sabato 13 luglio 2019

SENTENZA CONTRO UCRAINO PER UCCISIONE FOTOREPORTER ITALIANO 


Vitaly Markiv, 29 anni, è stato condannato a 24 anni di carcere dalla corte d'Assise di Pavia, dopo che il PM ne aveva chiesti 17. Era accusato di responsabilità nell'uccisione di Andrea Ronchelli, il fotoreporter ucciso nei pressi di Slaviansk il 24 maggio 2014 insieme al giornalista russo Andrei Mironov. Nella medesima occasione venne ferito il fotoreporter francese William Roguelon che ha testimoniato in aula.
Francamente la sentenza ci lascia veramente perplessi. Intanto l'arma è un caso unico nella cronaca italiana in quanto si tratta del mortaio (!) e poi sembra che ci sia dimenticati del contesto in cui il fatto è avvenuto, vale a dire una guerra.
I tre uomini, un autista locale e un quinto uomo (figura mai chiarita e non certa), quel pomeriggio si spinsero in auto nella terra di nessuno. Si misero a fotografare un treno che bloccava il passaggio, messo in quel punto per ostacolare l'avanzata ucraina. La loro presenza, vista in distanza, indusse gli ucraini ad aprire il fuoco con i mortai e le armi leggere, con la morte di due persone e il ferimento del francese.
Prima osservazione. Nessuno dei fotografi aveva esperienza di conflitti, fattore molto importante. Passare le linee, avventurarsi nella terra di nessuno, è sempre molto rischioso e va fatto, se mai, con mille accorgimenti. Il pericolo maggiore è di essere scambiati per forze combattenti, specialmente in un conflitto come quello nel Donbas, dove in molti combattevano in quel periodo ancora in borghese, come possiamo testimoniare direttamente.
Il dramma non è avvenuto a distanza ravvicinata, quando le cose potevano essere più evidenti, ma in distanza, avendo una visione parziale della situazione, dove s'intravede un movimento che proviene dalla direzione dove si trova l'avversario. La storia dei reporter di guerra è piena di episodi di questo tipo e le volte che ci siamo presi ore di cannoneggiamento e via proseguendo, non le abbiamo mai contate. Fa parte del mestiere, dovendo ricordare anche la perdita di amici; amici anche molto esperti, leggende nell'ambiente specializzato, come Yves Debay. E qualche volta è stata propria la nostra presenza a provocare il fuoco, come probabilmente in questo caso.
Da noi si pensa sempre ad un attacco all'informazione ma non è assolutamente vero in tanti casi. Diverso è il discorso di inviati catturati, identificati, picchiati o eliminati dopo che anche un imbecille poteva capire con chi aveva di fronte. 
La Corte di Pavia sicuramente ha esperienza ma non ha la minima idea delle dinamiche nei conflitti, avendo solo visto qualche film, che da un'immagine assolutamente sbagliata di quanto avviene nei conflitti.

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