Ovviamente il ministro Trenta deve pensarla come lui dato che non ha fatto commenti. Stiamo a vedere cosa accadrà fra una settimana ma questi individui inadeguati al loro ruolo, prima tolgono il disturbo e meglio è.
Benissimo ha fatto il generale Cornacchioni a far sentire il suo pensiero a cui diamo la nostra completa adesione, stufi di essere trattati in questo modo da chi non ha la minima idea di come funziona il mondo. E il ministro non ci venga a raccontare che lei è stata in missione, in quanto si è sempre mossa ben scortata mentre noi, con qualche collega, le cose siamo andate a vederle molto più vicino, magari da soli e senza scorta. Per non parlare di chi tutti i giorni usciva ed esce in luoghi molto pericolosi, contando anche sull'efficacia delle proprie armi. Se poi qualcuno rimane nelle retrovie, beato lui che prende l'indennità di missione (magari per parlare di pace) e non ha bisogno di armi.



Nessun commento:

Posta un commento