lunedì 21 novembre 2022

Speciale Ucraina

 

 IL PUNTO DELLA SITUAZIONE IN UCRAINA


Avendo in programma di fare un'analisi della situazione sul numero di RAIDS di dicembre, diamo qualche anticipazione circa la nostra valutazione della situazione in Ucraina, dopo i recenti avvenimenti e la ritirata russa dall'area di Kherson.

Certo, gli ucraini avrebbero preferito che i russi si fossero accaniti nel rimanere sulla sponda occidentale del Dnipro perché la cosa avrebbe portato ad un continuo logoramento delle forze di Mosca e, comunque, all'inevitabile ritiro.

Ora Mosca ha posto le sue truppe sul fronte più meridionale dietro il grande fiume e il grande lago artificiale di Nova Kakhovka, un ostacolo molto lungo e difficile da forzare. In questo modo tenta di rafforzare gli altri fronti, aumentando la densità delle unità, con l'apporto anche dei riservisti. Oramai, se si esclude le ampie zone dove gli ucraini sono tornati sulle frontiere internazionali, la zona di scontro si è molto ridotta e dovrebbe permettere ai russi almeno di resistere.

I combattimenti non si arresteranno con l'inverno, a differenza di quanto profilato da alcuni. Diventeranno solo più complessi. Del resto il fango sta creando problemi che i due schieramenti conoscono bene.

La (parziale) mobilitazione russa non sta dando i risultati sperati. Non solo il personale non ha motivazioni adeguate ma non è neppure in forma fisica minima. Né vi è stato tempo per addestrarlo adeguatamente. Anche l'equipaggiamento è vecchio, in totale stile Unione Sovietica, cosa che non aiuta. Nessuno aveva realmente pensato ad una grande mobilitazione e qualcuno ha fatto sparire molta roba. Putin tenta di mobilitare (totalmente) gli uomini dei territori che controlla, ad iniziare dalle terre del Donbas e dalla Crimea ma le unità del Donbas sono logore e a corto di ufficiali mentre molti di quelli della Crimea sono nella Marina anche se vi sono unità di fucilieri di marina adatte ai combattimenti terrestri. E' evidente che si cerca di risparmiare i russi della parte occidentale del paese (in particolare delle grandi città) ma questo crea ulteriori attriti. Con l'inverno questi militari avranno grossi problemi anche di mera sopravvivenza e con soggetti demoralizzati ci si può fare poco, specialmente se messi anche alla prova del fuoco.

Mosca lancia ancora attacchi nel Donbas ma per ora i progressi sono limitatissimi mentre le perdite crescono; un gran brutto problema in quanto l'"operazione militare speciale" doveva avere ben altri tempi e ben altri risultati. Putin ora punta a mettere fuori uso le infrastrutture civili, ad iniziare dalla rete elettrica, indispensabile anche per i civili. Gli alleati di Kiev stanno provvedendo a rinforzare le difese contro i missili da crociera, un compito complesso ma che sta dando risultati. Finita di giocare anche questa carta, Mosca non ha più molte carte da giocare, visto che in aria e sul mare non riesce a concretizzare molto. Inoltre qualche crescente problema viene anche dall'embargo. Mancano le forniture occidentali e mancano gli introiti ricavati dalla vendita di prodotti energetici. A Mosca e San Pietrogrado non si notano restrizioni ma le cose potrebbero cambiare molto presto. Il momento delicato è sottolineato anche dalla sostanziale scomparsa di Putin dai media, considerando che qualcuno potrebbe chiedergli che fine ha fatto l'appena annesso oblast di Kherson. L'ultima sua speranza è che lo sforzo necessario per il sostegno all'Ucraina porti dei problemi politici in occidente. Per ora perfino il meteo è contro di lui, con temperature insolitamente alte e, di conseguenza, minor consumo di metano per uso abitativo. Altre sconfitte militari lo metterebbero in crisi acuta ma anche sul medio e lungo periodo le prospettive non sembrano buone anche perché gli ucraini sembrano determinati nel voler presentare il conto per la sua invasione. 

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