LA "FATTURA" A PUTIN PER L'INTERVENTO IN SIRIA
Non sappiamo se è stata inviata invia elettronica, come sta avvenendo ora in Italia, ma la "fattura" giunta a Putin per l'intervento in Siria è molto alta.
Vi sono le spese vive derivanti dall'intervento diretto in Siria, in particolare con velivoli ma il prezzo maggiore riguarda il sostegno dell'apparato bellico di Damasco. In 8 anni di guerra sono stati distrutti circa 2.000 carri e un numero ancora superiore di veicoli blindati per la fanteria (BMP-1, BMP-2). Poi il materiale si è enormemente logorato, per cui sono stati necessari parti di ricambio, nuove anime di cannoni (e canne) nuove, ricambi per armi leggere, uniformi, calzature e via proseguendo.
L'economia siriana è stata interamente devastata, con danni enormi, per cui le casse sono drammaticamente vuote da diversi anni. Per questo le forniture di Mosca sono autentici regali anche perché i pozzi petroliferi sono sotto controllo delle Forze Democratiche Siriane e i contadini hanno dovuto spesso abbandonare l loro attività. Alle spese belliche siriane da un contributo anche l'Iran, in particolare tramite la cessione di idrocarburi, praticamente forniti dalla Russia ma compensati a Mosca dall'Iran.
Putin deve fare fronte anche a parte delle spese per la popolazione, in momenti in cui la vendita di idrocarburi porta meno denaro causa i prezzi bassi sul mercato internazionale. I risultati sono stati buoni ma, incluso le perdite, non indolore.
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